“Apprendiamo con immensa gioia quanto fatto dal “Liceo Federico II di Svevia di Melfi’, il primo istituto scolastico in Basilicata ad approvare le carriere alias.”
Lo dichiarano Ilenia Magaldi e Antonio Esposito, coordinatori giovani di Italia Viva.
“Dopo un lungo percorso di sacrifici, di impegno, di sensibilizzazione e di battaglie a tutela dei tanti giovani che, ancora oggi, non si vedono riconosciuti i diritti fondamentali, la Basilicata studentesca lancia un messaggio forte e coraggioso: la volontà di voler cambiare, con l’obiettivo di veder garantiti diritti uguali per tutti. Un’iniziativa dal grande valore morale, un monito la cui risonanza siamo certi coinvolgerà sicuramente altre realtà studentesche della regione. Si tratta di un primo passo coraggioso, storico a dirla tutta, che rappresenta una vera e propria svolta nel grande scenario dei diritti umani, specialmente per tutti quegli studenti e studentesse che stanno vivendo il periodo della transizione di genere.
Una società plurale, aperta e inclusiva, fondata sul diritto unico e inviolabile della libertà di esistere, di esprimersi e di affermarsi per ciò che si è, è ciò a cui dobbiamo aspirare. Per cui, da segretari di Italia Viva Basilicata Giovani, non possiamo che esprimere soddisfazione, felicità, ammirazione e un pizzico di orgoglio per l’iniziativa, concreta, che il liceo melfitano ha portato avanti, certi del seguito che altre scuole lucane sicuramente ne daranno. Crediamo nel sacrosanto principio dei “diritti uguali per tutti”, e speriamo che questo sia solo il primo passo verso la lotta a ogni tipo di discriminazione.
Crediamo che la scuola sia il luogo in cui tutti i ragazzi e le ragazze, durante il delicato periodo della formazione e della crescita umana, si apprestano a diventare gli uomini e le donne del domani e, pertanto, auspichiamo che un’istituzione così importante, caposaldo della cultura dell’intero paese, possa dimostrarsi sempre più inclusiva, in grado di educare tutti al libero pensiero e alla libera scelta di essere ciò che più si desidera, nel rispetto di ogni persona. Esistere non è un crimine, odiare sì.
Essere chiamati con il nome che rappresenta la propria vera identità è probabilmente solo un piccolo passo che può tuttavia determinare l’inizio di un percorso di ri-evoluzione umana di cui questa società, sempre più disposta a garantire pari opportunità, ha tanto bisogno.
L’educazione all’amore, per noi, passa dalla scuola, dalla condivisione, dalla educazione alla diversità ed accettazione dell’altro, perché è proprio accettandolo che si irrobustiscono le radici nel terreno di un albero pronto a germogliare nel segno del rispetto, dell’inclusione e della libertà. Poter amare se stessi, per quello che si è realmente, è il principio primo per poter vivere la vita con dignità. Accettare l’altro è invece necessario per stare al passo di una società proiettata sulla direttrice dell’uguaglianza e del rispetto reciproco.
Il Presidente del Consiglio Mario Draghi ieri ha dovuto ricordare, nel sempre più ampio dibattito che riguarda la proposta di legge Zan che anche noi speriamo venga presto e finalmente discussa, che il nostro è uno stato laico che tutela il pluralismo e le diversità culturali. Crediamo fermamente che, a partire dalla scuola, garantire l’eguaglianza dei diritti civili a tutte le persone deve vedere il nostro Paese rifiutare sempre e in ogni momento tutte le forme di discriminazione e di intolleranza ancora presenti, per riaffermare con forza la centralità del principio di uguaglianza sancito dalla nostra Costituzione e dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, nonché i valori morali su cui si fonda la stessa convivenza democratica.”