Filippo Massaro, Csail: un po’ di sano leghismo da noi non guasterebbe.
Mentre in Basilicata si infittisce il dibattito “teorico” sulla “specialità” della nostra regione, il Consiglio Regionale del Veneto il giorno dopo aver votato la legge che dà mandato al presidente Zaia di negoziare con il governo l’indizione di un referendum sull’autonomia differenziata ha detto ‘sì’, comunque, all’indizione di un referendum sull’indipendenza, per chiedere ai veneti se sono favorevoli a fare del Veneto una “Repubblica indipendente e sovrana”. Si dirà che è una posizione coerente con la strategia ben nota dei leghisti e che la Corte Costituzionale non starà certamente a guardare. Resta comunque l’atto forte compiuto che comunque vada la questione dell’ammissibilità del referendum mette la Regione Veneto in una posizione di “migliore” contrattazione con il Governo su una serie di aspetti tra cui quelli in comune con noi della gestione delle risorse e delle infrastrutture energetiche. Non si dimentichi e non si sottovaluti che è stata proprio la caparbietà dei leghisti veneti ad ottenere, in cambio degli impianti gassificatori sul proprio territorio, una quota del riparto del fondo nazionale che alimenta la card carburanti che continua a porre ritardi per il pagamento della nuova tranche a favore dei lucani. Per noi del Csail l’esempio che viene dal Veneto non può essere perciò bollato come atto leghista di ribellione e deve servirci da monito. Il petrolio e tutte le altre fonti energetiche sono ancora più rilevanti in Italia e in Europa. Su questo abbiamo trovato in Gianni Pittella un attento ascoltatore delle nostre idee specie per l’individuazione di una Zona Franca Val d’Agri-Sauro che dovrà avere il necessario riconoscimento del Parlamento di Strasburgo e della Commissione Ue. Lo stesso Pittella da tempo ha parlato della possibilità di prevedere sgravi fiscali particolari per le aree depresse del Sud come riconoscimento europeo. Per questo, l’idea di una public company controllata direttamente dalla Regione, trova il nostro più convinto sostegno, specie dopo le delusioni provocate dalla nascita di SEL (Società Energertica Lucana) che pure avrebbe dovuto assolvere, sulla carta, a funzioni e compiti di garanzia degli intereressi delle nostre comunità ed invece si è rivelata come l’ennesimo carrozzone di sottopotere politico. Siamo convinti da tempo che né il Memorandum né qualche punto percentuale di royalties in più potranno migliorare la situazione dei cittadini del comprensorio petrolifero tra i più poveri del Paese. E adesso, convinti che un po’ di “sano” leghismo da noi non guasterebbe, al nuovo Parlamento Europeo e a Gianni Pittella trasferiamo la proposta di Zona Franca perché si attraggano investimenti e posti di lavoro. Sarebbe un modo più semplice di dare soluzione alla questione della “specificità” lucana senza imbarcarsi in un’avventura referendaria.