“Quasi mezzo miliardo di euro in più per lo Stato e altrettanti in meno per le casse delle multinazionali del petrolio. Per anni abbiamo assistito a trattamenti di favore e canoni da miseria aggravati dalla beffa della martorizzazione del territorio, l’aumento dei canoni è una misura di giustizia sociale non più rinviabile”.
Così in una nota la deputata del M5S e segretario di presidenza Mirella Liuzzi a margine di un emendamento a sua firma in legge di bilancio che – se approvato – porterebbe a circa 441.297.829,80 euro l’entrata per lo Stato per attività di ricerca, sondaggi, perforazioni, estrazioni e coltivazione di idrocarburi operata dai petrolieri. Un incremento di portata esponenziale considerando che la quota attuale secondo l’ultimo dato disponibile da gettito fiscale 2017 è di appena 1 milione e 426.554 euro. Si tratta di una proposta di modifica già presentata in passato dal M5S e mai approvata dai Governi precedenti, che inciderebbe moltissimo su tutti i permessi di ricerca e le concessioni già in essere in terra lucana.
“L’emendamento entrerebbe in vigore già dal 1 gennaio 2019 e adegua i canoni agli standard degli altri paesi europei. Vale anche per la Sicilia che vedrebbe il gettito da attività di coltivazione del petrolio passare da 33.217 euro del 2017, ai 13.503.000 del 2019. Con questo emendamento, il permesso di prospezione sismica passerebbe da 3,69 a 2000€ per km², quello di ricerca da 7,38 a 3000, quello di ricerca in prima proroga da 14,76 a 5000, quello di ricerca in seconda proroga da 29,52 a 10 mila, il permesso di prima coltivazione da 59,04 a 20 mila, mentre il permesso di coltivazione in proroga passerebbe da 88,56 a 25 mila euro per km²” continua la deputata pentastellata.
“Oltre al valore puramente finanziario, questa misura è emblema dell’atteggiamento che il M5S vuole avere contro ogni forma di privilegio. Del resto non si può che parlare di privilegio se pensiamo al giro di affari che ruota attorno agli idrocarburi e al petrolio, alla loro raffinazione e soprattutto ai danni ambientali perpetrati nei territori in cui avvengono le estrazioni. In particolar modo la Basilicata, terra martoriata dalle estrazioni petrolifere”, conclude Liuzzi.