“Si sono attivate le truppe cammellate per difendere un museo, il Lombroso di Torino, che evidentemente ha un valore simbolico inquietante su cui non voglio nemmeno commentare. Alla mia richiesta di chiusura al Ministro Franceschini ci sono state levate di scudi di ogni genere per difendere il diritto alla cultura e alla memoria storica. E grande spazio sulle testate, perlopiù piemontesi, ha trovato anche lo striscione messo da ‘Torino tricolore’, una associazione che sembra vicina ad aree politiche non certo note per la tolleranza. Il grande equivoco storico, culturale, scientifico su cui si basa questo improvviso rigurgito di libertà è che Cesare Lombroso sia stato uno scienziato in buona fede sconfessato poi dalle ricerche successive. E, soprattutto, che il Museo in questione metta in evidenza i suoi errori. Tutto falso”.
Lo dichiara il senatore Saverio De Bonis, commentando le polemiche sulla sua interrogazione al Ministro Franceschini per valutare l’opportunità di chiudere il Museo Lombroso-
“Quanto a Lombroso – continua il senatore -, oltre alla ormai celebre fossetta occipitale di Villella, per il quale fu sbugiardato miseramente dal suo contemporaneo Andrea Verga, il sedicente scienziato fu anche il teorizzatore delle due razze, quella ariana del Nord e quella africana del Sud. Anche su questo fu durissimamente criticato dai colleghi dell’epoca. E poiché era noto già allora che fosse un mistificatore al servizio della classe egemone del Nord-Ovest, a causa della totale mancanza di rigore nel formulare le sue teorie e a causa del suo rifiuto di confrontarsi con i suoi colleghi, fu espulso dalla Società di Antropologia ed Etnologia nel 1882. Dunque in piena attività. Si aprì una rivista tutta sua dove trovavano spazio solo le sue teorie e dei suoi allievi. E anche il museo che oggi porta il suo nome se lo aprì da solo, perché era l’unico luogo dove potesse diffondere le sue assurde teorie. Quel museo è stato chiuso decenni fa ed è rimasto in stato di abbandono fino a quando la Lega – guarda caso – ha deciso di riaprirlo. Sarà stato l’amore per la storia della scienza a motivare questa scelta? Ho serissimi dubbi. Fatto sta che se anche nel museo esiste un video in cui si spiega l’intento critico della struttura, l’impressione generale che se ne ricava, a detta di moltissimi che ci sono stati, è di una malcelata ammirazione per il ‘padre della criminologia’. Ricordo che solo qualche giorno fa un telecronista della Rai, al Giro d’Italia, lo elogiava in questi termini. Ad avere questa brutta impressione non sono soltanto persone comuni, ma anche persone come il professor Giuseppe Gangemi, dotate di tutti gli strumenti storici e culturali per valutare obiettivamente. Non solo ribadisco la richiesta di chiusura, ma visiterò quanto prima il Museo assieme allo stesso professor Gangemi e a membri del comitato No Lombroso per portare una testimonianza diretta di questo obbrobrio”.