Giuseppe Moles, commissario regionale “Forza Italia” Basilicata: “La Regione Basilicata chiede indietro i soldi ai medici di guardia. Ultima vergogna di una classe politica senza attributi”. Di seguito la nota integrale.
Ecco l’ultima mossa furba della nostra Regione Basilicata: tagliare gli stipendi dei medici di guardia per un errore (presunto e ancora non dimostrato) di alcuni componenti della giunta regionale che firmarono anni fa, nel 2008, il contratto di lavoro per i medici del territorio; infatti la Regione ha già emanato due Delibere, una per decurtare gli stipendi dei medici di guardia di circa 600-700 euro attraverso la sospensione di tre indennità previste dall’accordo fatto da loro (maggio 2017) e un’altra (settembre 2017) per il recupero del denaro direttamente dalle tasche dei medici anche retroattivamente per un totale di 35.000 – 40.000 euro per ognuno.
Certo che, quando hanno fretta di intascare, riescono a fare anche due delibere a breve distanza e trovare un accordo tra di loro per uscire dalle situazioni difficili rivalendosi sui cittadini! Incredibile! Ai circa 500 medici della Continuità Assistenziale (CA) della Basilicata sono state dunque sospese tre indennità aggiuntive al loro stipendio di base: l’indennità pediatrica, l’indennità auto e l’indennità di rischio.
I medici di Continuità Assistenziale (meglio conosciuti come medici di guardia) sono quei medici che tutte le notti, in tutti i paesi della Basilicata, dalle 20.00 alle 8.00, nei giorni festivi e prefestivi di tutto l’anno, a Natale, a Pasqua, a Ferragosto, lavorano, per 22 euro l’ora, dentro e fuori gli ambulatori per gestire l’urgenza (in attesa del 118) o la richiesta di salute di adulti e anche di bambini, di chi ha bisogno di una visita o di un consulto e si recano a casa dei pazienti, anche sotto le intemperie e con la neve, con la loro auto e spesso senza conoscere i pazienti che li aspettano a domicilio.
L’attività pediatrica che questi medici continuano a svolgere è dovuta all’assenza in Basilicata di un servizio specifico di guardia pediatrica (a differenza di altre regioni); inoltre questi medici percorrono chilometri con la loro auto per raggiungere i pazienti, e ciò a causa dell’assenza di auto aziendali (a differenza di altre regioni); infine l’indennità di rischio è del tutto evidente e necessaria, basti pensare al lavoro notturno ed al rischio che si corre quando si lavora di notte, da soli e al pubblico; dove sono in Basilicata le guardie giurate che presidiano i distretti e gli ambulatori medici, come invece accade in altre Regioni italiane?
Donne e uomini, quindi, che rischiano violenze e aggressioni (come già successo in Calabria, in Sicilia e anche nella nostra Basilicata qualche anno fa), che svolgono il loro compito in strutture spesso fatiscenti, senza alcuna possibilità di chiedere aiuto in caso di necessità, che comprano stufe per non congelare d’inverno, che si fanno accompagnare al lavoro per non rimanere soli, che sono gli unici medici di CA (a differenza della maggior parte delle più evolute realtà italiane) a non poter usare alcuna tecnologia per lavorare (presidi di guardia sono nella maggior parte dei casi senza computer e connessione wi-fi), che devono redigere i certificati medici dai loro telefoni personali, che devono scrivere il resoconto delle loro visite su registri di carta, senza poter accedere ai dati sanitari dei pazienti e dei loro medici di famiglia, senza poter offrire la continuità dell’assistenza e della cura.
Dove sono quella rete e quella riorganizzazione dei servizi sanitari che tanti politici fino ad oggi hanno promesso nei loro discorsi elettorali? Dopo la “legge Balduzzi”, che risale ormai ad alcuni anni fa, nulla ha fatto la Regione Basilicata per creare realmente sul territorio punti di aggregazione dei servizi sanitari territoriali. Dove sono le AFT (Aggregazioni Funzionali Territoriali) e le UCCP (Unità Complesse di Cure Primaria)? Eppure per fare questo non mancherebbero né le strutture né le forze umane (la regione è disseminata di immobili semi-vuoti e le Aziende Sanitarie posseggono strutture dismesse e non riutilizzate).
I medici di guardia si sentono presi in giro da questa Giunta Regionale, che si rivale su di loro per fare cassa anziché fare l’unica cosa che era tenuta a fare secondo legge e secondo coscienza: la riforma e la riorganizzazione dei servizi sanitari territoriali.
La Regione, piuttosto che vessare i medici di guardia, lasciandoli per altro nelle stesse indecenti condizioni di lavoro, avrebbe potuto cogliere questa occasione per salvare ciò che di buono esiste nella sanità lucana e per realizzare finalmente la riforma del territorio, disattesa ormai da anni.
Tutti continuano invece, in quelle stanze dorate del palazzo del potere, a pensare ai loro piccoli interessi di bottega, anziché pensare alla comunità e ai reali bisogni dei cittadini; tant’è che i tanti medici di continuità che hanno protestato davanti alla Regione Basilicata (ed una delegazione è stata addirittura “ricevuta” il Regione) come sempre – raccontano gli stessi medici – hanno trovato un muro di gomma; anzi oltre al danno, la beffa: la Giunta regionale ha dato mandato ai Direttori generali delle Aziende sanitarie locali Asp di Potenza e Asm di Matera di provvedere, con urgenza, all’avvio delle procedure amministrative di recupero nei confronti dei medici.
Infine, se anche lunedì prossimo è stato promesso loro un nuovo incontro addirittura con il Presidentissimo Pittella, in tanti hanno cominciato a ricevere le lettere per il recupero dei soldi; l’amara considerazione finale appare scontata: dato che non c’è peggior sordo di chi non vuole sentire, c’è ancora qualcuno convinto che si possa riuscire a cavare sangue dalle rape?