Il consigliere regionale di Articolo Uno-Mdp, Giannino Romaniello boccia la manovra finanziaria del Governo Lega-M5s. Di seguito la nota integrale inviata alla nostra redazione.
Romaniello (Articolo Uno-Mdp): “Quando il cambiamento è in peggio”.
Ormai gli italiani pare si siano abituati e forse rassegnati, cambiano i registi, ma il copione resta lo stesso, altro che cambiamento.
Come ogni inizio anno, infatti, puntualissimo come un orologio svizzero, arriva un carico di aumenti per i consumatori e le famiglie.
Come i precedenti governi, si registrano anche per il 2019 nuovi aumenti, provvedimenti in linea con igoverni precedenti. Altro che cambiamento che pure gli italiani si aspettavano.
In assenza di trasferimenti di risorse agli enti locali, il Governo giallo-verde “sblocca” la capacità impositiva degli enti, dando mano libera ai comuni e regioni di inasprire la tassazione a livello locale, con conseguenti aumenti, appunto, delle tasse locali o in alternativa con una drastica riduzione delle agevolazioni, tutto a scapito delle famiglie italiane.Un aggravio, stimato, pari a circa un miliardo di euro.
Si prevedono aumenti sia sulle seconde/terze case sia sull’addizionale Irpef, e non è esclusa la possibilità che ritocchi al rialzo possano interessare anche ai proprietari di capannoni industriali.
Continua ad aumentare la bolletta del gas e del metano, e si stima che in media, i rincari per le famiglie solo per quanto attiene luce e gas arriveranno a toccare i 130 euro annui, a cui si aggiungo gli aumenti per le tasse autostradali, nonostante le promesse e i tentativi del governo di limitarne i rincari.
Una manovra quindi che oltre ad essere in piena continuità con i precedenti governi, i quali non hanno esitato a mettere le mani in tasca degli italiani, rendendoli sempre più poveri e meno sicuri, anche in considerazione di una riduzione drastica dei servizi erogati dal pubblico a partire da quelli riguardantiil welfare.
In aggiunta a tutto ciò non si sostiene la crescita e la capacità di competizione delle nostre piccole medie aziende le quali dovranno fare i conti con aumenti di carburante, di trasporto delle merci (visti i rincari dei caselli autostradali, in arrivo) di tassazione sugli immobili con l’inevitabile ripercussione sui lavoratori, e quindi ancora una volta a scapito dei più deboli con l’aggiunta che anche per quanto riguarda la riduzione del cuneo fiscale non si prevede alcun intervento.
Ma il governo giallo verde, il cui copione sembra quasi scritto da un drammaturgo del teatro dell’assurdo, si mostra si “governo del cambiamento” ma in peggio.
Basti pensare all’aumento (raddoppio) dell’Ires agli enti morali, andando in barba ai principi della nostra carta costituzionale in cui si prevede un regime fiscale di favore per il terzo settore. La scelta del governo di raddoppiare l’Ires per le organizzazioni no-profit ha scatenato la condivisibilissima reazione del mondo dell’associazionismo e del volontariato. Con l’Ires che sale dal 12% al 24% le imprese del settore dovranno pagare solo nel 2019 circa 118 milioni in più, secondo i conti forniti dal Forum del terzo settore. Si volevano punire coloro che fanno finto volontariato ed è venuta fuori una norma che punisce coloro che hanno sempre aiutato i più deboli e per assurdo è lo stesso vice premier Di Maio a dichiaralo, marcando la volontà di intervenire nel cambiare la norma nel primo provvedimento utile, ma questa volontà resta astratta, infatti ad oggi il provvedimento è stato votato dalla maggioranza.
Se l’aumento dell’Ires fosse confermato, avremo l’assurdo di uno Stato che da una parte finanzia il Terzo Settore con il 5 x1000 evidentemente considerandolo meritevole e dall’altro lo tassa come se fosse una Spa, quindi con una mano da e con l’atra toglie.
In un paese in cui come già detto il welfare sociale appare sempre più un miraggio, il volontariato e il terzo settore hanno spesso sopperito a carenze in difesa dei più deboli ed è totalmente irrazionale, fuori da ogni fondamento morale e logico l’assimilazione del regime fiscale tra società commerciali ed enti morali.
Se a tutto ciò ad oggi, ancora non si hanno notizie del decreto riguardante l’ape sociale che scade il 31 dicembre e come pure non si conoscono nel dettaglio sia la norma riguardante quota cento sulle pensioni, che il reddito di cittadinanza ed i relativi tagli già operati rispetto alle proposte inziali, di Lega e M5S allora si capisce che la manovra è totalmente diversa dalle promesse elettorali fatte e questo gli italiani purtroppo lo verificheranno nei prossimi mesi sulla propria pelle.