Angelo Bianco, ex consigliere comunale di Matera, si inserisce nella polemica innescata dall’attivista pentastellato Gianni Schiuma in merito alla nomina dei due componenti dello staff del sindaco, Leo Rubino e Carlo Mazzei e dichiara: “Etica morale: Bennardi prenda lezioni da Schiuma”. Di seguito la nota integrale.
“Travolti da un insolito destino nel mare di agosto”, è il celebre film di Lina Wertmuller che meglio interpreta l’onda anomala del grande pasticcio che sta travolgendo il sindaco Bennardi insieme al suo Movimento nella scelta dei componenti del suo staff, Leonardo Rubino e Giancarlo Mazzei, individuati su base fiduciaria come previsto dall’art. 90 del TUEL previa selezione pubblica spuntandola su circa 140 partecipanti. Il fatto che uno dei due sia legato sentimentalmente ad un onorevole materano pentastellato con funzioni di sottosegretario di governo mentre l’altro assiduo attivista del Movimento, sta suscitando una ridda di polemiche sui social e su molte testate giornalistiche, al punto di indignare l’opinione pubblica. A cominciare dalla spinosa questione del Portavoce, transitando per quella dell’addetto stampa sino all’affaire dello staff, Bennardi riesce a fare peggio di Cimabue, sfortunato frate di una celebre pubblicità degli anni settanta, ovvero mentre cerca di fare una cosa sbaglia tutte le altre.Qualche attento e onesto attivista come Gianni Schiuma, rispolvera dal cassettoil codice etico del Movimento che fa espresso divieto di conferire incarichi di natura pubblica a conviventi, affini o persone con rapporto di parentela fino al secondo grado, anche a titolo gratuito. Così riprende quota la questione morale e l’etica pubblica, principi che Bennardi, unitamente ai suoi sostenitori, compreso l’Onorevole Liuzzi, si sono affrettati a sbandierare in campagna elettorale garantendone il ripristino nelle stanze del Palazzo, forti del fatto che soltanto loro fossero i veri pionieri della trasparenza, dell’onestà, dell’antisistema, dell’attenta gestione dei soldi pubblici, dell’uguaglianza per tutti e della meritocrazia.Nemmeno cinque mesi di governo cittadino e gli ultimi accadimenti hanno trasformato i buoni propositi in intenzioni malevoli e ingannatrici, tradendo le aspettative di cambiamento di molti cittadini e dell’opinione pubblica in generale, ma soprattutto mortificando quelle di circa 140 partecipanti ad un bando pubblico nel quale riponevano le proprie speranze lavorative. Per tutta risposta, Bennardi rincara la dose ma a suo discapito, e sulla testata giornalistica di “Sassilive” cerca di difendere il suo operato asserendo che i due prescelti sono a lui legati da un percorso di “comune crescita politica e umana”, che tradotto alla chetichella sta a significare “profonda e storica amicizia”. Insomma, per vincere una selezione pubblica al Comune di Matera bisogna essere amico della ditta “Bennardi & co. snc” o “amico diretto del Sindaco”. Delle due l’una: o Bennardi continua a sottovalutare il fragore della vicenda oppure crede che i materani siano stupidi o che portano “l’anello al naso” e si diletta a giocare con l’intelligenza dei cittadini. Questo stato di profonda delusione è stato ben compreso da Schiuma il cui “grido d’allarme”, però, lanciato sui social corre il rischio di essere intempestivo ed irrituale. Ormai il dado è tratto, e quando Schiuma si prostra al punto di sostituirsi a Bennardi quasi “commissariandolo” nel chiedere scusa a tutti i partecipanti a quel bando, cosa che avrebbe dovuto fare il Sindaco rimediando all’errore, la dice tutta sulla capacità e sulla tenuta amministrativa di questo Sindaco, del suo Movimento e dell’intera maggioranza, incapace di assumere una posizione netta e in antitesi ad un Sindaco ormai ostaggio prima di sé stesso e poi di chi lo sostiene nelle sue scelte. Non è casuale che alcuni portavoce di altri comuni lucani (Miglionico e Lavello) si sono apertamente dissociati dal modus operandi del Sindaco Bennardi, rinfocolando la questione all’interno del Movimento, la cui immagine rischia di essersi fortemente appannata.Quello che più mi rattrista è che a valle di questa dolorosa vicenda c’è che si continua a piangere al capezzale della città. Da circa cinque mesi Matera è ferma al palo e avverte la mancanza di una visione di lungo periodo di carattere urbanistico e programmatorio. Non si conoscono gli intenti sul regolamento urbanistico, quasi in dirittura di arrivo nella precedente consigliatura, e il dibattito sugli strumenti programmatori è del tutto assente in quanto incapace di stimolare il coinvolgimento di associazioni, ordini professionali e cittadini oltrechè il confronto con le opposizioni. Il processo di rigenerazione urbana e delle periferie, che prevede interventi infrastrutturali in diversi settori come la scuola, la mobilità, la cultura e l’edilizia sociale corre il rischio di perdere ingenti finanziamenti rivenienti dall’investimento Territoriale Integrato (ITI) frutto dell’Accordo di Programma siglato tempo addietro tra Comune e Regione Basilicata se le opere non verranno cantierizzate tempestivamente, concluse e rendicondate entro il 31 dicembre 2023, ma soprattutto si avverte l’esigenza di dotarsi di un piano strategico per il rilancio dei temi culturali e del turismo appena superata la critica fase pandemica. Basta con lo slogan “la responsabilità è del passato”, tirato fuori ogni volta che si vuole giustificare l’incapacità di dare un indirizzo politico alla città. Se Bennardi deve continuare a navigare a vista prenda atto del suo fallimento e si dimetta ridando la parola ai cittadini.