“Sento particolarmente vicine le parole che papa Francesco ha pronunciato in occasione della ventiseiesima ‘Giornata del Malato’: “Una persona malata può essere ancora più unita a Dio”, così come non posso non raccogliere l’appello ai politici lanciato da una nostra conterranea, Marietta Di Sario, che ha sintetizzato in maniera mirabile la condizione che molti di noi vivono”. Così Vincenzo De Lorenzo, capolista lucano al Plurinominale al Senato per il Popolo della Famiglia, si esprime all’indomani dell’Angelus del Pontefice in piazza San Pietro e della pubblicazione di una lettera aperta che la signora Di Sario, vissuta per anni a San Chirico Raparo, ha pubblicato. Vincenzo, che convive dalla nascita con una cerebropatia neonatale con distonie, da sempre è impegnato in una battaglia, “che, prima di essere contro le barriere architettoniche, è contro le barriere culturali e mentali. Marietta ha vissuto per anni e anni in un’abitazione di 16 metri quadrati, con una toilette separata dal resto della casa solo da una tenda, e segregata da 40 gradini che rendevano l’uscire e il rincasare una vera e propria impresa. Anche io – prosegue De Lorenzo – combatto quotidianamente con le difficoltà di una condizione che lo Stato pare non vedere. Anche io ho bisogno di assistenza continua, e ho bisogno di più persone. Quando mi parlano della legge sul ‘Dopo di noi’ come una risposta ai nostri problemi, mi vergogno io per loro. Marietta ricorda che noi disabili in Italia siamo quasi 5 milioni, e Governo e Parlamento stanziano mediamente 60 milioni all’anno per un legge che, come è facile comprendere, non avendo alcun tipo di copertura finanziaria, è peggio che inutile, un’autentica presa in giro. Se anche ci fermassimo a considerare solo i 2 milioni di disabili censiti da Anffas, saremmo costretti a notare come a una persona che necessita di cure che costano mediamente 200 euro al giorno, persone che, come nel mio caso, hanno bisogno di essere assistite 24 ore al giorno, viene offerto un obolo di 2,5 euro al mese. E’ necessario, obbligatorio, una vera e propria emergenza invertire la prospettiva di una Nazione che decide che un paziente non vada curato ma aiutato a suicidarsi, facendolo nel modo più atroce, vale a dire togliendogli alimentazione e idratazione. In Basilicata, un popolo ridotto alla fame, quello che non è riuscito a scappare, con le prossime elezioni potrà firmare la propria Dat, votando per chi l’ha ridotto nello stato di profondo malessere che oggi lo fa sopravvire, e autorizzandolo a sopprimerlo definitivamente. Abbiamo bisogno in Lucania e in Italia, di persone che non pensino alle correnti partitiche, ai posti da occupare in questa o quella lista, a programmare i ‘salti della quaglia’ da uno schieramento all’altro a patto che sia garantito un futuro politico, meglio se da poter tramandare anche agli eredi. Abbiamo bisogno di persone che, come nel mio caso, sperimentano qutidianamente la prova, la sofferenza, ma anche la gioia di avere volontari che suppliscono a uno Stato fortemente e gravemente deficitario. Già da oggi mi impegno, qualora i lucani riterranno di accordarmi la loro fiducia, a portare in Parlamento provvedimenti concreti e che possano nell’immediato dare risposte a milioni di persone e famiglie che ogni giorno combattono come me”.
Feb 11