Legalità, Consigliere regionale Gianni Perrino (M5s): “C’è tanto da fare in questa regione”. Di seguito la nota integrale.
Il Consiglio Regionale ha ospitato il Procuratore della Repubblica del Tribunale di Potenza, Francesco Curcio, i rappresentanti di Libera Basilicata e alcuni studenti dell’Istituto “Giustino Fortunato” di Rionero in Vulture nell’ambito dell’incontro “Istituzioni e cultura della Legalità”.
Nel suo intervento Curcio ha lanciato una serie di moniti ai rappresentanti politici presenti in aula, volti soprattutto a rafforzare la consapevolezza che il ruolo di decisore politico comporta nell’applicazione e nel rispetto del principio di legalità e del ripudio della cultura mafiosa. Ed è proprio il fenomeno mafioso che non deve essere sottovalutato o minimizzato in alcun modo. I rappresentanti delle istituzioni, che si tratti di politici o pubblici impiegati, devono essere il faro e la guida del cittadino affinché si rafforzi sempre più un legame di fiducia con la pubblica amministrazione. Ed è proprio sulla pubblica amministrazione che Curcio ha posto l’accento durante il suo intervento: le lacune di trasparenza e determinati interventi legislativi troppo azzardati (esplicito il riferimento al nuovo codice degli appalti) possono essere un pericoloso fenomeno di coltura per l’illegalità e l’infiltrazione mafiosa.
La Basilicata non è più un’isola felice o forse non lo è mai stata. Fenomeni di illegalità e di mafiosità sono diventati sempre più comuni su tutto il territorio regionale, spesso favoriti da una sorta di sudditanza nei confronti del potente o del prepotente di turno, ma anche da pericolosi ammiccamenti da parte di qualche rappresentante politico. Occorre cambiare la rotta, sensibilizzare le nuove generazioni affinché i vari ominicchi che tentano di mimetizzarsi in tutti i settori della vita sociale ed economica vengano completamente isolati.
Domani cade il trentunesimo anniversario della strage di Capaci: ora più che mai occorrerebbe concretizzare la tanta retorica che si accompagna al ricordo di chi, come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, ha pagato col sangue quella che è una vera e propria battaglia di liberazione da un nemico viscido e ripugnante.