Aliano è il cuore di tutte le metafore. Incarna tutte le possibili contaminazioni: fra antico e postmoderno, fra estetica della miseria e ruminazione di ricchezze tuttora vive, fra pulsioni arcaiche e contemporaneità animate da volontarismo epico e sfida sociale.
Non è un caso che in queste ore Aliano si trovi al centro di un straordinaria iniziativa che la considera antesignana di una ‘cultura dello sviluppo delle aree interne’ tornata a farsi strategia civile, recupero di energie disperse nel quadro delle iniziative di un Forum destinatario del lancio di un progetto nazionale che guarda alle viscere di quel ‘Paese eterno’ destinato a sopravvivere solo se i suoi “interna corporis” reggeranno allo sfarinamento delle culture civili e dei territori.
Ci riferiamo ad un progetto governativo, nato nel 2013 dal cervello di Fabrizio Barca, che giunge finalmente a muovere i primi concreti passi. E che con il Ministro De Vincenti, con Giovannini (Asvis) e con Marcello Pittella avvia una fase di elaborazione e di definizione centrata sulle filosofie della sostenibilità, dello sviluppo autocentrato e sulla dinamica delle autonomie civili e produttive fertilizzate da forti richiami identitari. Risorse evidentemente diverse dai localismi velleitari mossi da puri impulsi rivendicativi giacché innervano valori comunitari e inclusivi.
Aliano è stata a lungo un laboratorio apparentemente appartato, avvolto in una riserva di aristocrazia civica, luogo di elaborazione del Grande Lutto, qual è quello di Carlo Levi che vi è sepolto, che tuttora evoca il magnetismo cultuale di una letteratura del dolore, della magia e dell’incantamento neorealista.
Aliano ha saputo capitalizzare questa eredità, si è saputa inserire nella favolistica paseologica di Arminio senza tuttavia sottrarsi alle provocazioni della modernità, così che oggi può aiutare l’intera Basilicata a riscoprire la centralità delle sue aree interne essendo anch’essa, per tanta parte, interna al sistema urbano metropolitano del Mezzogiorno d’Italia.
In un certo senso Aliano Matera, la Basilicata profonda, il sistema delle valli lucane possono costituire una delle ragioni per ripensare il Sud e le sue verità nascoste non come una storica dissipazione ma come una straordinaria ricchezza per il Paese. In un tempo che tende ad estenuare quando non a distruggere ogni traccia che richiami la durata, la vocazione a vivere e a vincere che governa la intelligenza dell’uomo. Più forte di ogni artificio, di ogni superficialità, di ogni intollerabile ignoranza.
Vincenzo Viti