A distanza di tre mesi dall’insediamento del presidente Bardi, dichiara il capogruppo PD in Consiglio Regionale Roberto Cifarelli, la Giunta regionale di Basilicata con deliberazione n. 467 adottata nella seduta del 12 luglio scorso ha conferito l’incarico di direttore dell’Ufficio Stampa della Giunta al giornalista napoletano Massimo Calenda, attribuendogli un sostanzioso aumento di stipendio, rispetto a quello percepito dai suoi predecessori.
In quello che ormai appare un vero e proprio “assalto alla diligenza”, continua Cifarelli, da parte della nutrita schiera di dirigenti campani che affiancano il presidente Bardi nella costruzione dell’Ufficio di Gabinetto, anche al nuovo responsabile dell’Ufficio Stampa è stato riconosciuto uno stipendio pari a quello percepito da un Direttore Generale dell’Ente. Stiamo parlando di 128 mila euro lordi all’anno. Maggiore di 40 mila euro rispetto a quello percepito dai predecessori del sig. Calenda, che si è visto quindi riconoscere in termini percentuali un incremento di ben 45 punti.
Per giustificare i tremila e passa euro in più al mese concessi al nuovo capo dell’Ufficio Stampa, insiste l’esponente del Partito Democratico, la Giunta Bardi – a leggere la delibera in questione – si è appellata, riportiamo testualmente, “all’allegato curriculum, connotato da caratteristiche di eccellenza professionale e culturale, avendo lo stesso maturato competenze ed esperienze di notevole rilievo nel campo della comunicazione e del giornalismo”.
Peccato che “l’allegato curriculum”, sottolinea Cifarelli, gli assessori non l’abbiano potuto leggere al momento del voto, dal momento che lo stesso pare essere stato acquisito dalla Segreteria della Giunta ed inserito nel fascicolo di nomina solo in data 15 luglio 2019. Cioè tre giorni dopo l’adozione della delibera. Il che se accertato, da chi di competenza, potrebbe aver indotto in errore la Giunta stessa.
Sempre a proposito di legittimità degli atti, la delibera 467 risulta essere frutto di una “creatività” amministrativa senza precedenti in Basilicata, in quanto sembrerebbe confezionato un abito su misura per il giornalista Massimo Calenda, attraverso una operazione di “taglio e cucito” di due distinte leggi regionali, teoricamente riservate a platee diverse, senza tener in debito conto le specifiche osservazioni fornite dalla Corte dei Conti in occasione della parifica del rendiconto 2017.
Al presidente Bardi e alla sua Giunta però la legge 7/2001 consente di nominare il direttore dell’Ufficio Stampa per intuitu personae, cioè senza dar conto del perché della scelta fatta, ma ha un tetto massimo nella quantificazione degli emolumenti mensili da corrispondere all’interessato. Lo stipendio del capo Ufficio Stampa, recita la legge 7, non può superare quello percepito annualmente da un dirigente regionale di fascia C. Vale a dire: 88 mila euro lordi. Troppo pochi, evidentemente, per un giornalista napoletano, capo-servizio del Tgr Campania.
Uomo dal curriculum dall’indubbio peso, Calenda. Tanto, però, da non poter essere nominato Dirigente regionale esterno (come il Capo di Gabinetto, per intenderci e quindi con un legittimo, seppur inopportuno aumento di stipendio) per la semplice ragione che il titolo di studio riportato nel suo curriculum è il diploma di maturità classica (mentre per i Dirigenti occorre la laurea) ed in più la qualifica di capo-servizio Rai non è equiparabile a quella di un dirigente di azienda privata o di altra amministrazione pubblica che dopo un’anzianità di 5 anni consente di aspirare, da esterno e a tempo determinato, ad un posto nei quadri dirigenziali della Regione Basilicata.
Mi chiedo, conclude Cifarelli, che sulla vicenda ha presentato un’interrogazione insieme ai Consiglieri Braia, Polese e Trerotola, se l’ex generale Bardi, sia consapevole o meno di quanto intorno alla sua segreteria sta accadendo, perché, qualora dovessero essere confermate le indiscrezioni di stampa, si configurerebbe uno strana situazione: i collaboratori guadagnano più del Presidente.