Il materano Domenico Gallipoli ha inviato una nota ricorda che a Torino i profughi, su base volontaria, a turno e tre mesi affiancano i netturbini nella pulizia del capoluogo piemontese. Un esperimento che secondo quanto dichiara Gallipoli potrebbe essere ripetuto anche a Matera.
Di seguito la nota integrale.
A Matera come a Torino, dove i profughi, su base volontaria, a turno e per tre mesi affiancheranno i netturbini?
E’ comparsa sulla Stampa di Torino una notizia che potrebbe offrire a Matera spunti di riflessione: tra i profughi rifugiati viventi a Torino e l’Amiat (azienda che gestisce i servizi di igiene della città) è stato raggiunto un accordo, in base al quale i suddetti, su base volontaria, in turni di tre mesi e per un anno affiancheranno i netturbini nella pulizia di parchi, giardini, marciapiedi, nella rimozione di rifiuti sparsi per le strade ecc.
“E’ una forma di restituzione, su base volontaria, per l’accoglienza che Torino ha dato loro”, ha rimarcato il sindaco Fassino. “Il fatto – ha concluso il primo cittadino – che ci siano azioni di restituzione come questa aiuta a favorire l’accettazione dell’accoglienza da parte della popolazione”.
Un esperimento del genere potrebbe essere riproposto a Matera anche in considerazione del fatto che, da quando è stata proclamata Città europea della Cultura, vede ogni giorno arrivare migliaia di turisti, il che aggrava la già carente situazione nella pulizia e nella rimozione dei rifiuti? Vediamo decine di persone (la loro posizione giuridica penso che non sia diversa nella sostanza rispetto a quella dei rifugiati di Torino) che per strada, vicino a bar e negozi chiedono elemosina, talvolta con insistenza. Trascorrono ore ed ore per strada, sono aiutati con alloggio e un vitto che, dicono alcuni, talvolta rifiutano; non sarebbe questo, se fosse vero, un bel modo di ricambiare l’ospitalità che ricevono. Non c’è neanche lontanamente un sottofondo di razzismo in questa proposta; le parole del sindaco Fassino penso che siano condivisibili al cento per cento; si aggiunga che c’è gente disoccupata, che oltre al lavoro ha perso la casa: con quale stato d’animo vede le scene sopra descritte sapendo che queste persone ricevono vitto ed alloggio è facile immaginare. C’è chi arriva a dire “vorrei essere un immigrato per poter ricevere vitto e alloggio”. Il veder impegnate questi immigrati in un’attività che significa “grazie per quello che fate per noi, in cambio facciamo noi qualcosa per voi” sarebbe utile a tutta la comunità ed in tutti i sensi.
Domenico Gallipoli
Condivido pienamente. Su base volontaria non si costringe nessuno. Oggi si fa credere loro che hanno solo diritti e nessun dovere verso la società che li ospita, lì si fa annoiare da mattina a sera senza far nulla mentre qualcuno di loro dotato di buona volontà potrebbe rendersi utile ed accrescere i rapporti con la comunità locale