Vincenzo Menzella, già assessore ai Sassi e all’urbanistica del Comune di Matera e attualmente iscritto al PD di Matera, in una nota commenta la lettera aperta di Marcello Pittella al fine di avviare un dibattito positivo nell’esclusivo interesse del bene comune della nostra regione. Di seguito la nota integrale inviata alla nostra redazione.
Credo che, con la lettera ai Lucani, Marcello Pittella abbia mostrato il lato più vero della sua personalità, quel tratto di generosità e di lealtà politica e istituzionale che lo ha sempre segnalato e che gli consentì di vincere la scommessa del 2013. Una scommessa,voglio ricordarlo, lanciata su tre versanti : un’idea di Basilicata orientata a massimizzare tutte le piste che conducevano ad uno sviluppo policentrico e a valorizzare tutte le risorse disponibili, coniugandole con i temi della sostenibilità ambientale e con il primato della promozione umana. Poi il progetto di una Basilicata “altra” rispetto alla narrazione tradizionale, riscattata dalle vecchie ipoteche culturali e dai cascami ideologici che sopravvivevano dentro il grande “compromesso” fra gli eredi delle grandi famiglie politiche dominanti nella vita nazionale e regionale.
Infine l’avvio ad un graduale avvicendamento generazionale sia nel sistema politico sia nella macchina amministrativa.
Possiamo dire che si tratta di tutte rivoluzioni riuscite? Ci sarà modo di discuterne e con alterne ragioni. Ma non è possibile nascondere che un cambiamento,una accelerazione,un segno di discontinuità siano stati la cifra di un quinquennio che ha peraltro avvertito i riflessi di una crisi della economia e della società diffusi ovunque ma con una virulenza specifica in una regione interna come la nostra. Su cui gravava anche l’effetto della interruzione anticipata della legislatura regionale. Evento che non fu compiutamente metabolizzato e che ha pesato sullo svolgimento della vita pubblica. Finché non si è riaperta la ferita della recente iniziativa giudiziaria che ha “occupato” la fase terminale del Governo Pittella.
Ora Pittella comunica con chiarezza e con parole di grande effetto emotivo che non intende candidarsi alla Presidenza e che si attende che la comunità del centro sinistra e quel che tuttora vive del progetto riformista che animò la sua vittoriosa battaglia trovi ragioni di coesione e di convergenza intorno ad una leadership e ad una squadra in grado di non disperdere il valore innovativo e le promesse suffragate nel 2013. Un gesto non solo generoso ma intelligente perché tende ad alimentare i fattori di evoluzione e di modernità che furono ( e sono)alla base della diffusa domanda di nuova politica. Che oggi rischia di affidarsi in mani quanto meno improbabili, a dialetti impronunciabili e alla violenza verbale di chi non ha idea della grande storia civile di una regione come la nostra.
Chi si attendeva,per aspettative ovvie e trasparenti,che Pittella si dimettesse ( cosa che gli sarebbe valsa quanto meno la remissione in libertà) ignora quanto abbia costato una così lunga detenzione a fronte dei reati contestatigli e quali effetti imprevedibili avrebbe determinato una immediata “fuga” liberatoria da responsabilità che ora attendono di essere giudicate.
Pittella sa bene di avere alle spalle un pd asfittico, in alcuni territori addirittura perdente per ragioni fin troppo evidenti ( e sottovalutate). Ma sa anche che il suo gesto ha il potere di aprire un dibattito vero,al quale spero egli vorrà partecipare non come fantasma dell’opera ma con una qualità di interlocuzione che gioverà certo alla vita e al futuro della Regione.
Ora è giusto che si lavori ad un progetto “per” la Basilicata, che la liberi da dipendenze e vincoli di varia natura. La Svimez se ne sta occupando su mandato dal Governatore e fra breve contribuirà a arricchire il confronto pubblico. Dopo di che sarà utile che le primarie misurino candidati e programmi, sopratutto ripartendo dai territori che dovranno dire con chiarezza chi e cosa domandano alla politica regionale. Altro che “clic” elettronici, ma persone in carne ossa e cervello che discutono e decidono.
Domanda finale: saremo in grado di corrispondere con la medesima generosità all’appello che ci viene rivolto?
Se mi guardo intorno,ho motivi per dubitarne.