Riceviamo e pubblichiamo il testo della lettera aperta inviata alle autorità competenti per la riapertura del Convitto annesso all’Istituto Agrario di Lagopesole da parte del Comitato per la difesa del Convitto annesso all’Istituto Agrario di Lagopesole di Avigliano.
Egregi,
nella crisi generale che attualmente la scuola italiana vive, una maggiore penalizzazione è subita proprio dalle scuole ad orientamento tecnico-professionale. In un articolo pubblicato sul ”Sole 24 ore” una figura di spicco come quella di Romano Prodi, sottolineava la grave situazione in cui si trova l’Italia per effetto di questa condizione ed invitava ad una seria riflessione sul tema auspicando con urgenza pratiche soluzioni. Purtroppo e come sempre, non solo si verifica una cesura tra dire e fare, tra intenzioni e soluzioni, ma anche lì dove, nell’avvicendamento delle formule politiche, l’ “ennesima” Italia del cambiamento, registra un’inarrestabile scivolamento verso l’esito distruttivo della scuola ad indirizzo professionale e in specificato modo quello ad indirizzo agrario sulla quale anche serie riflessioni come quelle di Prodi svaniscono mentre la situazione inarrestabilmente peggiora.
L’azione risolutiva per riuscire deve avere prioritariamente rispetto ed essere conforme al diritto sacrosanto all’istruzione ovunque essa si pratichi ed in nome di questo principio universale deve prevalere anche sulla triste risposta amministrativa del: <Noi applichiamo le norme>.
Il Convitto di Lagopesole dagli anni ‘60 ad oggi ha garantito il diritto allo studio a tanti ragazzi, ovviando sia agli endemici problemi dei trasporti nelle nostra regione che agli svantaggi socio-economici, e ha permesso la frequenza all’Istituto Professionale Agrario anche ad allievi provenienti da piccole località prive di istituti scolastici. Ha svolto la duplice funzione di preparare i giovani alla gestione del sapere/potere e di esercitare un’assistenza diretta ai bisognosi e meritevoli.
Vi è, inoltre, un’altra fondamentale ragione per difendere ad oltranza tutte le espressioni relative all’intero comparto scolastico professionale: la difficoltà nel reperimento di iscritti.
In questo percorso rientrano ineludibilmente tutti quegli elementi di supporto come il Convitto grazie al quale a pieno diritto si dà accesso agli studenti che si trovano in condizioni di difficoltà.
Il Convitto di Lagopesole è dotato di 14 camere con bagno interno e consente di ospitare i convittori nel pieno rispetto delle norme a prevenzione della diffusione del SARS-CoV-2. Con il decremento demografico oggi consta iscritti provenienti da vari paesi lucani quali Muro Lucano, Pescopagano e dalla vicina Puglia, in particolare da Rocchetta S.Antonio.
A questi convittori dobbiamo garantire il diritto allo studio, il loro inalienabile diritto a concludere nel miglior modo possibile il percorso scolastico intrapreso, garantendo sia la continuità didattica, la stabilità emotiva, il supporto allo studio negli impegni pomeridiani .
Gli studenti convittori, infatti, iniziano le attività con gli Educatori al termine delle lezioni curricolari e questo tempo è scandito da tre momenti principali: refezione, ricreazione, attività di studio guidato, che ha come obiettivo quello di ottemperare assiduamente gli impegni scolastici, migliorare la capacità di esposizione orale, potenziare le attività degli allievi con maggiore difficoltà, incentivare la motivazione all’apprendimento.
Gli studenti hanno inoltre la possibilità di scegliere tra una serie di attività pomeridiane aggiuntive, per lo più già consolidate negli anni scolastici precedenti, pensate e realizzate con l’intento di ampliare e migliorare il percorso formativo. I ragazzi hanno sempre svolto attività sportive e culturali nelle quali si sono distinti.
La vicenda del Convitto di Lagopesole non è fine a se stessa, anzi è emblematica di tutte problematiche mai affrontate del ns. territorio dove, al calo demografico, si aggiunge il preoccupante fenomeno dello spopolamento dovuto alla mancanza di opportunità lavorative e sociali.
Sul territorio regionale, ogni anno, vengono chiuse istituzioni scolastiche. Si continua a perdere presidi sociali e culturali che sono imprescindibili, in particolare nelle aree più depresse della regione.
Le scuole chiudono perché ci sono poche iscrizioni: una scuola che chiude, rappresenta plasticamente una Comunità che muore, è inesorabile; chiusa la scuola, si si iniziano a chiudere anche altri servizi fino a cancellare il tessuto sociale di Lagopesole.
La soppressione di una scuola rende impossibile immaginare un progetto di rinascita economica, sociale e culturale che inevitabilmente dovrebbe interessare un territorio. Viviamo in una realtà dove le ns. studentesse e i ns. studenti, i nostri figli, oltre alle difficoltà legate ad una rete di trasporti pubblici carente e frammentaria non hanno spazi sociali di aggregazione dove incontrarsi, confrontarsi e crescere tra pari.
Per tutte queste ragioni la vicenda del Convitto annesso all’Istituto Agrario di Lagopesole è emblematica racchiudendo in sé le grandi questioni che riguardano il futuro del territorio lucano e di Lagopesole.
Sarebbe preoccupante se la politica, a tutti i livelli, non comprendesse fino in fondo questi segnali che sono stati prontamente colti, invece, dai giovani che partecipano attivamente questo comitato, i primi a voler rimettere al centro dell’attenzione pubblica la necessità di riavviare un dibattito vero, dal basso, più che mai necessario, che abbia un respiro ampio, oltre le contingenze del momento.
Noi comunichiamo alla politica e a chi di competenza amministrativa, che:
– non ci accontentiamo di una proroga ma vogliamo che si avvii un percorso capace di delineare un “progetto per il Convitto di Lagopesole”;
– dobbiamo garantire agli studenti e alle studentesse che hanno scelto e vogliono frequentare questo particolare corso di studi, il diritto a restare perché ne vale la pena, costruire qui un futuro per sé e per un territorio vocato all’agricoltura come è quello della ns. Regione;
– è arrivato il momento di sederci intorno a un tavolo ed aprire una discussione per capire cosa vogliamo fare del ns. territorio e dell’agricoltura della ns. regione;
– la ns. è una battaglia partita dal basso, da studenti, studentesse, genitori, ex studenti, lavoratori, e siamo orgogliosi di aver vinto l’indifferenza sempre più dilagante tra i giovani; indifferenza figlia anche dello scollamento tra istanze del territorio ed i burocratici e ragionieristici provvedimenti presi dalla pubblica amministrazione;
– lo facciamo per senso di appartenenza, perché non vogliamo andare via dalla ns. regione e per affetto per Lagopesole ed il suo territorio, che ha grandi potenzialità e che questa chiusura vuole sfregiare.
Infine, diffidiamo quanti pensano di risolvere il “caso” Convitto di Lagopesole con interventi spot e non organici.