Pierluigi Diso esprime alcune valutazioni sulle primarie del PD per la scelta del candidato sindaco in vista delle prossime elezioni amministrative. Di seguito la nota integrale.
Vincono i suoi candidati ma il popolo del Pd, sempre più striminzito, volta le spalle a Matteo Renzi. Il giorno delle primarie, da Roma a Napoli, da Trieste a Grosseto, da Bolzano a Benevento, registra un’affluenza tutt’altro che esaltante, questi almeno i commenti di chi gufa contro Renzi. Il dato dell’affluenza è sicuramente deludente rispetto alle ultime consultazioni, specie quelle di Roma che videro l’ex sindaco Marino stravincere, ma il dato oggettivo è un altro, è quello che la minoranza DEM per prima non vuole vedere e cioè che Renzi ha vinto ancora. A Roma ha vinto il renziano è Giachetti con oltre il 60% dei suffragi. Napoli ha preferito la Valente al più navigato Bassolino; la città del Vesuvio ha detto basta e vuole voltare pagina seguendo le indicazioni giunte dal Nazzareno. Alcuni gufi affermano che i numeri sulle primarie del centrosinistra devono far riflettere, ma alle urne si sono recati circa 50mila romani, la metà rispetto alle primarie capitoline del 2013; ma questo quanto vale? Però nessuno commenta il caso Napoli, dove è avvenuto tutto il contrario. Il vicesegretario Pd Lorenzo Guerini parla di “risultato straordinario” e nega che i dati dell’affluenza registrano un flop. Anzi, parla di “festa della democrazia”. Solo Roberto Speranza (minoranza DEM) attacca a testa bassa la segreteria del Pd: “Guai a sottovalutare i numeri dell’affluenza alle primarie. Numeri che testimoniano un’inquietudine, un disagio di un pezzo largo dei nostri elettori rispetto alla traiettoria del Pd. Elettori che non capiscono dove va il Pd”. Il PD va al centro, l’asse prima o poi doveva spostarsi e poi non è detto che chi ha i capelli bianchi sia veramente un saggio della politica. Speranza dimentica che Bersani ha perso, mentre Renzi ha vinto. Sulla stessa linea di Speranza si è mosso Stefano Fassina, candidato di Sinistra italiana, che gira il coltello nella piaga riferendosi ad una “frattura profonda tra il Pd e larga parte del popolo di centrosinistra”. Nessuno dei due ha però analizzato un altro dato e cioè che quel popolo di centrosinistra si è sfaldato e da tempo ormai; con Renzi segretario, si parla più di centro che di sinistra. Forse è questo che non va giù a Fassina e Speranza. D’altronde il primo ha già lasciato il PD per fondare un altro movimento politico che si identifica proprio negli ideali della sinistra più radicale e vuole esserne il successore, proprio in questo periodo di svolta epocale dei cicli storici. Le opposizioni evidenziano solo il dato negativo del calo dei votanti, ma al di là dei numeri, lo ripeto, il dato che in pochi hanno saputo leggere è che all’indomani del voto emerge la vittoria dei candidati “renziani” e di una svolta al centro del partito democratico.
Pierluigi Diso