Licenziamenti Favorit, deputato Lomuti (M5s): Intervenga il Governo. Di seguito la nota integrale.
In Basilicata, precisamente a Tito Scalo, esiste una realtà produttiva che potremmo considerare vera e propria eccellenza. È la Favorit S.P.A., controllata dalla francese Hamelin, che con il suo sito produttivo lucano, è un punto di riferimento fra i produttori di articoli di cancelleria firmati “Made in Italy”: un vero simbolo di innovazione.
Una realtà di 41 operai, tutti residenti del territorio e che nelle scorse settimane si sono visti recapitare una lettera da parte della dirigenza, con la quale si comunicava il licenziamento collettivo. Dicono per motivi di mercato (?).
Quegli operai hanno iniziato uno sciopero per protestare contro una licenziamento senza senso.
Lunedì scorso mi sono recato presso lo stabilimento per incontrare gli operai e per conoscere i motivi della protesta e a dire il vero sono davvero difficili da comprendere, in primis perchè l’azienda è in attivo. Tra i suoi clienti abbiamo veri e propri colossi come Buffetti, Amazon, Conad.
A detta della stessa dirigenza, quello di Tito Scalo è il sito più produttivo del gruppo.
Eppure, i vertici della francese Hamelin, hanno deciso dall’oggi al domani di licenziare tutti, chiudere lo stabilimento italiano e portarsi tutti i moderni macchinari in Francia, nel loro sito in Normandia. L’unica spiegazione è stata quella della necessità per fattori di mercato. Secondo diverse voci raccolte tra i lavoratori, pare che il sito francese sia in difficoltà e che per salvarlo si sia deciso di chiudere quello di Tito Scalo.
La dirigenza ha cercato di tranquillizzare i lavoratori, promettendo la cassa integrazione e la messa in vendita del capannone ad altri investitori.
Tentativo che ha avuto ovviamente scarso successo tra i lavoratori: cassa integrazione e compravendita non sono elementi di un piano industriale.
È importante evidenziare che lo stabilimento è nato grazie a fondi pubblici regionali e nazionali.
E poi si tratta di uno stabilimento che produce con il marchio Made in Italy. Cosa che scomparirà se la produzione se la porteranno in Francia.
Intanto lasciamo per strada 41 lavoratori, di cui l’età media, tra giovani e meno giovani, è di 51 anni. E cosa fai a questa età?
Si è considerati troppo anziani per lavorare e troppo giovani per andare in pensione. Questa è una zona grigia, un piccolo paradosso. Ma in realtà è squarcio di una realtà complessa del nostro Paese, che da troppo tempo stiamo colpevolmente ignorando.
In Basilicata chiude l’ennesima realtà produttiva. Oggi la Favorit, la Total che estrae idrocarburi in Basilicata, ha annunciato il licenziamento di oltre il 70% dei lavoratori di Lucania Servizi, in violazione di tutti gli accordi presi con la regione…per non parlare della crisi Stellantis.
Serve un intervento deciso, serio e concreto. Serve l’intervento del Ministero del Lavoro (Calderone) delle imprese e del Made in Italy (Urso), visto che per il caso Favorit si tratta di tutelare proprio il marchio Made in Italy.
La regione non ce la fa, non ha un piano industriale ed è totalmente incapace di affrontare le diverse crisi industriali che stanno deprimendo la Basilicata.
Se è vero come è vero che i grandi gruppi stranieri, in questo caso francese, non possono fare in Italia i loro comodi, il ministro Urso non può girarsi dall’altra parte, noi non lo faremo. Oggi, oltre a portare in Parlamento la voce di ogni singolo lavoratore che soffre e che resta a combattere, credo che tutta la politica debba fare fronte comune, solidarizzare con la battaglia dei lavoratori e far capire loro che non sono soli.
Nel frattempo continueremo a sollecitare un intervento del Governo.