Grano, senatore De Bonis: “Mentre arrivano navi panamensi i prezzi crollano ma le associazioni di categoria ritardano avvio della CUN”. Di seguito la nota integrale.
“Mentre nei porti pugliesi attraccano indisturbate navi provenienti da Panama, dove tutto si coltiva tranne che il grano, i prezzi del grano italiano crollano in prossimità della trebbiatura. È evidente che si sfrutta, ogni anno, la leva dell’import-export per drogare il mercato nazionale. Un mercato distorto e viziato in cui a perderci sono i produttori e in consumatori, mentre gli industriali si avvantaggiano della depressione dei prezzi. Ora, di fronte a tutto questo – che è l’emblema delle dinamiche assurde che regolano il settore agricolo e non solo – che cosa intendono fare le organizzazioni di categoria? Oggi diverse di loro sono intervenute in audizione alla Commissione Agricoltura del Senato. Ho chiesto loro come mai i lavori per rendere pienamente operativa la Commissione unica nazionale (CUN) procedano così a rilento. A parole dicono di essere favorevoli a interventi, norme, contratti e istituzioni che riequilibrino il rapporto tra i produttori e gli altri attori del comparto, ma poi di fatto la CUN, pensata proprio per garantire la trasparenza e l’equità, non vede la luce. Attendo le loro risposte scritte, chieste dal presidente Vallardi, in cui si spera si degneranno di chiarire i miei dubbi e le mie domande, che sono poi le domande di tutti gli agricoltori. E auspico che su questo tema vi sia un’ampia condivisione dei colleghi membri della Commissione”.
Lo ha dichiarato il senatore Saverio De Bonis, membro della IX Commissione Agricoltura del Senato, commentando l’audizione sull’Affare grano duro tenuta oggi presso la Commissione, alla quale hanno partecipato in videoconferenza rappresentanti di Agrinsieme, Coldiretti, UNCI Agroalimentare, UECOOP e dell’Associazione Nazionale Produttori Agricoli (ANPA).
“La speculazione continua – afferma il senatore – e lo dimostra il fatto che se l’anno scorso il grano biologico quotava 40 euro a quintale, quest’anno arriva a malapena a 28 euro. Le semole, per converso, hanno visto un incremento di due euro. Da queste cifre è evidente chi si avvantaggia delle oscillazioni dei prezzi, favorite anche dall’immissione di grani esteri di incerta provenienza e di ancor più incerta qualità e salubrità. Orbene, di fronte a questa situazione devo registrare una generale ritrosia, con qualche lodevole eccezione, delle associazioni a rendere davvero efficace lo strumento della CUN, l’unico che possa riequilibrare le distorsioni nel meccanismo di formazione dei prezzi. Si dice a parole di non volere che il grano sia considerato una commodity come le altre, ma intanto non ci si muove realmente in questa direzione. Invece dobbiamo darci da fare affinché la CUN e il nostro grano diventino uno standard internazionale di valore, un valore che sia ripartito in modo equo tra tutti i soggetti coinvolti. E la sede della CUN deve essere Foggia, perché è lì che vi è la maggiore produzione nazionale. Ad ognuno il suo: il Sud è la culla della produzione di grano duro. Dunque lì deve essere la sede dell’organismo preposto”.