Guerra in Ucraina, Basilio Gavazzeni: “Altri esercizi di riflessione”. Di seguito la nota integrale.
24 febbraio 2022.
La data dell’invasione è incisa per sempre sul petto poco più che ventenne del primo secolo radicato nel 2000. Responsabile unico è Putin. Nel 2014 senza colpo ferire si impadronì della Crimea. Non ha mai nascosto le pretese sul Donbass e di voler precludere all’Ucraina l’accesso al Mar Nero. Ha giustificato l’aggressione con la necessità di difendere la Russia da una nazione corrotta dall’Occidente e nazificata. Ha concesso ad altri di convocarsi per pseudo-negoziati orizzontali e verticali, ad intra e ad extra, tenendosi a distanza e non interrompendo il fuoco. Non gli importa di apparire criminale e che il suo Paese divenga uno Stato canaglia.
Gogol’ per Putin
Sui banchi di scuola, come i suoi coetanei, Putin ha studiato Nikolaj Vasil’evič Gogol’ (1809-1852), uno dei più grandi scrittori russi, e ne ha letto o visto rappresentare un capolavoro, la commedia Il Revisore. È meno probabile che abbia letto nelle Appendici al “Revisore” l’interpretazione che ne prospetta lo stesso Gogol’ e che possiamo sintetizzare nel testo seguente: Proviamo a guardare noi stessi non con gli occhi dell’uomo di mondo – non sarà certo un uomo di mondo a pronunciare il suo giudizio su di noi – ma guardiamoci almeno un po’ con gli occhi di Colui che chiamerà tutti gli uomini a confronto dinanzi al quale anche i migliori di noi, non dimenticatelo, chineranno per la vergogna gli occhi a terra […]. Checché se ne dica, terribile è quel revisore che ci attende alla soglia del sepolcro […]. Quel revisore è la nostra coscienza, che si è ridestata, costringendoci di colpo e per sempre a spalancare gli occhi su noi stessi […]. Soffermiamoci ora su questa nostra turpe città spirituale […]. Scegliamo un revisore vero, non fasullo! È una meditazione che gioverebbe al sepensante zar (da Caesar, imperatore) come a ognuno.
Ancora su Putin
Biografi fededegni di Putin ci hanno svelato due tratti della sua psicologia: da ragazzo, affetto da sindrome di inferiorità, ha deciso che, chiuso nell’angolo, ne deve uscire attaccando; il nonno, cuoco di Lenin e Stalin, gli ha insegnato che l’uomo forte si fa da sé le regole.
Crimini di guerra
Giusto denunciarne i responsabili, condannarli e consegnarli al Tribunale più autorevole. Consumati dall’una e dall’altra parte, tali crimini sono egualmente inammissibili. Tuttavia si distingua fra quelli compiuti in reazione ad atrocità perpetrate dall’aggressore e quelli commessi per metodo, abitudine alla ferocia, rivalsa, concessioni o, addirittura, ordini superiori.
Dubbio e interpretazione
Sono preziosi se cercano la verità. Avvezzi a stare sopra il lucerniere, non sotto il moggio, in diverse conoscenze, ora sono convocati davanti ai crimini di guerra. Non possono pretendere comodità né tergiversare sotto tanto fuoco. Da chi li pratica ci attendiamo la lettura di fatti complessi oltre che sanguinosi. Senza rinunciare ai propri statuti, ma anche sapendo di dover corrispondere a una vera giustizia.
Vittoria?
Da giorni si preannuncia la madre delle battaglie (locuzione sacrilega!). Gli ucraini si predispongono chiedendo armi, armi, armi e ottenendone di più aggiornate, difensive e offensive. I russi, incassata la frustrazione della “fase 1”, intesi al consolidamento dei territori acquisiti a est e a sud nella “fase 2”, riprendono l’offensiva, sotto un comandante più provveduto, con truppe fresche e meglio attrezzate. Gli uni e gli altri aspirano alla vittoria che non potrà essere che mutila per tutti. La Domenica delle Palme, papa Francesco ha scongiurato di deporre le armi; ha proposto una tregua pasquale in vista della pace attraverso un vero negoziato; ha identificato il Crocifisso nelle vittime e nei caduti di entrambi gli eserciti; ha esortato al perdono; ha amplificato il grido di Cristo: Padre, perdona loro perché non sanno quel che fanno; realisticamente ha chiesto: Che vittoria sarà quella di una bandiera piantata su un cumulo di macerie?
Per capire di più
Leggete Ucraina, volume n. 21, della collana Accènti della Civiltà Cattolica, Roma, aprile 2022. Nella prima sezione ci sono quattro articoli successivi di Giovanni Sale S.I. Nel primo (2018) lo storico spiegava come Putin a suo modo avesse riportato una Russia umiliata sullo scacchiere politico internazionale. Nel secondo (2019) commentava l’incidente nello Stretto di Kerch, primo scontro fra russi e ucraini. Nel terzo e quarto (2022) ha seguito gli eventi attuali con una puntualità e una oggettività invidiabili. Per una comprensione completa recuperate anche Russia, volume n. 9 della stessa collana Roma, luglio 2019.
Un sogno pasquale: Ucraina = Austria
Nel 1945 gli americani con insipienza fermarono i carri armati davanti a Berlino e lasciarono che Stalin dilagasse fino in Austria. Questa, come la Germania, fu spartita in quattro zone. Ai russi toccò la migliore con la capitale Vienna. Molotov, Ministro degli Esteri, dichiarò che i russi non si sarebbero mai ritirati da un territorio occupato. Nel 1955, all’improvviso, il Cancelliere austriaco fu convocato al Cremlino. L’URSS aveva deciso di ritirare le truppe e di restituire l’indipendenza all’Austria, ponendo una sola condizione: l’impegno alla neutralità, che l’ha avvantaggiata e che ancora oggi sussiste. Un miracolo da sognare per l’Ucraina dopo tanta morte e catastrofe? Preghiamo con papa Francesco.