Una tavola rotonda della Cgil su “Costituzione Lavoro e Sud” al Comunale di Matera per illustrare le ragioni del no al Referendum costituzionale. All’incontro, introdotto dal segretario della Cgil Matera Eustachio Nicoletti e moderato dal giornalista Massimo Giannini, hanno partecipato il segretario Cgil nazionale Danilo Bardi, il segretario generale Cgil Basilicata Angelo Summa, il politico italiano e già sindaco di Roma Ignazio Marino e il deputato lucano Roberto Speranza.
Prima del dibattito abbiamo intervistato Massimo Giannini.
La nuova stagione televisiva sulla Rai ha perso un conduttore di talk show. Qualche rimpianto? “Sono tornato a casa, perchè Repubblica è la mia casa da otto anni ed è sempre bello tornare a casa. Sono tornato a scrivere per la carta stampata e credo che sia il giornalismo più nobile perchè ti consente di andare in profondità e di avviare riflessioni. Con la Rai si è chiusa una parentesi ma non è detto che non ci possano essere nuove collaborazioni in futuro. Era scontato che sarebbe accaduto per garantire certi equilibri politici rispetto a certi programmi. Ne ho preso atto serenamente, anche perchè negli ultimi due anni abbiamo fatto registrare il miglior share dei talk show e questo vuol dire che abbiamo fatto bene il nostro mestiere. Ora è cominciata questa bella collaborazione con Di Martedì su La 7 e ho ritrovato il mio amico Giovanni Flores, con il quale ero in concorrenza fino allo scorso anno”.
Come si trova a Repubblica, quotidiano considerato vicino al Governo? “Repubblica comprensibilmente riflette i tormenti della sinistra in questa consultazione ma tratta una pluralità di voci e io mi trovo molto bene. Un tempo Repubblica era considerata l’unica struttura organizzata della sinistra italiana, oggi evidentemente non può essere più considerata tale”.
I sondaggi dicono che il no è in vantaggio sul si? Come vede questa partita Massimo Giannini? “Io credo che chi vince vince di poco ma comunque vada il giorno dopo bisogna mettere insieme i cocci di un Paese che oggi risulta spaccato”.
Dopo il referendum si andrà al voto anticipato nel 2017? “Io credo di si, in entrambi in casi. Se vince il Si Renzi vorrà incassare il plebiscito a suo favore, se vince il no saranno i suoi avversari a chiedere di andare a votare. E in questo caso secondo me si andrà a votare con l’attuale legge elettorale, molto pericolosa per il Pd perchè abbiamo visto già cosa è accaduto a Roma. Io credo che dopo il referendum il Governo dovrebbe invece preoccuparsi dei problemi reali di questo Paese. L’economia va male e sul fronte occupazionale si registrano solo aumenti di voucher, tirocini e apprendistato, la prospettiva è l’austerità”.
Il segretario Cgil nazionale Danilo Bardi ha spiegato perchè il sindacato è sceso in campo a sostegno del no al referendum: “La Costituzione è un tema importante ma Renzi ha trasformato il dibattito sul referendum in una contesa di Governo. L’emergenza è il lavoro ma il Governo Renzi esclusivamente a personalizzare questo appuntamento. La modifica costituzionale è sbagliata nel merito e nel metodo, perchè rafforza troppo i poteri del Governo, proprio nella fase in cui si sostiene che c’è un calo di rappresentanza del popolo nelle istituzioni. Dicono che se vince il si la Camera potrà legiferare con maggiore velocità ma voglio ricordare che la riforma delle pensioni è stata realizzata in 18 giorni, con risultati ovviamente negativi”.
L’ex senatore e già sindaco di Roma Ignazio Marino non ha dubbi: ” Questo è un appuntamento cruciale e io voglio dare il mio contributo perchè ho avuto l’onore di sedere tra i banchi del Senato. Nel 2009 insieme ad altri colleghi abbiamo lavorato per una commissione d’inchiesta sul sistema sanitario nazionale e scrivemmo una legge che ha portato alla chiusura totale dei manicomi criminali. Quando ero impegnato come senatore mi chiedevo se erano necessarie due Camere per fare le leggi e pensavo che una poteva essere sufficiente. Con la riforma voluta da Renzi avremo un Senato che non fa scegliere i suoi rappresentanti ai cittadini. Nel 2006, 2008 e 2013 i cittadini hanno votato senza scegliere i rappresentanti del Senato con una legge elettorale dichiarata incostituzionale. Quel Parlamento eletto in maniera illegittima ha deciso di cambiare la Costituzione e se vince il Si saranno i segretari di partito a scegliere i senatori, che potranno ovviamene beneficiare anche dell’immunità parlamentare. Ricordo che Silvio Berlusconi quando ha vinto le elezioni ha allontanato tre giornalisti. Renzi ha imposto all’Amministratore Delegato della Rai di cambiare i direttori dei giornali non allineati con il Governo e i direttori di rete che non condividono la sua linea politica. Abbiamo chiesto al Ministro dell’Economia di conoscere l’entità del risparmio se viene abolito questo Senato. Il risparmio è di 40 milioni, quindi si passerà dagli attuali 550 ad una spesa annuale di 510 milioni di euro, in compenso ci saranno signori che potranno beneficiare dell’immunità. Dicono che se vince il Si la sovranità popolare conterà di più. Ma se i cittadini vogliono presentare una legge di iniziativa popolare, per esempio su decisioni energetiche, dovranno raccogliere 150 mila, il triplo rispetto alle attuali 50 mila. Per avviare un referendum si passerà invece dalle attuali 500 mila firme a 800 mila firme”. Giannini in proposito ricorda che con la riforma si abbassa però il quorum richiesto per l’approvazione di una legge proposta con referendum, che passa dagli attuali 50% più 1 degli aventi diritto al 50% +1 di chi ha votato. C’è chi dice che bisogna votare Sì perchè comunque c’è un cambiamento. Io ho fatto il chirurgo per un terzo di secolo e se ho mal di pancia non mi faccio operare dal primo gruppo di persone che capita”.
Il deputato lucano Roberto Speranza, l’ultimo a raggiungere il palco dopo aver vissuto un’altra giornata importante in Parlamento per una votazione sul Decreto fiscale, sottolinea in apertura che “questa è la campagna elettorale più brutta della storia della Repubblica. Abbiamo cominciato a maggio con la raccolta firme e siamo arrivati a dicembre che ci sono gli addobbi natalizi. Il problema è che la testa del Paese è ad altro. I cittadini che mi fermano mi chiedono di lavoro, sanità, trasporto pubblico locale. E invece la sensazione diffusa è quella di un castello della politica chiuso su questioni istituzionali. Renzi parla di accozzaglia del no, io non mi sento accozzaglia, perchè quando vado in giro per l’Italia a parlare del referendum incontro il presidente dell’associazione nazionale partigiani d’Italia, il presidente dell’Arci, il presidente di Libera e il presidente di Libertà e Giustizia e oggi la grande organizzazione di lavoro della Cgil, quindi mi sento a casa”. Poi chiede scusa a nome del Pd ad Ignazio Marino. “Quando la politica sbaglia come ha sbagliato il Partito Democratico con Ignazio Marino deve chiedere scusa e lo voglio fare io in questa occasione”. Poi torna ad affrontare di petto le ragioni del no al referendum. “Su Renzi voglio dire anche alcune cose che probabilmente non faranno piacere a coloro che sono qui in sala. Renzi è il mio segretario quando dice che occorre investire di più per l’accoglienza dei migranti o quando approva la legge sulle unioni civili, ma ho contestato la scelta degli 80 euro, di togliere la tassa sulla prima casa senza fare distinzioni tra poveri e ricchi e contesto questa riforma perchè non temo Renzi ma quello che potrebbe accadere dopo di lui. Ho paura del Governo del capo, perchè questa riforma se vince il si favorisce proprio questa nuova forma di Governo del Paese. Ecco perche in un grande partito come il PD ci sono coloro che votano per il Si e quelli come noi che siamo per il No. Diciamo no perchè vogliamo tutelare la democrazia nel nostro Paese ma se vincerà il No non chiederemo le dimissioni di Renzi. Sarà lui a prendere la decisione che ritiene più opportuna per il bene del partito e del Paese”.
Michele Capolupo
La fotogallery della tavola rotonda (foto www.SassiLive.it)