Con una interrogazione parlamentare, il deputato L’Abbate (M5S) torna a chiedere chiarimenti sul bando per l’affidamento del servizio di catalogazione, archiviazione e documentazione della programmazione televisiva e radiofonica RAI.
Tra gli obblighi del servizio pubblico televisivo della concessionaria RAI vige anche la completa digitalizzazione, conservazione e promozione degli archivi storici radiofonici e tv, garantendone anche attraverso il web il più ampio accesso gratuito ai cittadini.Gli archivi e i cataloghi dell’emittente pubblica nazionale rappresentano, infatti, un vero e proprio asset aziendale, in grado di dare ulteriore valore, economico e non solo culturale, al lavoro quotidiano e storico realizzato dagli autori e dai giornalisti RAI. Per questo, la concessionaria si avvale di ditte specializzate e altamente qualificate a cui viene appaltato il servizio, di volta in volta. Ed è proprio sull’ultimo bando di gara comunitario del 10 luglio 2015 per “l’affidamento del servizio di catalogazione, archiviazione e documentazione riguardante la programmazione quotidiana televisiva e radiofonica e del proprio archivio storico” che il deputato Giuseppe L’Abbate (M5S) accende i riflettori, chiedendo chiarimenti attraverso una interrogazione parlamentare indirizzata al Ministero dell’Economia e delle Finanze nonché al Ministero dello Sviluppo Economico.
“Considerato il rischio che l’affidamento del servizio di catalogazione, archiviazione e documentazione elettronica di contenuti multimediali audiovisivi a soggetti privi di specializzazioni necessarie potrebbe comportare un danno certo e irreparabile per la RAI e, dunque, per lo Stato – dichiara il deputato Giuseppe L’Abbate (M5S) – Ho portato all’attenzione del Governo alcuni aspetti poco chiari emersi durante l’assegnazione del bando. Chiedo, pertanto, di tutelare il patrimonio storico ed economico costituito dagli archivi RAI, il cui eventuale danneggiamento rappresenterebbe un’incalcolabile perdita”.
Al bando, infatti, potevano partecipare solo imprese che avessero “conseguito negli ultimi 3 anni solari (…) attività di catalogazione, archiviazione e documentazione elettronica di contenuti multimediali audiovisivi (analoghi all’oggetto della presente procedura) di importo complessivamente non inferiore a 450.000 euro, al netto dell’Iva, ripartiti su un numero massimo di tre contratti”. In questo modo, la RAI ha circoscritto la partecipazione ad operatori europei altamente specializzati in catalogazione e documentazione multimediale dei programmi radiotelevisivi (e non, di generici filmati audio/video). Alla gara hanno partecipato così sette concorrenti: quattro società altamente specializzate in archivistica documentale dell’audiovisivo (di cui tre già fornitrici delle Teche/archivi) e tre società operanti nel monitoraggio radiotelevisivo. Quest’ultima attività, però, consiste nella rilevazione dati di tipo statistico ex lege n. 28 del 2000 per la tutela della parità di accesso ai mezzi di informazione durante le campagne elettorali e referendarie e per la comunicazione politica per la quale RAI indice appositi e specifici bandi.
Tra le altre incongruenze e discordanze tra il capitolato tecnico del bando e l’offerta delle vincitrici emerge che una società dichiara di fornire, per ogni operatore, due postazioni, una delle quali per l’utilizzo di internet libero, modalità di esecuzione del servizio espressamente vietata dalla RAI e, pertanto, causa di esclusione come esplicitato dal Disciplinare di Gara. Inoltre, altre due società risultate vincitrici hanno dichiarato al momento della partecipazione al Bando nel 2015di non aver alcun contatto “neppure di fatto” tra loro, allorquando dal 2011 e almeno fino a febbraio 2017, sarebbero state associate in un Raggruppamento Temporaneo d’Impresa in un’altra Gara della stessa RAI per i servizi di monitoraggio della pubblicità occulta e rilevazione contenuti (scalettatura) programmi tv. Anche questa situazione ovviamente è assolutamente vietata dal Disciplinare di Gara.
Alla luce di queste circostanze, sull’esito della gara pubblica si è aperto un contenzioso presso la giustizia amministrativa nonché indagini dell’ANAC e dell’Antitrust. Ma, nonostante gli iter non siano ancora conclusi in via definitiva, si è proceduto comunque all’assegnazione dell’appalto alle società risultate vincitrici che, attualmente, sono operative.
“Ci auguriamo che il Governo ponga la giusta attenzione a tutela del patrimonio RAI che, ribadisco, ha notevole valore rilevante sia dal punto di vista culturale sia sotto il profilo economico – conclude il deputato Giuseppe L’Abbate (M5S) – Non so se sarebbe opportuno vagliare da parte degli uffici ministeriali una istanza di autotutela ma quel che ci preme è l’avere la garanzia che gli archivi RAI siano in buone mani per il futuro e non si assista ad alcuna perdita per lo Stato, ovvero per tutti i cittadini italiani”.