Nel giorno di Natale arrivano le riflessioni politiche di Pierluigi Diso sul governo Renzi. Di seguito la nota integrale.
Bersani è sì una brava persona, ma ha fallito e Matteo ce lo siamo meritati ed oggi ce lo teniamo caro caro. Chi lo critica non sfugge certo al sospetto di essere un conservatore, ma Matteo ha fatto piazza pulita, soprattutto nella nomenclatura di una sinistra che si è crogiolata nella sua lentezza. All’improvviso i comunisti ed i socialisti si son trovati in numero maggiore rispetto ai democristiani, divisi qua e là, ed hanno avuto il sopravvento nella nascita del Partito Democratico, fino all’arrivo del quarantenne fiorentino che, senza alcun compromesso, si è candidato ed è stato eletto segretario del PD. Matteo il conquistatore titolava qualche mese un noto settimanale. L’impotenza della politica, poi, ha fatto sì che la parola cambiamento assumesse un’aura benefica e salvifica al tempo stesso. Tutti hanno applaudito all’arrivo di Matteo il salvatore, all’irruzione rumorosa della sua discesa in campo, alla corsa inarrestabile del renzismo e dei renziani, ma anche alla lentezza della vecchia nomenclatura, specie di quella del PD che Renzi ha mandato a casa. L’Italia era diventata anagraficamente vecchia ed anche la sua classe politica lo era, è merito di Renzi se almeno anagraficamente la politica italiana si è svecchiata. Ed ecco che il bel paese ora fa i conti con il Matteo nazionale e sa di non poter vivere più all’ombra , di rendita e di un glorioso passato. Adesso il paese deve fare i conti con le riforme ed ecco Renzi guidare i buldozer della politica e passare sopra tutto quello che ostacola il cambiamento per il benessere del paese. Gli ultimi anni della politica nazionale si sono consumati in corse e rincorse tra il cavaliere ed il professore, ma ad una velocità ridotta ai minimi termini, che Renzi ha saputo ribaltare con la velocità del cambiamento, anche se alcuni costituzionalisti ritengono che il presidente degli italiani dovrebbe entrare di più nel merito delle cose. Renzi ha però capito che il dibattito politico deve pur avere un termine e non può continuare, anche per diverse legislature; certo, il Parlamento non può essere solo un ufficio dove dare veste ai modelli preparati dal Governo. Occorre ridare lustro alla democrazia parlamentare, senza fermarsi troppo a riflettere nell’emiciclo romano. E’ giunto però il momento di rottamare vecchi politici, vecchi gruppi dirigenti; è bene aprire le finestre e far cambiare l’aria. Renzi sarà pure il figlio della crisi della democrazia italiana o della paralisi dell’intera società italiana, ma è il democristiano che ha portato sin qui un’ondata di freschezza. Perché quindi considerarlo qualcosa di travolgente, di incombente e non guardare a lui come ad una rinascita della politica italiana? D’altronde è lui che ha dato fiducia alla giovane classe politica, o meglio a quei giovani che si avvicinano alla politica in un momento storico ove il distacco giovanile è in fase crescente. Con Renzi finalmente la classe dei quarantenni è approdata a Montecitorio ed ha occupato le poltrone di comando più importanti degli enti pubblici. Con lui i quarantenni hanno acquistato fiducia nella politica. Inoltre la politica di Renzi nell’ultimo anno ha registrato successi in materia di Senato, di tagli alla politica e di legge elettorale delle larghe intese; egli ha ridotto le società controllate da enti pubblici, le cosiddette partecipate; con la spending review ha eliminato gli sprechi della pubblica amministrazione, anche se la legge di stabilità 2016 è quella che evidenzia nel dettaglio i tagli di spesa; ha immesso nei ruoli della scuola i tanti precari; si è prodigato a livello internazionale per contenere il fenomeno dell’immigrazione, rivendicando per l’Italia un ruolo di protagonismo prima di tutto diplomatico e poi anche di peacekeeping, ovviamente sotto il controllo dell’Onu; non ha mantenuto in toto quello che definì a settembre il master plan per il Sud, ma grazie a qualche parlamentare Matera ha ottenuto un po’ di soldini in vista del 2019. Renzi va avanti comunque e su questa strada il segretario e presidente può permettersi di ritenere la dialettica parlamentare ed extraparlamentare, anche aspra e tra correnti, non come il male assoluto, ma come l’inarrestabile ascesa pluralista che trascina tutti i regimi democratici. La competizione tra correnti c’è sempre stata e a Renzi va dato il merito almeno di tentare un’unità del partito e soprattutto della linea politica del suo governo (agli italiani interessa innanzitutto come si amministra la cosa pubblica), senza vane promesse, senza ingannare o illudere nessuno. Renzi accetta le correnti interne al PD e le invita a essere vero strumento di elaborazione e discussione politica, nel senso di quel partito della nazione, aperto, che egli ancora sogna di realizzare al più presto. Per fortuna che il renzismo e Renzi sono ancora sulla cresta dell’onda.
Pierluigi Diso
Non ho il piacere di conoscere il Signor Pierluigi Diso però, dalle sue riflessioni nascono spontanee altre riflessioni da parte di chi legge. La mia riflessione è diametralmente opposta a quella del Signor Diso ma non per questo non la accetto. Sicuramente non la condivido. Volevo ricordare che un popolo non è fatto da soli quarantenni e la storia ci ha insegnato che un buon governo ha bisogno tanto dei giovani quanto dei “meno giovani”. Il diritto romano istituì il senato per quale motivo? Perché chi ne doveva far parte doveva avere una certa età? Lo spirito per cui c’erano queste figure all’interno di un governo era dovuto al fatto che si dovevano coniugare le idee futuristico-avventuriere dei giovani con la saggezza degli anziani. Oggi con il governo Renzi si ha esattamente l’opposto, cioè: verranno considerati i quarantenni e messi da parte i giovani e gli anziani. Devo dire che questo processo è già cominciato. Ora, vogliamo passare alle “cose” fatte da Renzi? in sintesi (per quel che mi riguarda) ha:
1- spaccato il partito;
2- spaccato il sindacato;
3- ha continuato e continua a tenere a galla Berlusconi;
4- si ritiene come se fosse “proprietario” del partito;
5- sta portando il partito alle soglie minime dei consensi (ritengo come atto strategico);
6- sta mettendo tutti contro tutti.
Secondo il mio parere Renzi è la rovina dell’Italia. Se avesse il buonsenso di “passare la stecca”, quantomeno non continuerebbe a produrre danni. Ripeto, sono mie considerazioni che non vogliono essere presuntuose ma che possano servire (mi auguro) a far giungere un messaggio a chi governa – di qualunque colore esso sia – che “FARE POLITICA SIGNIFICA SERVIRE IL POPOLO E NON SERVIRSI DEL POPOLO”
nino silecchia