Riceviamo e pubblichiamo le riflessioni dell’onorevole materano Vincenzo Viti sugli ultimi avvenimenti che riguardano le vicende politiche materane. Di seguito la nota inviata alla nostra redazione.
Credo non si potesse descrivere più efficacemente la pittoresca manifestazione “funeraria” annunciata a Matera urbi et orbi e attesa come un evento epocale. Doria l’ha raccontata con un accorto dosaggio minimalista non tacendo quel che ferveva nel fondo: proteste contro l’invasività e immobilismo dei pubblici poteri, umori controversi e propositi concorrenti covati nel cuore cupo e sotterraneo di una città che vive la sindrome di Biancaneve. Con i nani (sette e loro multipli) alle prese con la bella addormentata in attesa del bacio rigeneratore. Se sarebbe giusto non ignorare la concorrenza degli interessi sottostanti alla protesta, per il vero non plenaria nè esplosiva com’è nel costume scettico della città, sarebbe sciocco sottovalutarne il senso, glissare sulla natura delle attese tradite o vissute come tali da parte dei poteri interni ed esterni.
Quella “città” che protesta si è divisa sostanzialmente in due filoni in competizione: l’uno animato dal rigurgito di attese insoddisfatte e di progetti di rivincita ma anche di speranze in qualche modo deluse, l’altro alimentato dal mantra antipolitico (o altrimenti politico) che è ormai nelle corde del diffuso roussovismo di contrada.
In un caso o nell’altro, della protesta è necessario tener conto anche se essa risponde a moduli e progetti diversi. Di cui la politica, quella abituata a calcolare razionalmente (se c’è ancora) dovrebbe saper prevedere gli effetti. La verità è quella su cui da tempo andiamo discorrendo. Ho sostenuto e sostengo il Sindaco. Lo considero il traghettatore obbligato al 2019, a meno che non si intenda lavorare per scenari stupidamente autolesionistici. So bene che De Ruggieri non è personaggio plasmabile o colonizzabile. Sembra governato da un superego inossidabile che tuttavia costituisce un’arma di dissuasione e di difesa termica. So bene che egli vive la dimensione subliminale del suo ruolo, che non maneggia gli strumenti della mediazione che, anzi lo annoiano, che vive il doppio regime della missione ultraterrestre e le mediocrità e i vincoli del politicismo di quartiere. Non ha alle spalle una organica forza costituente: la spinta civica che lo ha premiato non si è “costituita” (nè poteva costituirsi) in soggettività capace di autonomia e di autorità politica. Nasceva per confluenza di apporti critici differenti per natura, stili, origini e percorsi. Per contro l’effetto dello sfarinamento del PD ha liberato una prateria e, perdurando, continua paradossalmente a rappresentare un ostacolo alla costruzione di una efficace linea di Governo della città. Quell’opposizione che, nel lessico togliattiano (avrebbe dovuto e dovrebbe proporsi come governante non solo non s’è vista, ma tuttora opera con una intenzionalità distruttiva illudendo di poter tornare, per disgrazie altrui, al centro della vita della città. E ciò impedisce che si aprano nuove opzioni di governo costruite magari su obbiettivi di cooperazione a termine in funzione dell’approdo al 2019. Una data ravvicinata che impone accelerazioni e scelte che vanno oltre l’ordinaria amministrazione.
Per queste ragioni la città andrebbe recuperata ad un disegno unitario che vada oltre gli steccati di partito, conferendo al civismo quel respiro costituente della nuova politica che non può affidarsi a slogan, a formule semplificatorie o astrali o all’illusione che bastino nuovismo, onestà e rientro nelle mura merlate dell’identità municipale per risolvere il problema del miracolo da venire. E ciò non potrebbe realizzarsi se non a prezzo di un bilancio obiettivo sia sulla eredità (i cosidetti conti) che il Sindaco ha ricevuto dalla precedente amministrazione (con le passività, le omissioni e le scelte non irreprensibili commesse nella gestione) sia sugli errori e limiti registrati all’avvio della nuova esperienza. Un’operazione verità, un pubblico training documentato esemplarmente e aperto ad un partecipato contraddittorio.
Non so se l’impegno di De Ruggieri a risolvere la crisi con un aggiustamento al ribasso e a prezzo di compromessi irriferibili possa rappresentare la risposta che l’emergenza richiede. Nè immagino egli si illuda di reggere in un quadro di continue ricattabilità. Mai come ora diviene urgente una qualche forma di recupero del più stretto coordinamento fra città fisica e città metafisica: ciò che pretenderebbe uno sforzo di generosità e di impegno da parte di tutti: Pd compreso, almeno quella parte che vuol tornare ad essere uno dei motori civili (?) della città e del territorio. Cosa di cui osiamo dubitare ma su cui è lecito non disperare se saprà recuperare intelligenza collettiva e capacità di autoanalisi.
In ogni caso tutto ciò pretenderebbe che gli spiriti migliori della città, ovunque militino, disarmino clamori e invettive e ritrovino le ragioni che gli ha resi, appunto, migliori. E, aggiungo, che Pittella dia seguito coerente alle sue provate convinzioni (finora fraintese o forse mal comunicate) confermando che Matera è destinata ad operare da risorsa non egoistica ma espansiva per la intera regione. Restituisca alla Fondazione un profilo civico adeguato, la sottragga a incertezze e protagonismi deleteri, la sostenga con risorse disciplinari nuove (Calbi e non solo), la sottragga all’autorevole souplesse che la fa apparire estranea alla vita e agli interessi di un territorio che si è storicamente guadagnato i galloni. Non venga meno agli impegni (rai, infrastrutture ferroviarie e stradali, servizi, sviluppo e antenne scientifiche e culturali-Università, ricerca, città della scienza-che sono già innervate nella storia civile di Matera). Confermi insomma la sua visione (vincente) di un governatorato che guarda lontano e non si chiude nelle retrovie del pensiero curtense, prigioniero di antichi riflessi e di prudenze che sono fuori delle sue corde. Non dimentichi che Matera, nell’antica (e ormai superata) conglomerazione politica della vigilia, lo scelse alle primarie contro tutti perchè guidasse una Regione capace di innovare e di confidare nel futuro.
Vincenzo Viti
Caro Viti questa tua prosa retorica e stucchevole non incanta più nessuno. Tu quale sei stato un sostenitore di questo Sindaco insieme a Tosto, Santochirico, Tortorelli, Bradascio, Buccico, Stella ecc. e devi assumerti le responsabilità di questo sfascio. De Ruggeri sta precipitando questa città nel silenzio di tutti i personaggi citati (tranne Buccico) che hanno ottenuto quello che volevano , tu sei rimasto fuori e provi a chiedere un posto (per Calbi), quanti danni ………che purtroppo pagheranno i cittadini materani.
Ci ricordiamo ancora di quando, nel 2013, lo hanno messo agli ARRESTI DOMICILIARI per lo scandalo RIMBORSI PAZZI in Regione. Non è più ammissibile alcun suggerimento da parte sua.
Gentile Bertoldo, credo che siamo, per il momento, ancora in democrazia e come tale ognuno può esprimere la propria opinione. Se l’onorevole Viti non può dare un suggerimento politico e cercare abbassare i toni della polemica ( non mi ergo a difensore di nessuno) beh a Matera quelli che potrebbero “parlare” sono veramente pochi, a Potenza come a Roma: nessuno. Stiamo cadendo nell’errore di beccarci tra di noi come i “polli di Renzi”. L’oppositore dei materani è a Potenza e, siccome il “feudatario” fa gli interessi politici suoi perché evidentemente i sondaggi lo portano in calo anche a Potenza, pensa che con una manifestazione che si farà il 31/12/2016 possa recuperare quelle che saranno le batoste che prenderà con il Referendum di Ottobre. E’ con il voto che possiamo spazzare via questo marciume politico che sta rovinando la Regione e la Nazione.
nino silecchia