Luigi Scaglione, già Amministratore Comunale della DC e Consigliere regionale dei Popolari-Udeur: chi ha paura dei cattolici impegnati in politica? Di seguito la nota integrale.
chi ha paura dei cattolici impegnati in politica? La domanda sorge spontanea rileggendo, in maniera asettica e scevra da ogni personale posizionamento politico o elettorale, le alzate di scudi di taluni esponenti della “destra” lucana e non solo, rispetto ad un rinnovato impegno dei cattolici per la rinascita della Basilicata.
E’ stucchevole il tentativo di tirare per la giacchetta, di qua è di là, il documento, leggittimo e sincero della Conferenza Episcopale lucana, contrapposta strumentalmente dalle libere interpretazioni di ognuno, al tentativo di costruire un’alternativa politica all’attuale maggioranza di governo regionale e non solo, da parte di forme organizzate del laicato cattolico o di pezzi della società che avrebbero tutto l’interesse a restare fuori dall’agone politico, se non fossero mossi da uno spirito vero, forte, dirompente, di riscatto sociale della nostra regione, anche da alcuni errori del passato (non siamo immuni e parlo per me da protagonista minore, della vita politica regionale e comunale potentina) ma soprattutto per riscattarci da alcuni imborghesimenti frutto di conquistadores che del nostro territorio conoscono poco o nulla.
Un po’, per fare una concessione ai detrattori dell’ultimo Csx, come accadde quando per ragioni ben note da guerra di bottega (la solita che si ripropone nel maggior partito dell’opposizione) che minò la spinta del Presidente vincitore delle ultime primarie e fu nominato un governo regionale tecnico “extracorporeo”.
I risultati sono sotto gli occhi tutti oltre l’accecante concessione del bonus gas a mò di contentino ed elargizione (ricordo i commenti ai tempi della card carburante) e l’utilizzo di risorse delle royalties per esigenze anche qui di “botteghe” locali con la scusa delle compensazioni e senza alcuna idea di farle diventare spese per investimenti.
Ma torniamo alla domanda che mi pongo e credo si stian ponendo in molti: Chi ha paura dei cattolici impegnati in politica? O dei laici che ne condividono la matrice politica?
Se solo qualcuno rileggesse la storia lucana, non solo quella della nobile Democrazia Cristiana, ma anche quella dei socialisti o dei comunisti impegnati in prima fila per fare la “rivoluzione sociale”, troverebbero negli insegnamenti di Mons. Delle Nocche e la sua adesione ad un rapporto solidale con il socialista Scotellaro e scorgerebbero negli insegnamenti di Mons. Vincenzo D’Elia e di Don Giuseppe De Luca, i forti rigurgiti rivoluzionari tesi a cambiare da dentro le sorti della società lucana.
E se vogliamo, per andare lontano e ricostruire questa regione, come fece Indro Montanelli con un suo articolo del dicembre 1958, sul Corriere della Sera che nel commentare delle appena pubblicate Esperienze pastorali di Don Milani, ne trasse lo spunto per osservazioni che riguardano direttamente anche il loro autore, allora parroco di San Donato. Con ampi stralci del testo del religioso, il giornalista riferisce, dicono le cronache, di esserne stato incuriosito dalla diffusione dell’argomento «in certi circoli» e dall’essergli stato presentato il testo come «il nuovo Vangelo di quei giovani radicali della sinistra democristiana che fanno capo a La Pira». “Gli ideali della scuola di Barbiana erano quelli di costituire un’istituzione inclusiva, democratica, con il fine non di selezionare ma piuttosto di far arrivare, tramite un insegnamento personalizzato, tutti gli alunni a un livello minimo d’istruzione garantendo l’eguaglianza con la rimozione di quelle differenze che derivano da censo e condizione sociale”. Nel mentre, la vocazione sociale di La Pira (a cui si fa riferimento legando Don Milani), si esprimeva nell’impegno politico.
Alle accuse e gli avvertimenti mossigli da più parti, circa il pericolo di compromissione nell’attività politica – ecco il nesso forte con la storia di oggi -, risponderà: «Non si dica quella solita frase poco seria: la politica è una cosa ‘brutta’! No: l’impegno politico -cioè l’impegno diretto alla costruzione cristianamente ispirata della società in tutti i suoi ordinamenti a cominciare dall’economico- è un impegno di umanità e di santità: è un impegno che deve potere convogliare verso di sé gli sforzi di una vita tutta tessuta di preghiera, di meditazione, di prudenza, di fortezza, di giustizia e di carità».
E per finire con le citazioni, l’esperienza di don Giussani per il quale la fede è un «riconoscere una Presenza» ed occupa ogni singolo spazio della vita individuale (i rapporti umani, l’esperienza lavorativa, la vita sociale e politica).
E allora, diciamolo ancora una volta: Chi ha paura dei cattolici impegnati in politica? Anche qui, ora, in Basilicata?