La quarta commissione (Politica sociale) del Consiglio regionale della Basilicata, presieduta da Dina Sileo (Gm) ha audito rappresentanti degli studenti dell’Università degli Studi della Basilicata, Davide Di Bono e Luca Smaldore, dando seguito all’approvazione della mozione n. 286 del consigliere Giorgetti “Interventi per favorire l’esercizio del diritto allo studio”.
“Con la consapevolezza del ruolo incisivo che può avere la presenza della Regione nelle vicende dell’Università e viceversa – ha detto Davide Di Bono, presidente del Consiglio studenti UniBas – è necessario discutere insieme di interventi, immediati e a medio/lungo termine, per dare un futuro migliore all’UniBas e consequenzialmente a tutti i giovani lucani. Gli studenti dell’Università degli Studi della Basilicata sono circa 6000 e due terzi di essi sono parzialmente o totalmente esonerati dal pagamento del contributo onnicomprensivo annuale, ovvero le tasse universitarie. Le azioni future dovranno tener conto anche di questo, affinché il diritto allo studio non venga messo in discussione. Sarà necessario, inoltre, intervenire per fornire all’Ateneo lucano gli strumenti per migliorare la propria appetibilità e per svolgere in maniera determinante il proprio ruolo sul territorio. Nell’azione quotidiana di rappresentanza abbiamo avuto modo di confrontarci con i numerosi problemi che affliggono gli universitari e abbiamo cercato di tirar fuori, oltre alle esigenze, delle proposte operative”.
“Bisogna dotare la città di Matera – ha detto – di una casa dello studente e ottimizzare la gestione della residenzialità universitaria a Potenza, ampliando il numero di posti letto a disposizione e migliorando le strutture. Immaginiamo degli studentati che non siano soltanto luoghi dove alloggiare ma anche spazi appetibili e tecnologicamente avanzati, in cui i ragazzi possano accrescere la propria esperienza universitaria con attività culturali e di svago. L’esercizio del diritto allo studio non deve essere un peso per lo studente ma un presupposto sicuro, che permetta ai giovani universitari di concentrarsi sulle attività di studio. I manuali di studio per accrescere le nostre conoscenze spesso hanno costi elevati e non tutti gli studenti possono permettersi di acquistarli nuovi. Quasi un anno fa abbiamo fatto pervenire in regione una proposta ufficiale per l’istituzione di un bando per la concessione di buoni libro necessari all’acquisto dei testi universitari, sulla scia di altri interventi che si sono dimostrati importanti per numerosi studenti, come il contributo per l’acquisto di dispositivi informatici. Visti gli investimenti fatti dalla Regione per l’inaugurazione del corso di laurea in Medicina e Chirurgia e l ‘attenzione più volte dichiarata allo sviluppo del settore sanitario, crediamo siano maturi i tempi anche per provvedere all’istituzione delle figure di psicologo e medico di base dell’Ateneo. La salute mentale e fisica degli studenti, il saperci al sicuro anche da questo punto di vista, migliora la qualità della nostra vita e rende più a misura di studente la Basilicata tutta”.
“Non tutto però – ha continua Di Bono -si interrompe con la fine dell’esperienza universitaria. Anche per invertire la tendenza del triste fenomeno dell’immigrazione giovanile, una delle piaghe che riguardano il nostro territorio, la Regione deve predisporre gli strumenti e le azioni migliori
per il nostro percorso post lauream. Non pretendiamo un inserimento nel mondo del lavoro aprioristico né del mero assistenzialismo ma vogliamo che la politica crei le condizioni favorevoli alla nostra permanenza in regione, lavorando per modificare un contesto economico per niente inclusivo e poco stimolante. Senza i giovani la nostra regione non ha lunga vita, spetta a noi scegliere se prediligere una cura complessa ma efficace oppure un comodo palliativo. Bisogna accompagnare ad una progettualità mirata e seria gli investimenti per le politiche attive del lavoro e per la formazione, per rendere la Basilicata più attrattiva nei confronti di imprese e progettazioni innovative. Non stiamo sfruttando abbastanza il ruolo che potremmo avere in ambito energetico, tecnologico, sanitario, culturale e turistico. Si tratta di ambiti nei quali i nostri giovani laureati potrebbero essere davvero i protagonisti. L ‘Università, all’interno di un tessuto economico in ripresa e in fermento, può trovare le condizioni per migliorare la propria offerta formativa ma può anche fornire al territorio il proprio know-how, diventando il vero motore di sviluppo locale attraverso la ricerca. Ed è proprio la ricerca che necessiterebbe di ulteriori investimenti, soprattutto se come regione vogliamo essere i protagonisti dei processi di transizione che stiamo vivendo. In UniBas abbiamo delle eccellenze troppo spesso limitate dai pochi fondi messi a disposizione dal Ministero e dalle numerose difficoltà di accesso ai bandi del PNRR.
Programmare e compiere interventi strutturali può richiedere uno sforzo importante nell’immediato, probabilmente non condurrà ad esiti subito visibili, ma porrà le basi per un futuro doverosamente solido per tutti. Allora ci sarà un autobus in meno pieno di chi scappa perché sente non ci sia futuro, allora ci sarà un autobus in più pieno di chi ritorna, allora ci sarà un aereo di chi parte per crescere ma consapevole di tornare per fare ancora meglio. Sguardo lungimirante, piedi ben ancorati nella realtà da migliorare, cuore legato al presente e al futuro dei giovani. Poniamo le fondamenta per una vita vera in Basilicata, adesso”.
Luca Smaldore, rappresentante degli studenti in seno al Comitato paritetico dell’ARDSU, ha detto che “Sono molte le criticità nello sviluppo delle azioni dell’ARDSU Basilicata. a beneficio degli studenti lucani. Per l’immediato è necessario sbloccare i trasferimenti all’azienda, utili all’erogazione dei contributi in corso e dei premi di laurea delle ultime due annualità. E inoltre non più rinviabile il potenziamento in termini di risorse umane, dato che con l’attuale organico non si riesce a garantire lo sportello Ardsu nella sede di Matera e a Potenza si riesce a coprire solo due giornate settimanali creando enormi disagi a tutti gli studenti Unibas.
La tempestività dei trasferimenti regionali metterà l’Ardsu in condizione di definire in sede di bilancio preventivo le ulteriori necessarie azioni, pure fondamentali per garantire una maggiore inclusione, economica e sociale dell’intero corpo studentesco. Gli studenti chiedono infatti da tempo l’istituzione di un bonus trasporti a beneficio dei tanti pendolari che quotidianamente raggiungono le sedi universitarie di Potenza e Matera e l’attivazione del podcast universitario, importante strumento di connessione dell’intera comunità studentesca e accademica, occasione di circolazione di idee e
condivisione di esperienze, finalizzati al maggior coinvolgimento di ogni studente dell’Università degli studi della Basilicata, Ateneo alle prese da alcuni anni di una contrazione delle iscrizioni.
Sarebbe inoltre auspicabile mettere in campo – ha concluso – politiche attive del lavoro sull’esempio del protocollo approvato dalla regione Basilicata nel 2016, riguardante il rafforzamento delle
politiche di placement dell’Unibas, operando maggiormente con le associazioni di categoria. A queste politiche può concorrere il LAB, oltre che il Comincenter, gestito dal consorzio dell’Università della Basilicata ‘ConUnibas’”.
Sono intervenuti oltre alla presidente Sileo, i consiglieri Quarto, Leone, Cifarelli e Perrino.
La commissione ha quindi audito le organizzazioni sindacali del settore bancario in merito al Piano di riorganizzazione della Banca Popolare di Bari, richiesta avanzata dal consigliere Polese che ha partecipato alla manifestazione di protesta di qualche giorno fa a Bari e che brevemente ha illustrato la situazione dell’Istituto bancario.
“Si avverte – ha detto – una situazione di grave disagio, uno scollamento tra dipendenti, rete territoriale e dirigenza, disagio che inevitabilmente tocca anche i risparmiatori. Sono circa 300 i dipendenti lucani ma anche le altre regioni vivono un riassetto aziendale affidato a manager esterni che perseguono un obiettivo aritmetico aziendale senza tener conto delle peculiarità di una banca territoriale. I sindacati in sostanza chiedono che il Presidente della Regione si faccia carico di un incontro con i colleghi delle altre regioni interessate per trovare una soluzione unitaria evitando che venga privilegiata una regione a discapito di altre. Sarebbe opportuno uscire con un documento unitario della commissione”.
I sindacalisti intervenuti sono Gianfranco Mancini, segretario della commissione regionale Abi,
Armando Villamaina segretario generale First Cisl Basilicata, Bruno Lorenzo segretario generale Fisac Cgil, Ugo Pojero segretario di coordinamento aziendale della Uilca, con il segretario regionale Vito Cuccaro, Umberto Dinice e Rocco Aiello Blasi, rispettivamente componente e responsabile Sab Fabi.
“La Basilicata – ha detto Mancini – ha criticità che sono quelle del mercato del lavoro, problemi demografici, deficit infrastrutturale e risorse economiche che non siamo riusciti a portare sul mercato. Esiste una limitata attività delle aziende poco patrimonializzate che non possono competere con quelle del nord. Ci devono essere interventi per riequilibrare la struttura finanziaria delle aziende, sostenendo progetti complessi, per attrarre in Basilicata le grandi imprese”.
“Lo sciopero dei giorni scorsi dei dipendenti della banca – ha detto Villamaina – è storico. La popolare di Bari è la più grande del sud Italia, ma ci sono state situazioni non più gestibili attraverso le relazioni sindacali. La banca è stata salvata con decreto legge nel 2019 e ricapitalizzata attraverso il medio credito centrale, è intervenuto un fondo interbancario tutela depositi, sono entrati nelle casse fondi. Era previsto un progetto di sviluppo di una banca finanziamento del sud. La BpB Non è banca privata ma a partecipazione pubblica totale. L’accordo sindacale nel 2020 ha previsto tagli consistenti sia nei salari che con un piano esodi. La banca si è dovuta ristrutturare nella propria azione amministrativa con 2200 dipendenti a fronte di 3000 iniziali. Dopo tre anni del progetto della banca del sud non si hanno notizie e si continua a ragionare solo su tagli al costo del lavoro e tagli alla rete produttiva della banca con la chiusura di numerose filiali”.
“Non parliamo di una azienda produttiva che chiude o ha difficoltà ma di una azienda che è sotto il controllo dello Stato. Non credo – ha detto Lorenzo – che possa essere consentito che a proprio piacimento si delocalizzi o si abbia una gestione personale. Si era parlato della nascita di una banca del sud ma fino ad oggi non ci sono riscontri e non è chiaro quale sarà il futuro della popolare di Bari e cosa voglia fare questa azienda che sta abbandonando il territorio. I colleghi fino alla fine del 2024 stanno pagando con giornate di solidarietà e quindi con decurtazione dello stipendio.
La banca è azienda che fa un servizio pubblico essenziale e lo abbiamo dimostrato durante il covid quando abbiamo tenuto tutti gli sportelli aperti. Ci si ricorda solo quando fa comodo allo Stato e non quando si decide di delocalizzare”.
“La popolare di Bari – ha detto Pojero – ha 24 filiali in provincia di Potenza, due nella città di Matera. Il territorio materano per il resto è scoperto a causa dei tagli ma anche di operazioni non proprio positive messe in campo negli anni. Attualmente sono 210 le persone che lavorano in questa banca. Abbiamo come dipendenti un taglio delle retribuzioni del 6,67 per cento e l’amministratore delegato dichiara che il bilancio nel 2023 e nel 2024 porterà ad un utile come previsionale ma non c’è notizia di rivedere la politica sul costo del lavoro”.
“La popolare Bari – ha detto Dinice – viene da storia travagliata, è stata commissariata da Banca Italia, e venne firmato un accordo lacrime e sangue con un attacco ai diritti economici e normativi dei lavoratori. Dai dati che abbiamo, la banca non ha grosse prospettive di crescita, la raccolta è rimasta ferma e gli impieghi hanno avuto un piccolo incremento del 3/4 per cento: in sostanza la banca ha tratto benefici solo con il taglio del personale. Ci sono condizioni di lavoro precarie anche per l’organizzazione, con filiali fatiscenti sia in termini di sicurezza che di igiene. La gestione creditizia è sotto gli occhi di tutti, così come quella del personale che è degradata. Le prospettive dunque non sono rosee così come dice l’amministratore delegato”.
Sono intervenuti i consiglieri Perrino e Cifarelli. La presidente Sileo ha comunicato che verrà prodotto un documento della commissione nel quale saranno sintetizzate le osservazioni arrivate dai sindacati. Obiettivo avere un tavolo istituzionale dove far approdare il documento per aprire insieme una discussione e dare mandato al presidente Bardi di intervenire.
La commissione ha infine ascoltato, riservandosi di riconvocarlo nuovamente, il sindaco di Ruoti, Franco Gentilesca sulla proposta di legge “Istituzione Centro Internazionale di Dialettologia” – d’iniziativa dei Consigli comunali di Rapone, Montalbano Jonico, Ruvo del Monte, Ruoti, Forenza, Campomaggiore e Colobraro ai sensi dell’art. 39 dello Statuto.
L’istituzione del Centro Internazionale di Dialettologia è preordinata al potenziamento delle attività di tutela, valorizzazione e studio delle lingue lucane attraverso un operatore che, in quanto munito di capacità giuridica, possa compiere atti giuridici. Con la istituzionalizzazione del Centro sarà possibile fornire alla suddetta entità la personalità giuridica utile a coltivare ed incentivare quegli stimoli e bisogni culturali che ne hanno provocato la genesi e che ricevono, dall’art. 9 dello Statuto della Regione Basilicata, sostegno e conforto.
Obiettivi culturali del Centro organizzare, anche in collaborazione con altre istituzioni pubbliche e private, attività che contribuiscano ad una migliore conoscenza e ad una corretta valorizzazione dei dialetti lucani; promulgare la cultura lucana ed il lavoro svolto attraverso l’organizzazione di convegni internazionali; raccogliere, attraverso la compilazione dell’ A.L.Ba. (Atlante Linguistico della Basilicata) ed opere monografiche, documentazione relativa alle situazioni dialettologiche nei suoi vari aspetti, ai fenomeni che ne conseguono e alle ricerche scientifiche su questi temi, mettendola a disposizione di studiosi italiani e stranieri; favorire, attraverso l’organizzazione di seminari, lo scambio di informazioni ed esperienze tra studiosi che sì occupano di dialettologia; promuovere autonome indagini scientifiche sulla dialettologia e collaborare con istituzioni italiane e straniere In iniziative sullo stesso tema (A.L.Ba. ha già avviato collaborazioni a riguardo con l’Università di Cambridge/ Università di Oxford, Manchester, Palermo, Napoli, Pisa, Udine); attivare scuole internazionali estive di dialettologia. Previsti 170 mila euro per ciascuna annualità.
“Bisogna far presto – ha detto Gentilesca – se si vuole salvaguardare il centro di dialettologia perché l’accordo con UniBas terminerà a fine giugno, il progetto si fermerà e i ricercatori andranno via”.
E’ intervenuto il consiglieri Cifarelli.
La presidente Sileo ha chiesto al primo cittadino di confrontarsi con l’ufficio legislativo del Consiglio per apportare alcune correzioni alla proposta di legge in modo tale da poterla riportare nuovamente all’attenzione dell’organismo per la sua approvazione.
Erano presenti ai lavori oltre alla presidente Sileo (Gm), i consiglieri Bellettieri (FI), Leone e Quarto (Fdi), Baldassarre (Gm), Perrino (M5s), Cifarelli (Pd), Trerotola (Pl), Polese (Iv-RE) e Giorgetti (Gm).