Piano Sud e Patto per la Basilicata, approvata risoluzione.
Riduzione Irap, ruolo dell’Ateneo, aiuti alle imprese, start up, sanità e Matera 2019 al centro del documento, che unifica i due testi di Napoli (Pdl-Fi) e Cifarelli (Pd). La Giunta impegnata “a tenere costantemente informato il Consiglio regionale”.
Al termine del dibattito sul Piano per il Sud e sul Patto per la Basilicata con il Governo nazionale, che si è svolto oggi in Aula, il Consiglio regionale ha approvato a maggioranza (con 15 voti favorevoli di Pd, Pp, Ri, Pdl-Fi, Udc, Psi, e 2 voti contrari del M5s) una risoluzione che impegna il governo regionale “a tenere in considerazione gli interventi di merito sviluppati nel dibattito in Consiglio regionale” ed a “a tenere costantemente informato il Consiglio regionale attraverso incontri di settore nelle competenti Commissioni consiliari regionali ed attraverso una ulteriore comunicazione da parte del presidente della Giunta regionale entro il prossimo 31 dicembre”.
“Il Master Plan ‘Piano per il Sud’ e il ‘Patto per la Basilicata’ – si legge nel documento che unifica due testi presentati da Napoli (Pdl-Fi) e Cifarelli (Pd) – rappresentano gli strumenti di coordinamento delle diverse fonti di finanziamento e delle diverse politiche di sviluppo e coesione attraverso la individuazione di specifici programmi ed azioni, con particolare riferimento: a favorire uno stretto raccordo tra Centri di ricerca (pubblici e privati) e tessuto produttivo, al fine di incrementare le attività di ricerca e sviluppo, attribuendo alle aziende lucane gli strumenti per vincere la sfida della competizione che la dimensione globale dell’economia impone; a promuovere la nascita di distretti tecnologici, alimentati dall’attività di ricerca dell’Università, quale fattore attrattivo degli investimenti; a superare il sottodimensionamento delle imprese lucane, promuovendo ed incentivando la stipula e/o l’adesione a contratti di rete; a verificare le condizioni per procedere alla riduzione del carico fiscale in capo al sistema produttivo lucano, partendo dall’Irap, utilizzando ai fini compensativi le risorse destinate ai sussidi e/o aiuti alle imprese; a valorizzare il capitale umano, rilanciando il ruolo dell’Ateneo lucano e promuovendo l’istituzione di nuove facoltà e corsi di laurea, in uno alla mobilità di ricercatori e alla collaborazione con altri Atenei; a destinare parte del 3 % delle royalties del petrolio, originariamente destinate alla card carburante, per promuovere la nascita e/o a favorire il consolidamento delle start up innovative, vero specchio del dinamismo economico di un territorio; a implementare azioni dirette a rendere la sanità lucana realmente al servizio dei cittadini, con l’abbattimento dei tempi di attesa delle prestazioni sanitarie, favorendo l’appropriatezza delle cure e destinando al sistema sanitario i risparmi ottenuti attraverso l’istituzione di fondamentali strumenti tecnologici quali il fascicolo sanitario elettronico; a rafforzare ulteriormente il progetto legato a Matera 2019, quale capitale europea della cultura che rappresenterà l’Italia in Europa e nel mondo; a sostenere, in ambito di ricerca e promozione culturale e turistica, progetti nel campo archeologico, della rete dei Parchi letterari e delle Fondazioni culturali, dell’accessibilità delle persone con disabilità, dello sport e progetti, nel campo energetico, con finalità didattiche”.
Nel dibattito sono intervenuti i consiglieri Carmine Miranda Castelgrande, Vito Santarsiero, Achille Spada e Roberto Cifarelli (Pd), Giannino Romaniello e Aurelio Pace (Gruppo Misto), Nicola Benedetto (Cd), Luigi Bradascio (Pp), Gianni Rosa (Lb-Fdi), Giovanni Perrino (M5s), Michele Napoli (Pdl-Fi), Francesco Mollica (Udc) e l’assessore Aldo Berlinguer. Ha concluso i lavori il presidente della Regione Marcello Pittella.
Piano Sud e Patto per la Basilicata, nota del Gruppo di Forza Italia
Con l’hastag “#LaBasilicatachevogliamo” il Gruppo di Forza Italia in Consiglio Regionale ha indicato “un altro modello regionale di sviluppo” e sostituendosi alla carenza di scelte di priorità contenute nel documento di Masterplan del Presidente Pittella ha illustrato le proposte prioritarie.
Attraverso numerose slide illustrative è stato il capogruppo Michele Napoli (presente il consigliere Paolo Castelluccio) a spiegare ai giornalisti il “Masterplan di Forza Italia” che si basa tra l’altro in sintesi su: basta sussidi alle imprese; destinare le risorse per incentivare l’adesione delle aziende lucane ai contratti di rete (attualmente solo lo 0,28% delle aziende lucane aderisce ad un contratto di rete); favorire l’avvio di fattori produttivi endogeni nei settori del manifatturiero, edilizia, ristorazione, servizi per la persona, la sanità e l’assistenza sociale; arginare la moria delle aziende artigiane (meno 1055 unità tra il 2009 e il 2014); prevedere contributi a fondo perduto ed in parte come prestiti rimborsabili a tasso agevolato per quanti intraprendono una nuova attività che prevedere investimenti tra 20mila e 200mila euro.
Nell’evidenziare che il Masterplan è un documento di pianificazione strategica che incide sugli elementi di maggiore criticità del contesto economico e sociale della Basilicata e che il Contratto Istituzionale di Sviluppo è lo strumento attuativo di tale pianificazione, Napoli ha affermato che “il Governo ricerca il ritorno della politica a scelte prioritarie di programmazione. Ed è proprio quello che manca nel documento del Presidente Pittella che contiene una mera elencazione di interventi ed opere, sottraendosi al principio di responsabilità di scelta e quanto alle risorse finanziarie si riduce ad una somma ragionieristica dei fondi Ue derivanti dal prossimo sessennio.”
Il capogruppo di Forza Italia ha quindi elencato i punti di handicap del tessuto produttivo lucano: scarsa apertura ai mercati internazionali; eccessiva frammentazione; dimensioni ridotte delle aziende; eccessiva dipendenza dell’apparato produttivo dal sistema regionale di sussidi ed aiuti, il “mercato politico degli incentivi”. La Giunta con i bandi Pia (Piani Integrati di Aiuto) – ha detto – ripropone un modello di sviluppo, quello dei sussidi alle imprese, privo di effetti migliorativi per il sistema produttivo lucano che è diametralmente opposto alla Basilicata che vogliamo noi. La conferma delle debolezze vengono dai dati Movimpresa sulla demografia delle nostre aziende: il saldo tra natimortalità nell’ultimo trimestre 2015 è positivo per sole 65 unità a fronte di un saldo nazionale di più 20mila unità. Napoli con la proiezione della slide della “classica” vendita della Fontana di Trevi del celebre film di Totò, ha quindi fornito alcuni esempi di quella che ha definito la “politica del prendi i soldi e fuggi”: EcoSuPower Atella; Lucana Calzature Maratea; Filatura Valle di Vitalba; Stardrtela Sant’Angelo Le Fratte; Daramic di Tito .
Per il capogruppo di Fi “due sono i grandi assenti dal Masterplan del Governo Regionale: l’Università e la sanità. Di qui le proposte: rilanciare il ruolo dell’ateneo lucano quale fondamentale strumento di valorizzazione del capitale umano; superare il dato fortemente negativo che vede solo il 24% degli studenti lucani iscriversi all’Unibas; istituire nuovi corsi di laurea (ingegneria mineraria e scienze gastronomiche); una maggiore mobilità dei ricercatori e dei professori universitari; incremento della collaborazione con gli altri atenei; elevazione della qualità della didattica reclutando gli insegnanti migliori; destinare una parte del 3% delle royalties del petrolio ad un fondo per finanziare i percorsi di studio per i giovani più meritevoli e la nascita di start-up innovative (sinora solo 30 in Basilicata).
Per la sanità Napoli ha evidenziato che secondo l’ultima rilevazione sui LEA (livelli essenziali di assistenza) la Basilicata è relegato al 12esimo posto tra le Regioni (nel 2011 era settima) e che il tasso di emigrazione sanitaria è al 28,3% con una spesa al 2014 di 39 milioni di euro, mentre i tempi di attesa delle prestazioni sanitarie sono preoccupanti (da 31 giorni per un intervento di angioplastica coronarica ai 331 giorni per una risonanza magnetica osteoarticolare). Il gruppo di Fi ha da tempo indicato le soluzioni attraverso la mozione “sanità by night” che prevede di tenere aperti i laboratori delle strutture sanitarie anche la sera e nei giorni festivi, rilanciando il fascicolo sanitario elettronico.
Castelluccio ha ribadito il giudizio fortemente critico sul disegno di programmazione di Pittella sottolineando che anche le scelte fortemente attese dalla Città di Matera e dal Materano non trovano la considerazione e l’attenzione dovute.
Patto per la Regione Basilicata”: “Ennesimo patto, ennesimo “pacco” per i lucani?”
Il gatto, Pittella, e la volpe, Renzi, rassicurano i cittadini lucani: “di noi vi potete fidar”!
Nota di Gianni Perrino, capogruppo di Movimento 5 Stelle in- Consiglio Regionale
Leggendo il documento “Patto per la Regione Basilicata” molte volte mi è tornata alla mente una frase di Pier Paolo Pasolini: “il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia”
Anche questo “Patto per la Regione Basilicata” è l’ennesima dimostrazione di inconciliabilità tra il “coraggio della verità” e la sua “pratica politica”, il suo governo della cosa pubblica e delle immense risorse del territorio lucano che a tutto risponde fuorché all’esclusivo interesse dei cittadini lucani, delle famiglie e delle microimprese, delle piccole e medie imprese lucane: gli unici nostri “datori di lavoro”, cui spetta la sovranità della Basilicata. Una sovranità che la Commissione dell’Unione Europea e questo Governo Renzi, da ultimo con una “schiforma” incostituzionale e antidemocratica della Costituzione, intende, di fatto, togliere ai cittadini.
Più che un “Patto”, infatti, questo documento che Lei, Presidente Pittella, sottopone oggi all’attenzione del Consiglio, appare avere tutte le caratteristiche tipiche del cosiddetto “Pacco”, ovvero, nel linguaggio gergale e informale, del “bidone”, del raggiro, dell’ennesimo imbroglio ordito ai danni dei lucani.
Merita un giudizio così severo e così tranciante un documento che altro non è che una “riedizione” di altri documenti di “programmazione” che lei ha presentato solo qualche mese addietro a quest’Aula, Presidente Pittella, quali ad esempio la relazione sullo stato di attuazione dei progetti finanziati con i fondi comunitari.
Ma cos’è il “Patto per la Regione Basilicata”? Cosa si nasconde dietro una denominazione apparentemente così solenne? Altro non è che un accordo che si andrà a stipulare, non si sa quando, tra il Presidente del Consiglio dei Ministri, Renzi, e il Presidente della Regione Basilicata, Pittella. Ma per fare che, per quali finalità?
Ce lo dice l’articolo 2 della bozza del Patto: “i Soggetti sottoscrittori” (cioè, Renzi e Pittella) “intendono definire un percorso per una manovra unitaria e complessiva di intervento sul territorio della Regione Basilicata, finalizzata allo sviluppo economico, produttivo ed occupazionale dell’area, nonché alla sostenibilità ambientale ed alla sicurezza del territorio”
E come si vogliono realizzare queste ambiziosissime finalità? Attraverso il “rapido avvio e garantendo l’attuazione degli interventi considerati strategici, nonché facilitando la nuova programmazione nazionale e comunitaria 2014-2020”.
Il duo Renzi-Pittella si propone di realizzare “sviluppo economico, produttivo ed occupazionale dell’area (la Basilicata), nonché la “sostenibilità ambientale” la “sicurezza del territorio”.
Certo quanto a “sostenibilità ambientale” ed a “sicurezza del territorio”, Pittella non poteva trovare partner più idoneo e indicato di Renzi, fautore unico col suo PD, dello Sblocca Trivelle (art. 38 dello Sblocca Italia) e dello Sblocca Inceneritori (art. 35 dello stesso “Sblocca” anzi “Sbrocca” Italia)!
Quale credibilità ha Renzi quando si pone obiettivi simili rispetto ad una terra come la Basilicata costantemente aggredita dalle mire predatorie delle compagnie petrolifere e dalle lobby che osteggiano (al di là delle dichiarazioni di facciata) la concreta realizzazione di un ciclo di gestione virtuoso dei rifiuti (davvero “Rifiuti Zero”), perché fanno sontuosi profitti sulle discariche e sull’incenerimento dei rifiuti?
Ma di cosa stiamo parlando?! Davvero la manipolazione del vocabolario si è spinta fino al punto di farci smarrire l’autentico significato delle parole? Di negare l’evidenza dei fatti?
Il “Patto” è pieno zeppo di parole e termini con cui si cerca di capovolgere il senso e il significato. “Chiunque detenga il potere può controllare anche il linguaggio, e non solo con le proibizioni della censura, ma anche cambiando il significato delle parole” scrive il poeta polacco Czeslaw Milosz, citato da Gianrico Carofiglio. Il quale chiosa, richiamando Primo Levi: nella lingua del Terzo Reich, tronfia e urlata, “lo stile obbligatorio per tutti era quello dell’imbonitore”.
Ed è con il classico stile dell’imbonitore televisivo che Renzi offre a Pittella il suo aiuto per spendere i soldi che dovrebbero giungere in Basilicata per il ciclo comunitario 2014-2020: la Regione Basilicata avrebbe una dotazione di 2,4 miliardi di euro. Quasi 1800 milioni saranno gestiti direttamente dalla Regione, i rimanenti 600 milioni dal Governo. Fino al 2020 la Lucania avrà, complessivamente, circa 3 miliardi di euro da spendere per le politiche di sviluppo. Una montagna di soldi: rispetto alla quale Pittella e Renzi, si pongono, di fronte al cittadino lucano, come il Gatto e La Volpe del Pinocchio di Collodi: “di noi ti puoi fidar”!
Renzi, con la complicità di Pittella, vuole mettere le mani sui fondi comunitari che arriveranno in Basilicata: lo dimostra l’utilizzo dei “Contratti Istituzionali di Sviluppo” (CIS, istituiti da Berlusconi nel maggio 2011) che altro non sono che contratti sottoscritti dal Ministro per la Coesione Territoriale, d’intesa con il Ministro dell’Economia e Finanze e da altre amministrazioni pubbliche competenti (tra cui Regioni, Ferrovie dello Stato e RFI, Rete ferroviaria Italiana, la SpA dello Stato che gestisce la rete ferroviaria di cui hanno arrestato – con l’accusa di aver truccato degli appalti milionari – il presidente, l’ingegnere Dario Lo Bosco). I CIS sono contratti teoricamente “volti a eseguire interventi prioritari di sviluppo, soprattutto nelle aree svantaggiate e nel Mezzogiorno”. E come sono finanziati questi CIS? Dal Fondo Sviluppo e Coesione (FSC 2007-2013 e 2014-2020), dal Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale, dalle risorse del Piano di Azione e Coesione (PAC) e da ulteriori fonti finanziarie “nell’ottica della programmazione unitaria”: Programma Operativo 2014-2020 ma anche, immancabile, il “mitico” project financing.
E quali sono i “campi dei miracoli” proposti dal duo “collodiano” Renzi-Pittella ai lucani per impiegare e moltiplicare i denari comunitari?
Al netto di qualche nuovo inglesismo, sono praticamente sempre gli stessi “interventi strategici” molte volte già declamati, sempre in modo vago e indefinito, sia da Pittella che, con tecnica da consumato piazzista di pentolame, dal suo comprimario fiorentino, Renzi.
Anzitutto, si elencano una lista di interventi finalizzati a colmare il gap “infrastrutturale”: piattaforma logistica Pisticci, centro intermodale di Ferrandina ma anche “connessioni rete nazionale trasporti” tra i quali vengono inseriti anche due “corridoi” ferroviari: Potenza – Matera – Bari e quello “Matera – Ferrandina – Pisticci”, e poi una decina di altri tra i quali quello destinato alla Aviosuperficie “E. Mattei” contemporaneamente anche per l’aeroporto di Pontecagnano (Salerno) cui la Regione Basilicata vorrebbe destinare ulteriori 9 milioni di euro “a valere sul programma dei fondi europei 2014 – 2020”, nonostante il suo recente declassamento.
Insomma, in tema di trasporti e infrastrutture, c’è di tutto, di più: decine di interventi, piccoli ma anche molto corposi, eppure completamente scoordinati e scollegati l’uno con l’altro, in un disegno complessivo assolutamente distonico e disarmonico ma che, soprattutto, non fa i conti con l’indisponibilità di Ferrovie dello Stato a considerare la Basilicata una regione con gli stessi diritti alla mobilità ferroviaria delle altre regioni, in primis del Nord.
E non solo in materia di infrastrutture, dinanzi ad un coacervo caotico di interventi, promessi e magnificati sulla carta, sprovvisti di indicazioni, anche generiche e di massima, di tempi e di finanziamenti, appare legittimo che sorga un dubbio: ma il “Patto” è l’ennesima mera e brecera operazione di marketing politico del duo Pittella-Renzi ?
Il dubbio si rafforza se si leggono gli altri “interventi strategici” promessi, quali ad esempio:
– Adeguamento e riqualificazione strutture sanitarie;
– Programma per l’adeguamento delle strutture sanitarie e la riqualificazione strutturale ed impiantistica.
Ma qual è la residua credibilità di Renzi anche in merito al rispetto dei diritti inviolabili alla salute dei cittadini lucani? Rispetto a quanto previsto dal Patto Nazionale per la Salute 2014-2016 (115,4 miliardi), il disegno di Legge di Stabilità 2016 prevede che il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) nel 2015-2016 venga definanziato per 4,4 miliardi, cifra che si aggiunge agli oltre 25 (miliardi di euro) già sottratti al SSN dalle precedenti manovre finanziarie nel quadriennio 2012-2015. I tagli del Governo nazionale interessano anche il fondo per la sanità delle Regioni e produrranno una diminuzione dei trasferimenti anche per la Basilicata; la stima per il 2015 è di circa 23 milioni di euro in meno, a cui si dovrebbe aggiungere un ulteriore diminuzione di 12/15 milioni di euro!
In tema di ambiente, la vera priorità e il vero asset strategico della Basilicata, cosa prevede il Patto? Poco o nulla. Rilievo solo alla “realizzazione impianti depurazione” per i quali la Basilicata è incorsa in procedure di infrazione comunitaria e pochissimo altro. Il “Patto” tace, incredibilmente, sul livello di allarme raggiunto dall’inquinamento da idrocarburi e sulla necessità e urgenza di procedere allo “stop” totale e incondizionato di nuove estrazioni, sia in terra che in mare, al fine di realizzare un sistematico monitoraggio del territorio ed a una bonifica dello stesso: tutelare quello che resta dell’agricoltura, del territorio e delle produzioni agricole di qualità della nostra regione. Il nostro oro è blu, Presidente Pittella: è l’acqua! Non è il petrolio, di scarsa quantità e qualità, che, al popolo lucano, non conviene estrarre!! Oltre alle miserrime ricadute occupazionali, il trend del prezzo al barile pronosticato da Goldman Sachs, una delle più grandi banche d’affari del mondo, addirittura a 20 euro nei prossimi anni, rende ancora più incredibile e assurdo l’accanimento delle multinazionali del petrolio per i giacimenti lucani: imitiamo i paesi più civili ed evoluti come la Danimarca e come il Costarica, Presidente Pittella, che hanno praticamente dimostrato che abbandonare definitivamente i combustibili fossili, non solo è possibile ma che si deve! Salviamo il nostro territorio, fragilissimo, sia geologicamente che idrograficamente dall’assalto petrolifero!
Il M5S Basilicata crede convintamente in un modello alternativo di sviluppo che capovolge il paradigma classico del “più crescita, più PIL, più occupazione, più benessere”: un paradigma completamente e drammaticamente smentito dai fatti. Come molti tra gli economisti più coraggiosi e innovatori vanno da tempo dicendo e scrivendo, il futuro si chiama “economia circolare”, Presidente Pitella. Basta leggere le ultime dichiarazioni di Jeremy Rifkin sulla “Terza Rivoluzione industriale”: “Entro 25 anni non useremo più energia derivata dal petrolio e dal nucleare: proverrà integralmente da fonti rinnovabili” (…) “l’energia solare costerà sempre meno, ognuno sarà in grado di produrla da solo e vendere quella che non gli serve”. È una trasformazione radicale, da consumatori a prosumer, produttori e consumatori allo stesso tempo; dopo quella del vapore e dell’elettricità, la Terza rivoluzione Industriale passa per il digitale e l’economia della condivisione, appunto “l’economia circolare”. Non avrà più importanza il possesso delle cose, dei beni, ma quello che conterà sarà poter accedere ai servizi.
Questa “vision” è del tutto assente nel “Patto”: è inquietante leggere di un rafforzamento del “cluster” “chimica verde” del tutto disancorata, ad esempio, da filiere autenticamente “biologiche” e di valorizzazione delle produzioni agricole lucane di qualità da realizzare bandendo l’impiego di fertilizzanti chimici.
Appare del tutto spocchioso, didascalico e finanche irrispettoso della enorme disoccupazione intellettuale citare nuovamente obiettivi che ribadiscono l’importanza di investire in “ricerca e sviluppo” e innovazione, sia nella “cultura” come “obiettivi strategici”: finora sia il Governo che la Regione Basilicata non ha fatto assolutamente nulla di concreto in materia, se non continuare ad alimentare, con consistenti rimesse, inefficienti enti regionali, “postifici” ad appannaggio della classe politica regionale. Restano inascoltate, come sempre, d’altronde, le raccomandazioni dell’ultimo rapporto della SVIMEZ sull’ “utilizzo sapiente delle risorse nazionali ed europee che, unito a una precisa volontà politica di sostegno al settore, potrebbe creare 200mila nuovi posti di lavoro nel Mezzogiorno, di cui circa 90mila laureati”.
In questo contesto di mancanza di visione e di dilapidazione sistematica dei fondi pubblici e comunitari in mille rivoli, a che serve poi l’ “Agenda Digitale regionale e “Scuola Digitale” così come il completamento infrastruttura Banda Ultra larga?
A cosa serve la Scuola Digitale se, come certificato dalla SVIMEZ, la scuola nel Mezzogiorno è ”un ascensore sociale mancato”? Al Sud riguardo alla “qualità” dell’istruzione si dice che “non sembra insomma in grado di emancipare i ragazzi dalle origini sociali della famiglia: la mobilità sociale si ferma fin dai banchi di scuola, e si continua a crescere come si nasce. I problemi della scuola vanno quindi oltre la scuola, e spesso la precedono”. A questo proposito, Presidente Pittella, anche la SVIMEZ, nell’ultimo rapporto, ribadisce la necessità di introdurre una misura di giustizia e redistribuzione sociale quale è il “Reddito di Cittadinanza (nell’ultima versione proposta dal Movimento 5 stelle)”.
Il “Patto” omette completamente qualsiasi cenno e riferimento a misure così importanti ed essenziali, senza le quali qualsiasi programmazione, seppur articolata, di opere pubbliche e di obiettivi (più o meno ambiziosi), è votata ad un sicuro fallimento.
Purtroppo, ancora una volta duole segnalare che il “Patto”, unitamente ad altri documenti programmatori, è espressione di una visione di Basilicata completamente rivolta all’indietro, al “passato”, con tutti i vizi e le terribili aporie di cui è costellato il passato lucano: tutt’intorno alla Basilicata il mondo cambia alla velocità della luce e il duo Renzi-Pittella non sono in grado né di comprenderlo e né, quindi, di immaginare e proporre un futuro di benessere per il lucani e per la Basilicata: “sono troppo pochi i politici capaci di immaginare il futuro e comunicarlo, ma una volta raccontata la storia ecco che tutto comincia a cambiare” (Rifkin).
In ultimo, ci permettiamo di tornare a rammentarLe, Presidente Pittella, che la Commissione Europea ha raccomandato il rispetto delle seguenti “condizionalità ex-ante” di competenza regionale che devono essere rispettate entro il 31 dicembre 2016:
– Documento strategico regionale per l’attuazione dell’Agenda digitale in linea con la strategia nazionale;
– Piano di gestione dei rifiuti e delle bonifiche;
– Piano di tutela delle acque;
– Piano regionale dei trasporti;
– Piano di Rafforzamento Amministrativo;
– Legge sulle azioni regionali attuative dello Small Business Act;
– Strategia di specializzazione intelligente (RIS3).
Ad un anno dalla scadenza, la Regione Basilicata, fatta eccezione per il “piano di rafforzamento amministrativo”, parzialmente avviato, non si è ancora dotata di nessuno di questi essenziali strumenti pianificatori preliminari.
Badi alle cose serie, Presidente PIttella: i lucani non meritano altri “patti” che odorano di “pacchi”, che si definiscono “per la Basilicata” ma sono scritti per umiliarla e per spogliarla di risorse, sovranità e dignità. Questi ”pacchi” il M5S li rispedisce al mittente!
Relazione di Gianni Rosa (Consigliere regionale FDI) su Masterplan Basilicata: “Il libro dei sogni di Pittella & Renzi”.
Presidente e Colleghi,
la seduta odierna vede all’ordine del giorno la discussione sul Patto per lo Sviluppo della Regione Basilicata all’interno del generale “Piano per il Sud”, solo ultima di tante misure che nel tempo si sono susseguite per sostenere il Mezzogiorno d’Italia.
Mi sia concessa, in apertura, una digressione storico-politica: Salvatore Lupo, storico più vicino alle opinioni politiche di questa maggioranza consiliare che alle mie, in un suo recente libro definisce la questione meridionale come la Questione per eccellenza della storia italiana. E se il Governo Renzi, con lo stile da venditore di pentole che gli è proprio, ci propone l’ennesimo “Piano per il Sud” in 150 anni di governo unitario, a 60 anni dalla Riforma Agraria e dagli interventi della Cassa del Mezzogiorno, significa che la Questione è ancora lontana dall’essere risolta.
E non è che poi si sforzi molto per risolverla: ricordo che il Masterplan è stato lanciato da Renzi l’8 Agosto scorso nell’ambito di una direzione del Pd, emblema della politica che parla alla politica, in cui denunciava che “la classe dirigente del Mezzogiorno non può esimersi dall’assumersi le proprie responsabilità” e che “il punto non è la mancanza dei soldi, ma della politica”. Credo che questo sia un riferimento non molto velato all’incompetenza di chi ci ha governato finora, cioè del Pd stesso. Sono parole di Renzi, Presidente, del suo segretario di partito e del suo Presidente del Consiglio. Ecco io mi sento, per una volta e solo per una volta, di associarmi a queste parole.
Del resto le condizioni drammatiche in cui versa il Mezzogiorno d’Italia sono state fotografate, solo qualche mese fa, da un’impietosa analisi dello Svimez, che data la larga diffusione che ha avuto sui media, sulla stampa nazionale e anche all’interno del dibattito politico, mi limito qui solo a ricordare brevemente, nei suoi dati più significativi. Dal 2000 ad oggi, il Mezzogiorno è cresciuto meno della Grecia, a ciò si aggiungono: caduta degli investimenti, crollo dei consumi a tutti i livelli, allargamento dei divari sociali nel mercato del lavoro, frattura tra Giovani e Lavoro senza uguali nel resto d’Europa. Lo Svimez, erede di quella che fu la Cassa del Mezzogiorno, fotografa così la situazione: RISCHIO SOTTOSVILUPPO PERMANENTE.
E proprio nei giorni seguenti alla pubblicazione dei dati di queste analisi, il Governo Renzi ammetteva l’esistenza del problema e annunciava il Grande Piano per il Sud da 100 miliardi di euro, promette “entro settembre” un masterplan per il Mezzogiorno.
Peccato, poi, che questa discussione è rimasta, in realtà, solo una discussione tra ‘amici’. Ad esempio nelle 104 pagine che compongono la Nota di aggiornamento al Def: la parola “Mezzogiorno” compare in tutto due volte. Il termine “Meridione”, invece, non compare affatto. Mentre per ben due volte è menzionato il “Sud”: in una delle due si parla della Corea del Sud.
Inoltre, il Piano per il Sud non trova contezza neanche nella legge di Stabilità in discussione in Parlamento. Pochi i segnali; a conferma che il Piano per il Sud è più una grande trovata mediatica di Renzi, che nel Sud intravede un importante bacino elettorale, che una reale soluzione ai problemi esistenti. Infatti, per il Sud, sono previsti solo gli 800 milioni di euro destinati alla bonifica dell’Ilva di Taranto, i 150 milioni di euro all’anno per il 2016 e 2017 per la riqualificazione della Terra dei Fuochi e gli investimenti per la realizzazione dell’Alta Velocità ferroviaria sulla tratta Napoli-Bari, che non toccano la Basilicata. La nostra Regione è interessata solo per 28 milioni in quattro anni da destinare a Matera Capitale europea della Cultura 2019. Tra l’altro scaglionati nel tempo, si partirà nel 2016 con 2 milioni per giungere entro il 2019 ai complessivi 28 milioni.
Ma anche a voler andare oltre, ci chiediamo: in questa “grande attenzione” del Governo nazionale verso il Mezzogiorno, in quella che dovrebbe essere la grande occasione di rilancio del Sud, dove siamo noi Lucani? Presidente Pittella, lei, nel Consiglio del 20 Ottobre scorso, ci ha presentato la sua visione di questo Piano per il Sud, non tralasciando, al solito, di evidenziare i risultati economici che a suo avviso segnalano un’inversione della tendenza rispetto alle “condizioni non semplici” ereditate dalle gestioni precedenti.
Ci preme ricordarle, innanzitutto, che lei è stato primo attore delle ‘gestioni precedenti’, poi che, dal punto di vista strettamente economico, le sue riflessioni sono errate. Ci spiace rientrare nella categoria di quelli “affetti da sindrome del disfattismo”, ma meglio essere gufi delle dolomiti lucane che ‘allocchi’ toscani.
“Nel 2014 l’attività economica della Basilicata ha ristagnato”, sono parole che estrapoliamo dall’ultima analisi di Bankitalia sull’economia della nostra Regione. Presidente, i rapporti vanno letti per intero e non solo nelle parti che risultano più utili ad approvare il proprio operato.
Ma di più. Qualche mese fa, era Luglio, il rapporto Istat sulla povertà in Italia, relativo all’anno 2014, posizionava la nostra Regione al secondo posto, poco invidiabile, nella classifica relativa all’indice di povertà familiare con oltre il 25% di famiglie lucane che vivono al di sotto della soglia di povertà.
Anche nel mercato del lavoro, le analisi non si discostano di molto: è vero che si registra nella nostra Regione un incremento delle forza lavoro, nei primi sei mesi del 2015, di un + 29.8% di nuovi contratti, così come evidenziato dal rapporto Inps. Ma è anche vero che il 65% di questi sono contratti a tempo determinato, numeri cui si aggiunge l’incremento esponenziale dell’uso dei voucher, che segnalano inequivocabilmente una fragilità del sistema economico lucano, poco propenso alle assunzioni stabili e il fallimento delle politiche regionali e nazionali di lotta alla precarietà.
Un piccolo inciso lo meritano, poi, anche i dati relativi alla sanità, argomento da lei affrontato, Presidente: prima di immaginare percorsi che portino ad “allungare la vita e a prevenire decessi”, che pure noi speriamo possano presto attivarsi, ci duole ricordarle che “i drammi umani e familiari” – e resto sempre sulle sue parole – che i Lucani ogni giorno si trovano ad affrontare, sono quelli relativi alla mobilità e alla migrazione sanitaria: anche qui, Presidente Pittella, le classifiche pubblicate solo qualche mese fa ci mettono in testa a primati molto poco invidiabili.
Quando, poi, viene in questo Consiglio e ci parla di criteri “per il fondo relativo alla sanità”, le sfugge che il suo Governo non mette in discussione i criteri ma il fondo stesso tagliando, per il triennio 2016-2019, 17 miliardi alle Regioni per la spesa sanitaria. E cosa ha risposto il suo Premier al grido d’allarme dei Governatori che lamentano di non poter offrire i livelli essenziali di assistenza? Glielo diciamo noi: “adesso con le Regioni ci divertiamo”. Le pare il comportamento di chi vuole “un protagonismo regionale”? E non vogliamo soffermarci, in questa sede, sull’idea di soppressione della nostra Regione che il suo partito e il suo Premier hanno intenzione di perpetrare. E già solo questa considerazione, rende inutile la discussione odierna, perché se andasse in porto questa scellerata proposta, tutte queste belle parole risulterebbero ancor di più uno specchietto per le allodole.
Ma andiamo avanti. Parliamo dell’Università, che troppo spesso appare più un postificio della politica che un centro di ricerca: che le piaccia oppure no, Presidente, un ateneo sopravvive se riesce a competere con le migliori Università nazionali, in termini di ricerca prodotta, unico output misurabile dell’attività accademica, seppur con tutte le difficoltà del caso, e non se riesce a piazzare qualche amico della politica in più, su qualche cattedra. E la sua affermazione sulla impossibile competizione dell’UNIBAS con le Università di Torino o Milano conferma il progetto fallimentare di una Università che serve a piazzare gli amici e non a produrre ricerca. Del resto l’altissima percentuale di emigrazione studentesca testimonia come la sfida formativa e culturale dell’Università di Basilicata è ad oggi persa.
Potrei dilungarmi ancora a lungo ma rischieremmo di allontanarci dal focus della nostra discussione odierna, Presidente, e del resto quelli che sto elencando sono dati tragici che incidono sulla qualità della vita dei Lucani tutti i giorni e che perciò gli stessi Lucani conoscono benissimo, oltre ai tanti spot che lei, come Renzi, adotta.
Andiamo oltre, la ripresa del Pil meridionale, registrata solo qualche giorno fa sempre dallo Svimez, è impietosa per la Basilicata: il Pil in sette anni va giù di oltre il 16% e la previsione per il 2015 che sfiora un ribasso, rispetto ai dati già drammatici del 2014, dell’1%. E non basta la sola performance boom nelle esportazioni: senza la presenza di Fca Sata in Basilicata, quel +148% sarebbe stato irraggiungibile.
È ovvio che ci rallegriamo della presenza dell’automotive a Melfi, sempre più forte grazie agli investimenti di Fiat che non ci risulta, però, essere un’impresa lucana, ma al tempo stesso sappiamo benissimo che da sola non basta per contrastare tutti i dati negativi che prima ho elencato. E lo sa perché non basta, Presidente Pittella?
La lezione ci viene dalla storia, anche abbastanza recente. Anche negli anni 90 la nostra Regione conobbe livelli di esportazioni notevoli, dovuti in gran parte all’industria automobilistica e al petrolio: fu un fuoco di paglia destinato presto a spegnersi, come ci racconta la storia degli anni seguenti. E sa perché? Perché la politica lucana – sempre troppo impegnata a foraggiare clientelismi vecchi e nuovi – non ha mai saputo sfruttare la presenza di questi assets produttivi per stimolare autoimprenditorialità e crescita economica vera che lasci risultati tangibili sui territori.
Meccanismi virtuosi di autoimprenditorialità, investimenti seri e certi in infrastrutture capaci di colmare il gap con il resto del paese, focus sui settori capaci di reggere la competitività nazionale ed internazionale. Ci aspetteremmo questo da un grande Masterplan che abbia l’ambizioso obiettivo di far ripartire l’economia lucana e meridionale. Quello che ci viene presentato oggi, invece, è il vecchio libro dei sogni sbiaditi, in alcuni casi vecchi più di 20 anni.
Partiamo dalle infrastrutture: il documento che ci ha presentato per la discussione in Consiglio, Presidente Pittella, è praticamente la copia dell’Intesa Generale Quadro tra Ministero delle Infrastrutture e dei Traporti e la Regione Basilicata approvato dalla sua Giunta con le delibere n. 967 del 30 Luglio 2014 e n. 771 del 24 luglio 2014. Intesa, che non è una novità, in quanto riprende a sua volta quella del ‘Piano Nazionale per il Sud” del 26 Novembre 2010 – che non è, dunque, un’invenzione di Renzi – Piano nazionale che a sua volta riprende l’Intesa Quadro tra Governo e Regione datata 20 Dicembre 2002.
Mi chiedo, ma allora oggi di cosa parliamo? Quale sono le novità rispetto al 2002? Evidentemente siamo difronte alla solita rimpaginazione del medesimo “piano strategico” che oggi, in epoca renziana, decliniamo come “Masterplan”.
Ora, dunque, credo sia chiaro perché non si può credere a questo Masterplan: perché se è vero che a livello nazionale i Governi sono cambiati, ma a livello regionale c’eravate sempre voi, qui, a gestire fondi, a dire cosa andava fatto e cosa no. Insomma, voi avete governato e i problemi sono sempre gli stessi.
Rimanendo sul tema delle infrastrutture, i ritardi della rete ferroviaria lucana, vengono raccontati ogni giorno: mentre l’assessore Berlinguer promette la Freccia Argento, o anche qualcosa di meglio, a Potenza i treni accumulano ritardi, non riescono ad arrivare e la capitale europea della cultura resta isolata dallo snodo ferroviario.
Parliamo degli Aeroporti? Pontecagnano, mentre la Regione Basilicata candida, a valere sul PON infrastrutture, l’aeroporto campano e il Governo Renzi lo eleva a struttura strategica nazionale, la società che lo gestisce ha un passivo superiore ai 2,4 milioni di euro, che ovviamente andremo a coprire con soldi lucani. E a questo si aggiunge che, chiuso al traffico di linea ormai da tre anni, viene declassato, ovvero viene limitata anche l’aviazione privata, non su richiesta dell’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile, ma della società stessa. Ma noi Lucani siamo oramai tristemente abituati ai molto poco remunerativi investimenti dei Governi di centrosinistra.
Ma le fandonie presenti nel libro dei sogni che lei e Renzi state pubblicizzando, sperando di lanciare ancora una volta fumo negli occhi dei Lucani e degli Italiani, non si fermano alle infrastrutture: guardiamo, ad esempio, alle Politiche per i giovani.
Anche qui le stesse promesse, le stesse azioni, addirittura le stesse parole di sempre, degli ultimi 20 anni: “investimenti specifici nei settori ad elevato assorbimento” e verrebbe da chiedersi sulla base di cosa, se non delle mode momentanee. Vengono considerati alcuni settori particolarmente in voga – tipo la green economy o i servizi sociali -, servizi per l’impiego, con il coordinamento con le Agenzie del Lavoro, sostegno all’autoimpiego: sembra di rileggere il piano regionale Garanzia Giovani. Oppure il Ponte per l’Occupazione o tante altre iniziative precedenti, tutte uguali tra loro. Eppure non ci sembra, aspettando risposte alle nostre interrogazioni, che queste iniziative abbiano fermato l’emorragia di giovani lucani che abbandonano la Basilicata.
Ma continuiamo nella nostra analisi. La nostra attenzione non può non fermarsi sulle zone economiche speciali. Anche questa proposta è vecchia: è una nostra proposta che il suo Governo regionale non ha neanche voluto prendere in considerazione; forse per il timore di farci trasformare da gufi in aquile, che hanno davanti l’orizzonte e sanno come raggiungerlo. Ebbene sì, Presidente, i disfattisti, noi, la ZES, l’avevano inserita nella proposta organica sul petrolio e sul rilancio dell’economia lucana, il 30 giugno 2014.
Ma, oggi parliamo delle sue proposte. Quindi ritorniamo sulle “aree industriali ad alto potenziale di attrattività” da promuovere presso investitori esterni al Mezzogiorno. Anche in questo caso, Presidente, ci sembra la riproposizione stanca di iniziative che nel passato sono fallite più e più volte. Ricordiamo ad esempio la Val Basento e le Aree Industriali finanziate con la Legge 219.
Sicuramente più incisivo sarebbe accompagnare qualsiasi iniziativa con incentivi di carattere fiscale per eventuali finanziatori esterni alla nostra Regione: ma il loro ottenimento è difficile, lo dice anche lei, poiché nullo è il peso politico della classe dirigente lucana e meridionale, aggiungiamo noi.
Classe dirigente che in queste ore viene scavalcata dallo stesso Renzi, che a prescindere dal peso politico del Pd lucano, per far dimenticare le mancate promesse proprio sul Piano del Sud, lancia un’idea condivisibile di un possibile taglio delle imposte alle imprese dal 27 al 20%. Allora quanto da noi proposto non era così peregrino?
Il problema vero però, Presidente Pittella, è che in questo Masterplan manca la politica, intesa come idee e visioni di sviluppo economico nuove e non scopiazzate da piani già falliti nei decenni precedenti. Questo va detto ai cittadini lucani, ricordandogli che l’intera classe dirigente lucana e meridionale è, in questo momento storico, tutta targata Pd.
Il Masterplan e il piano attuativo della Regione Basilicata sono un inutile elenco di vecchi sogni e di misure già testate e già fallite.
Il Masterplan non è altro che la riproposizione degli stessi Piani inseriti già in Accordi Quadro con lo Stato o l’elenco di quello che volete finanziare con la nuova programmazione europea, cambia solo il nome ma parliamo delle stesse cose.
Per quanto detto è chiaro che il Sud necessita di altro. Interventi seri e puntuali che affrontino in maniera organica i problemi del Mezzogiorno. Non basta razionalizzare la spesa dei fondi europei, bisogna intervenire sui problemi reali quali il lavoro, la competitività delle imprese, la formazione professionale, la carenza di infrastrutture.
Per questo al Sud servono risorse straordinarie le quali devono essere aggiuntive rispetto a quelle ordinarie. Oggi, invece, non parliamo di nuove risorse ma di quelle che decliniamo con gli acronimi Pon, Fesr, Fse, Feasr, Fsc e così via. Parliamo di risorse che, a prescindere dal Piano per il Sud ,sarebbero, comunque, giunte a destinazione.
Cos’è allora questo Piano per il Sud? Diciamolo chiaramente. Il Piano per il Sud è solamente una razionalizzazione di interventi già programmati. È la suddivisione di risorse già esistenti per determinati investimenti, per ciascuna Regione. Ecco perché si chiama Piano per il Sud e non Piano Straordinario per il Sud. Perché si tratta di risorse ordinarie, per interventi ordinari, non di risorse aggiuntive. Visto così, il Piano si ridimensiona notevolmente, così come si ridimensiona l’attenzione del Governo Renzi verso il Mezzogiorno d’Italia.
La verità, Presidente Pittella, è che lei gioca a fare il Renzi lucano, buttando fumo negli occhi dei Lucani con iniziative spot. Mentre Renzi, grazie alla copertura mediatica delle televisioni, vende pentole nelle case degli italiani raccontando di riprese economiche che naturalmente ci auguriamo ma che al momento sono tutte da verificare, lei gira la Basilicata, sperando che i Lucani abbiano ancora l’anello al naso.
Ma l’immagine vuota della sala qui, a Potenza nell’ambito della riunione del Pd, di soli due giorni fa, certifica che i Lucani già sanno: anche questo Masterplan è l’ennesima presa in giro. E lo hanno capito anche i vostri amministratori. Tutti assenti. Quell’appuntamento si è dimostrato l’ennesima prova della politica che parla alla politica, peraltro assente.
In definitiva, Presidente, cosa dobbiamo dirle. Il progetto è ottimo! Vuole suggerimenti? Noi proponiamo la Potenza-Melfi a 6 corsie, il Freccia Rossa Matera – Potenza – Roma, l’apertura delle facoltà di giurisprudenza, medicina e psicologia, un assegno mensile di 1.000 euro per ogni giovane disoccupato per 5 anni. Come vede, potremmo giocare al rilancio, lei dice due strade noi quattro. Ma questi intendimenti sappiamo bene restano sogni. E anche se qualcuno dei progetti finanziati dovesse realizzarsi, Presidente, sono 40 anni che attendiamo. Voi dovete terminarli. E ci sarà poco di cui vantarsi se per adeguare 50 chilometri di strada ci mettete 20 anni.
Questo Masterplan è la certificazione della politica del nulla che avete portato avanti, dell’inconcludenza della classe politica che ci ha governato finora. Voi tutti, che avete concorso a questo sfacelo, siete i soli responsabili.
Voi siete dei debitori insolventi, debitori del Popolo lucano. Questi interventi e speriamo che in parte si realizzino, non sono una vittoria, ma un debito che dovete pagare, si spera finalmente, al Popolo lucano.
Masterplan, Benedetto (CD): adoperarsi perchè non sia libro dei sogni
“E’ necessario precisare gli interventi più importanti e definiti strategici per evitare che il Masterplan si risolva nel “libro dei sogni” tenuto conto che la Basilicata occupa il 184esimo posto nella classifica della dotazione infrastrutturale delle 270 regioni d’Europa e il penultimo posto per indice di accessibilità regionale su scala nazionale (38,7 punti rispetto ai 70,6 del Piemonte) e che ci sono 37 grandi opere incompiute”. Lo ha sostenuto il capogruppo di CD Nicola Benedetto nell’intervento in aula sul documento di Masterplan illustrato dal Presidente Pittella nella seduta del 20 ottobre.
Nel richiamare i dati della Svimez su povertà e benessere sociale – il 25,5% delle famiglie povere sul totale, ill 61,7% dei lucani percepiscono al massimo il 40% del reddito medio regionale – Benedetto ha posto un interrogativo: “come abbiamo fatto a rendere il nostro territorio in queste condizioni? Un esempio su tutti: vent’anni fa era possibile, viaggiando in treno in vagone letto, raggiungere comodamente da Metaponto la città di Roma. Oggi non è più possibile mentre si allunga il gap con il centro-nord come dimostra il collegamento ferroviario veloce Roma-Milano in meno di tre ore. Il termine masterplan richiama alla mente un vecchio e sempre attuale detto: chi fa, chi mette da parte e chi distrugge. Prima della “distruzione” abbiamo registrato due fasi di attività politico-amministrativa caratterizzate da due generazioni di classi dirigenti. Gli anni 60-70 sono stati gli anni delle grandi opere pubbliche ed infrastrutturali – la Basentana, la Sinnica, le dighe. Negli anni 80-90 la classe dirigente ha mantenuto quegli standard di servizi, preoccupandosi di salvaguardare quel minimo che ancora oggi garantisce le attività delle nostre popolazioni. La situazione attuale è invece quella fotografata da Svimez. E adesso cosa fare?
Per Benedetto “la maggioranza deve ripiegarsi nell’individuare priorità di scelte dando risposte alle questioni più urgenti a partire dal petrolio che continua a non dare i benefici specie di occupazione che tutte le nostre comunità e non solo della Val d’Agri e Sauro si aspettano come dimostrano le minacce di licenziamento e i posti precari. Tra le priorità il capogruppo del Cd ha ricordato quella di far volare la Basilicata attraverso l’istituzione di un fondo finanziario per attivare almeno due voli giornalieri da Pisticci per Roma e Milano (e ritorno) consentendo di volare a circa 25mila lucani rispetto agli 8mila complessivi che hanno volato nel 2014 da Pontecagnano-Salerno. Rispetto ai 3,8 milioni spesi per la partecipazione all’Expo di cui ancora non registriamo vantaggi – ha aggiunto – è una cifra estremamente ridotta.
Nel riferire che “indiscrezioni sul piano di sito unico delle scorie radioattive, che è ancora secretato, indicano la Basilicata come localizzazione” Benedetto ha detto che “dobbiamo prepararci a fronteggiare questa sciagura e a concentrare ogni sforzo perché al termine di questa legislatura possiamo lasciare qualcosa del nostro operato”.