Ilenia Magaldi, Segretaria Italia Viva Basilicata Giovani: “Sull’aborto ogni donna deve poter decidere in piena libertà”. Di seguito la nota integrale .
Notizie raccapriccianti invadono l’America: in molti dei suoi Stati l’aborto non è più legale. Sono una giovane donna e non posso non sentire tutto questo peso addosso. Perché ad ognuna di voi vorrei dire che chiunque tu sia, qualunque cosa tu faccia nella vita, qualsiasi sia il tuo rango sociale e qualsiasi sia la tua etnia, religione, lingua, le decisioni che prendi sul tuo corpo dovrebbero essere tue.
Eppure in tutto il mondo, ancora oggi, molti di noi sono perseguitati a causa delle proprie scelte e a molti altri viene ancora impedito di fare qualsiasi scelta, anche così personale. In alcuni stati c’è ancora chi detta leggi su chi possiamo scegliere, baciare, su chi dovremmo amare, come dovremmo vestirci, quale comportamento dovremmo assumere, quale bevanda possiamo bere e quale no. Vogliono dettarci legge su quanti figli dovremmo avere e quando dovremmo averli.
Ci sono diritti umani, come ad esempio i diritti sessuali e riproduttivi che dovrebbero essere alla base di ogni civiltà: essi sanciscono che ogni essere umano deve essere in grado di prendere le decisioni autonome rispetto al proprio corpo e che ognuno deve avere il diritto di ottenere informazioni accurate su queste tematiche, deve poter accedere ai servizi di salute sessuale e riproduttiva, compresa la contraccezione. Ognuno di noi dovrebbe poter scegliere se, quando e chi sposare e se mettere o no al mondo dei bambini. I diritti sottolineano che ogni essere umano dovrebbe essere libero da ogni forma di violenza sessuale, inclusi stupro, mutilazioni genitali femminili, gravidanza forzata, aborto forzato e sterilizzazione forzata. Sono diritti fondamentali e per questo vanno difesi in tutto e per tutto.
E invece, abbiamo, nel 2022, l’accesso all’aborto sicuro? In America non più. Quale sarà il prossimo passo? Non è tollerabile quello che sta succedendo in alcuni stati americani che, con un mondo che si è fatto più piccolo, non sono così lontani da noi. Costringere qualcuno a condurre una gravidanza indesiderata, o costringerlo a cercare un aborto non sicuro, è una violazione dei diritti umani, inclusi i diritti alla privacy, all’autonomia e all’integrità corporea. In molte circostanze, coloro che non hanno altra scelta che ricorrere ad aborti non sicuri rischiano anche di essere perseguiti e puniti, inclusa la reclusione, e possono affrontare trattamenti crudeli, disumani e degradanti, discriminazioni e l’esclusione dall’assistenza sanitaria post-aborto. L’accesso all’aborto è quindi collegato alla protezione e al rispetto dei diritti umani di donne, ragazze e altre persone che possono rimanere incinte, al fine del raggiungimento della giustizia sociale e di genere.
Abortire in Italia è legale dal 1978 ed ora cosa sta succedendo alla nostra civiltà? Stiamo regredendo? Abbiamo paura dell’influenza americana? L’accesso all’aborto in Italia è già difficoltoso a causa dell’alto tasso di obiezione dei ginecologi. È necessario ricordare che soltanto il 64% di ospedali in Italia ha reparti per la legge 194, con una obiezione di coscienza che supera il 70% di medici, anestesisti e paramedici. Si pensi che è bastato chiudere alcuni reparti per destinarli alla lotta al covid-19 per mandare al collasso un sistema già fragile, mettendo ancora una volta i diritti delle donne in secondo piano.
Io ho il dovere di difendere un tema cosi importante in quanto donna impegnata in politica, ma soprattutto per impedire che alle donne vengano negati diritti conquistati con non poche difficoltà. Nessuno pretende di dire cosa sia giusto o cosa sia sbagliato rispetto a scelte così delicate, ma certamente pretendo che per le donne che scelgono l’aborto ci sia il diritto all’assistenza pre e post aborto e che l’aborto sia garantito sempre, in totale sicurezza.
Noi non siamo nessuno per decidere cosa deve fare o no un altro essere umano sul proprio corpo. Quindi, mi auguro di cuore, che ognuna di noi possa sentire dentro se stessa l’indignazione per ogni altra donna sottoposta ad una violenza così grande: non poter scegliere per se stessa.