Il movimento civico rappresentato dall’associazione Matera 2020 ha inviato alla nostra redazione le linee guida del programma per “La città che sale”. Le riportiamo di seguito.
“Matera 2020” riconosce il valore di un “tempo”, quello attuale, che deve orientare scelte politiche e strategiche mirate alla capitalizzazione del nuovo ruolo che la città ha assunto nel più ampio panorama nazionale ed internazionale.
“Matera 2020” guarda ad un orizzonte di medio-lungo periodo con un programma che desidera porre l’attenzione sui riflessi economici, culturali e sociali che potranno svilupparsi oltre l’anno in cui la città sarà Capitale Europea della Cultura.
“Matera 2020” propone un modello collaborativo e partecipativo, che punti all’ascolto, al coinvolgimento, alla cooperazione diffusa e trasversale sul territorio, rispettosa ed aperta a tutti i suoi attori.
“Matera 2020” è un movimento civico caratterizzato dalla presenza di una pluralità di sensibilità, culturali e professionali, che si aprono – con una disponibilità personale e collettiva – nel disegnare e proporre una nuova visione della città ed una correlata nuova agenda di priorità per i prossimi anni.
Obiettivo è porre insieme le basi per un diverso corso progettuale orientato allo sviluppo e per il consolidamento del nuovo posizionamento economico, sociale e culturale di Matera, governando la vittoria conseguita con il titolo di Capitale Europea della Cultura 2019 puntando su assi strategici e duraturi, in grado di incidere sul tessuto produttivo, sugli indicatori occupazionali, sulla vivibilità della città, sulla sua gioiosa ri-nascita.
La notorietà della città di Matera, la sua reputazione, il valore della sua storia -che si nutre ed accresce nella visione di un nuovo futuro che oggi incorpora ed esprime in tutto il suo potenziale – la pongono in una posizione privilegiata per diventare concreto laboratorio di sperimentazione di rigenerazione urbana e civica.
S’impone un modello di governo attivo del territorio declinato per macro progetti di sviluppo, che non vogliono tradire al contempo la sete circa un rinnovato impegno nella gestione di servizi moderni, efficienti ed in linea con le attese dei cittadini e degli ospiti che la visitano e la vivono nella loro breve o prolungata esperienza di “temporanea residenza”.
Una città internazionale, ma anche una città ordinata e gioiosa, dove è desiderabile e bello vivere e dove è possibile (ben) lavorare, una città accogliente, pulita, smart, inclusiva e rispettosa; una città aperta e partecipata, che sa intercettare risorse per progettare il proprio futuro, e che al contempo sa gestirle con trasparenza, sapienza, efficienza. Un percorso che impone sin dall’inizio un nuovo patto collaborativo con i cittadini e con le imprese, da coinvolgere in un necessario e diffuso percorso di responsabilità civica, collaborazione, partecipazione, rispetto, valorizzazione, impegno socialmente responsabile.
Con la prospettiva 2019 il ruolo di Matera nello scenario territoriale della Regione Basilicata diventerà sempre più strategico, e la città si caricherà di forti/necessarie responsabilità e correlata leadership progettuale, diventando fucina laboratorio per l’intero Sud Italia. Di qui la consapevolezza di dover rafforzare le progettualità e capacità attrattive d’investimento in una prospettiva inclusiva e partecipativa, che coinvolga la Regione Basilicata e tutti i Comuni lucani e che veda anche nelle città di BARI e di TARANTO altri due riferimenti importanti con cui costituire tavoli di lavoro interistituzionale per cavalcare nuove opportunità di sviluppo del Mezzogiorno.
“Matera 2020” declina, nella prima fase della sua proposta di condivisione aperta con la città, due livelli del suo pensare, del suo progettare e del suo immaginare il percorso in merito a:
il “governo” strategico del territorio
l’erogazione dei servizi sul territorio
Con la designazione di Matera a Capitale Europea della Cultura 2019 il primo ambito costituisce di fatto la cornice di uno sviluppo possibile e desiderabile ma non necessariamente facilmente raggiungibile, da gestire con progetti esemplari e “mirati”, declinati su poche, specifiche, importanti e ben delineate azioni.
La visione strategica e l’orgoglio per il posizionamento conseguito ed il ruolo che la città sarà chiamata a svolgere nei prossimi anni richiedono per ciò stesso un impegno straordinario, su tavoli istituzionali nazionali ed internazionali guidati da una forte governance e capacità contrattuale.
Ciò non può significare al contempo una riduzione dell’impegno e della visione sulle modalità attraverso cui gestire il “governo ordinario” dei servizi, rispondendo alle domande dei cittadini rispetto all’identità e peculiarità del luogo/quartiere in cui abitano e in generale alla qualità della vita nella città in cui risiedono.
Si tratta di due dimensioni che devono intrecciarsi e dialogare, nella consapevolezza dell’importanza ascrivibile ad entrambe, che possono vicendevolmente e rispettosamente essere integrate in una lettura nuova delle priorità del territorio.
IL GOVERNO DEL TERRITORIO
La nuova programmazione dovrà strutturarsi per progetti/assi e non già essere proposta con una lettura lineare per ambiti (urbanistica, lavoro, ambiente, mobilità, servizi sociali…). La multidisciplinarietà dei singoli progetti incrocia le “politiche” e non già la “politica”, e nutre ciascun ambito di dimensioni diverse (ideative e di progettazione, di realizzazione, di gestione, di sviluppo…) e di fattori diversi (produttivi-occupazionali, ambientali, culturali, sociali). Un’impostazione trasversale che concretizza processi trasformativi del territorio orientati allo sviluppo. Il collante dei progetti – pur nel rispetto delle loro specifiche identità, finalità prioritarie ed accessorie – è quello di incidere sul territorio per le valenze economiche, produttive, occupazionali e quindi sociali che esprimono.
Idealmente è possibile proporre uno schema fisico/plastico della città sulla base degli interventi da realizzare.
Matera è una città lineare, organizzata da sempre intorno ad una frattura morfologica – quella della Gravina – che ha dettato da Nord a Sud ritmi ed emergenze di sviluppo ed organizzative; idealmente in città “corre” una infrastruttura “fisica” che lambisce la barriera naturale dell’altopiano murgico, (da intendersi non già come una barriera naturale bensì come grande occasione di sviluppo) ed è quella del percorso ferrato che attraversa la città. Potrebbe apparire un paradosso per la città di Matera eppure proprio tale linea può essere (e non solo simbolicamente) una traccia su cui andare a collocare i punti attenzionali su cui innervare i diversi progetti.
Le grandi centralità urbane, intese come occasioni di accesso e porta di fruizione per luoghi, opportunità, servizi, possono andare a polarizzarsi proprio lungo tale strada ferrata che puntualizza, facendolo proprio, il continuum da venusio al polo ospedaliero, popolandolo di vere e proprie “stazioni” (GATE di accesso, che possono esser considerati snodi importanti del nuovo processo di costruzione dell’accesso alle opportunità ed ai servizi della città).
PRIMO SNODO: Venusio
Il primo polo di accesso da considerare in questa tratta ideale è quello collocato nel Borgo Venusio- asse commerciale, dove oggi avviene lo scambio treno-trasporto su gomma e dove immaginare un primo punto di parking per chi accede con propri mezzi e conseguente accoglienza e raccordo con il sistema di trasporto urbano (di superficie o sotterraneo)
SECONDO SNODO: Villa Longo
Il secondo gate è rappresentato dalla stazione di “Villa Longo”, una porta di fatto da considerarsi come “principale” per il suo naturale ed immediato collegamento con il parco delle cave di tufo e chiese rupestri.
Una vera e propria “quinta scenica” questa, all’interno della quale sarà possibile organizzare un sistema di accoglienza/informazione/accesso e di visita in grado di restituire a cittadini e turisti occasioni di immersione sensoriale ed emozionale nello straordinario parco naturale della Murgia Materana, da arricchire con esperienze urbane di “land art”, che mettano al centro il territorio (in un unicum che leghi paesaggio, archeologia, arte e ambiente). Tecnologia e Ambiente qui devono convivere, come simboleggiato dalla presenza del Centro di Geodesia Spaziale sull’altopiano murgico.
TERZO SNODO: Area ex-pastificio Padula
Il terzo gate in questo percorso è rappresentato dal polo ex-pastificio Padula. Si tratta di una fondamentale porta di accesso al quartiere Piccianello (dal mulino Alvino, all’ex mattatoio, al campo sportivo) e luogo elettivo per la costruzione ragionata di un luogo da connotare con una forte valenza “culturale” e produttiva, che sappia fare cioè della cultura un vero motore di sviluppo formativo, economico ed occupazionale (nel campo del cinema e produzioni multimediali, arti performative e dello spettacolo, polo formativo e culturale, laboratori sperimentali). Una piattaforma creativa e culturale integrata potrà qui essere basata, unitamente alla possibilità di collocare al suo interno incubatori d’impresa e start-up legate alla medesima filiera di appartenenza,
QUARTO SNODO: Piazza della Visitazione
L’altro gate nel percorso di emergenze è quello di “Piazza della Visitazione”, vero punto centrale e fondamentale cerniera fra città nuova e città antica, dove da sempre vi sono tante proposte e che andrà riconsiderata tanto per gli aspetti logistici/accoglienza, quanto per quelli funzionali alla migliore conoscenza ed accesso ai luoghi ed agli eventi che la città sarà in grado sempre con più ricchezza di offrire.
QUINTO SNODO: Campus Universitario- Lanera
Altro Gate è quello del CAMPUS UNIVERSITARIO – Parco del Castello. Elemento collinare questo su cui organizzare vari episodi di rivitalizzazione culturale e produttiva, dove la formazione continua, la generazione creativa e l’impulso dato da tecnologia/innovazione possono coesistere, dialogare, crescere reciprocamente. L’Università costituisce l’elemento centrale in tale disegno e tutti i servizi che da essa e per essa possono qui esser collocati devono convergere in un piano di accoglienza, residenzialità, sapere.
SESTO SNODO: Polo Ospedaliero
Infine l’ultimo Gate nel continuum considerato, sarà quello che cuce l’area di Agna-Polo ospedaliero con accesso agli ultimi quartieri della Città in direzione Sud-est, anch’esso da considerare come possibile altra porta della città e quindi da focalizzare con ulteriori interventi di accoglienza e specializzazione tematica.
In questa prospettiva è possibile delineare l’immagine di una Città Policentrica, bella da vedere, da vivere, da percorrere lungo una via ferrata (in parte sotterranea) che interconnette tante centralità urbane e gates di accesso a zone monumentali con forte valenza paesaggistica. Esse dovranno necessariamente essere alleggerite del traffico oggi molto consistente – ed in prospettiva esponenzialmente problematico per la quantità di accessi in città stimabili – incentivando una mobilità intelligente e sostenibile, puntando sull’apporto dell’ interscambio modale (gomma ferro) ipotizzabile in un’area di grande parcheggio accoglienza in zona Venusio ed in generale nei punti di accesso alla città, ottimizzando i collegamenti pubblici, incentivando il bike sharing .
In questo disegno lineare lungo l’asse tracciato si può sviluppare un paradigma di dialogo fra “il sopra” ed il “sotto”, includendo in questa narrazione una sorta di “underground cittadino” in cui le “stazioni”/snodi tracciati diventano di fatto porte di accesso per la città e quindi per la conoscenza e la fruizione degli spazi e delle opportunità che in essi si dipanano, per i cittadini e per i turisti.
Ognuno di questi snodi è di fatto un luogo fisico/una “stazione” che porta altrove ma che è essa stessa dotata di funzioni: è percorribile, mobile, fruibile, aperta, accessibile, anch’essa gioiosa ed accogliente, qui è possibile incontrarsi, conoscere, apprendere, vedere, sperimentare, vivere non solo in termini di “passaggio” una occasione di contatto, di conoscenza e di servizio con la città.
La “città che sale” è una città che guarda alle sue bellezze, alla sua identità, alle peculiarità anche dei singoli quartieri.
In questa narrazione vi è il tema della valorizzazione della MATERA del 900, con il suo ricco patrimonio di architettura moderna e contemporanea, che includa esempio il Teatro Duni o altri edifici di pregio da riqualificare o più in generale quartieri e borghi che sono stati anche modello di innovazione urbana, fra cui spicca quello di La Martella.
Il tema della “cucitura” della città attiene il coinvolgimento di tutti i quartieri ed in particolare di quelli che oggi si sentono effettivamente “periferia” (serra rifusa, san giacomo, agna, matera 2000) per riqualificare i quali occorrono interventi sia di carattere strutturale che di innalzamento qualitativo con erogazione servizi di qualità, esperimenti partecipati di cittadinanza responsabile che “adotta” i suoi luoghi, li vive e li cura, azioni che rendano più belli i quartieri stessi con piccoli esperimenti di verde urbano (anche con la partecipazione dei cittadini e comitati di quartiere) /arte urbana di qualità.
Le attuali “Periferie” sono i quartieri di nuova espansione edilizia della Città, soprattutto quelli realizzati negli ultimi tre decenni, spesso con approccio incolto e speculativo; quartieri dove la qualità urbana si intravede con fatica ma dove occorre riportare il “Bello che non c’è”, così come dice Renzo Piano, che individua nelle periferie gli “organismi fragili e deboli delle Città”, che bisogna ricucire e fertilizzare. La ricucitura parte dalla riqualificazione degli spazi che interconnettono gli Edifici con la tecnica del Rammendo, il che significa ripensare e riprogettare questi spazi, aggiungendo in essi Arte Urbana che produce cultura estetica e visiva nei Cittadini: “Come si sa l’Arte è Inciampo, e da sempre massaggia il muscolo atrofizzato della sensibilità collettiva”. L’Arte Urbana e’ produzione di senso, senso di appartenenza e di responsabilità sociale negli Abitanti che – anche così – diventano “Abitanti Culturali”.
In tale ragionamento una priorità di carattere funzionale e specialistico dovranno assumere i Borghi e le stesse Aree Industriali e Produttive, da interconnettere al resto della città.
Il ricco patrimonio storico, urbanistico ed architettonico della Città designata come Capitale Europea della Cultura rivive nella considerazione trasversale per punti e per progetti e trova nuovamente nei Rioni Sassi l’ambito di un focus attenzionale che, rispettoso dei luoghi, porti ad una loro riconsiderazione in chiave funzionale e di valorizzazione che abbracci in un programma specifico su luoghi, contenuti, servizi, laboratori, attività economiche-produttive, residenze, ricettività.
Qui è racchiusa la storia più antica della Città, dove si ritrovano tutti i segni dell’esperienza millenaria dell’Uomo, ed oggi patrimonio mondiale dell’umanità.
Sassi ed Altopiano Murgico compongono un paesaggio culturale al centro dell’attenzione degli Antropologi di tutto il mondo, e – unitamente al centro storico – compongono la “Core Zone” (Sassi e antistante prospetto murgico) e il resto la “Buffer Zone”, dove ogni intervento dovrà derivare dalle previsioni del Piano di Gestione dell’Unesco.
Questo è un piano che è stato predisposto ma mai discusso né approvato, ed assieme al Manuale del Recupero dovranno essere la bussola per ogni intervento futuro in questo delicato territorio.
Bisognerà ripristinare una nuova, unica ed autonoma struttura tecnica, formata da professionisti di indiscussa reputazione, a cui affidare il compito di sovrintendere ogni intervento su questo territorio(Core Zone e Buffer Zone), attraverso la gestione sapiente di entrambi gli strumenti, piano di gestione Unesco e manuale del recupero, il tutto all’interno della strumentazione urbanistica vigente nei vecchi quartieri di tufo (programmi pluriennali) e del Parco delle chiese Rupestri (Piano particolareggiato vigente).
E’ in questo straordinario ambito che potrà essere declinato e meglio affrontato il tema ECONOMICO correlato alla CULTURA, che inglobi armonicamente l’ambito produttivo, occupazionale, artigianale ed artistico. Il polo museale integrato di Matera , il ruolo del MUSEO DEA, la Scuola di Restauro, l’Università, la scuola di Arti e Mestieri, il Centro di Geodesia Spaziale, i diversi contenitori ed incubatori culturali dovranno in questo contesto lavorare in modo indipendente ma complementare e sinergico in un disegno che ponga la cultura come motore di crescita e sviluppo duraturi nel tempo.
Tutta la Core Zone e la Buffer Zone del Piano Unesco sono un luogo di Scienza e di Ricerca, dove il tema della produzione culturale dovrà recuperare la sua centralità, in coerenza con la storia degli ultimi 60/70 anni di storia della Città.
Questo significa affermare un modello di politiche culturali centrato sulle Industrie Culturali e Creative, sulle imprese delle Arti Performative e dei Beni Culturali, concretizzando in forma stabile e duratura il valore di una “Economia della Cultura”, dove la progettazione e la produzione degli eventi previsti dalla Fondazione MT2019 sarà di competenza di Industrie Culturali dotate di autorevolezza scientifica ed artistica.
Questo porta al tema della programmazione e gestione delle nuove e vecchie Istituzioni Culturali:
1) Il Museo DEA (Etno-Demo-Antropologico), la madre di tutti i musei cittadini, da realizzare recuperando il progetto esistente e mai utilizzato, secondo lo schema di un eco-museo da realizzare nell’area del quartiere Casalnuovo, ambito 22 della programmazione urbanistica dei Sassi: qui si strutturera’ la narrazione di secoli di storia di “Civiltà Rupestre”che in quei luoghi si son svolti, affidandone la regia agli Antropologi; qui si realizzerà un dipartimento di ricerca in campo antropologico-culturale coinvolgendo la stessa Università della Basilicata.
2) Coordinamento dell’offerta culturale di tutti i musei cittadini promuovendo e realizzando un progetto terzo che li valorizzi, promuova e li comprenda tutti (Dea, Musma, Palazzo Lanfranchi, Museo Ridola) e realizzando un unico Brand Culturale.
3) Un grande Polo della Formazione artistica, tra l’Universita’, la costituenda “Scuola di Restauro” nel Convento di Santa Lucia integrata con il grande Laboratorio di Restauro già esistente, l’Accademia di Belle Arti da chiedere di realizzare in una Città in cui certo non può mancare, una “Scuola di Arti e Mestieri” nella “Casa Ortega”, dando così realizzazione a un grande sogno del Maestro Spagnolo, una “Scuola di design” già delineata nel dossier di candidatura.
4) La realizzazione di un grande quartiere di botteghe artigiane e artistiche intorno alla Casa Ortega, che di fatto finisce con realizzare una filiera produttiva a valle della stessa Scuola di Arti e Mestieri in essa presente.
5) La realizzazione del grande “Parco delle Antiche Cave di Tufo”,che dovrà inglobare la Cava Paradiso e la Cava del Sole, che si estenderà da quelle settecentesche fino a quelle presenti oltre l’antica chiesa della Palomba: un grande Parco di Land Art, di Arte Ambientale, la cui gestione artistica potrà essere integrata nel polo dei musei cittadini.
In queste nuove e vecchie Istituzioni Culturali, potranno essere percorse forme di gestione innovative che ben si inquadrano in quelle del “Partenariato Pubblico-Privato, favorite tra l’altro dall’evoluzione che il contesto normativo del settore registra a livello nazionale.
Un piano di interventi articolato questo ma delineato per PROGETTI, da intendersi come fortemente interconnessi, ed atti ad offrire una visione organica in grado di accrescere l’offerta complessiva della città (per i cittadini, i visitatori, gli studiosi, i nuovi residenti), le sue occasioni di posizionamento culturale, le sue opportunità di crescita occupazionale e di attrattività, anche di investimenti di privati.
I SERVIZI SUL TERRITORIO
Il non meno importante ambito della visione “Matera 2020” sui SERVIZI che caratterizzeranno la città di domani, pone l’accento – come sopra detto – sui singoli quartieri e sulla necessità di partire da essi per l’articolazione di un programma di riqualificazione diffuso, che accresca la qualità della vita dei cittadini che vi risiedono.
Ogni quartiere ha la sua storia, le sue caratteristiche dimensionali, le sue emergenze, da cucire e connettere con un piano analitico che li veda nuovamente protagonisti di una ri-nascita diffusa, capace di cogliere anche in questo caso sensibilità attenzioni e collaborazioni per un innalzamento degli indicatori di vivibilità della zona.
Il programma sui servizi verrà declinato in forma integrata rispetto alla visione generale di città accogliente e moderna, considerando sia le peculiarità delle singole aree d’intervento (ambiente, raccolta rifiuti, mobilità, servizi sociali ed assistenziali, spazi e strutture per incontro-socializzazione-, illuminazione pubblica, risparmio energetico, impiantistica sportiva….) che le esigenze dei profili dei destinatari (segmentati per composizione familiare, caratteristiche socio-demografiche…), così da includere politiche sociali mirate ed attente.
Pur nelle maglie dei rigori di una diffusa spending review che impone attenzione ai singoli capitoli di spesa, la città nel suo insieme (e non solo una sua parte)- per configurasi come smart/intelligente, aperta e accessibile dovrà porre molta attenzione all’ottimizzazione ed alla innovazione nell’erogazione dei servizi pubblici. Una sensibilità che grazie al diffuso impiego delle nuove tecnologie della comunicazione, della mobilità, dell’efficienza energetica, possa incidere nel miglioramento della qualità della vita da parte dei cittadini, del tessuto associativo, degli operatori economici e culturali del territorio.
Il laboratorio di ascolto e di partecipazione proposto da “Matera 2020” partirà proprio dai quartieri, con un percorso di analisi, di coinvolgimento e di partecipazione diffusa che possa permettere di definire le priorità d’intervento per ciascuno di essi.
CONCLUSIONI
Quelli tracciati in questo documento sono spunti che animano un percorso in divenire, con alcuni punti saldi definiti ed un attenzione costante alla elaborazione condivisa e partecipata.
Si tratta di interventi strutturali ed ambiziosi, ma al contempo fattibili e riconducibili ad un orizzonte di cinque anni, in grado di sostenersi finanziarmente e di crescere anche in virtù delle opportunità di investimento che i privati potranno intravedere in uno scenario siffatto.
Un piano di lavoro che mette insieme saperi, esperienze, sensibilità, contributi tecnici ed aspettative, che vuole essere stimolo costante e partecipato nel cambiamento generalizzato dello skyline economico della città.
Un laboratorio urbano che – forte della riconoscenza nei confronti della storia e del valore della città, orgoglioso per la opportunità che oggi si presenta di rappresentare il Sud e l’Italia nell’Europa della Cultura – saprà arricchirsi di diverse energie, esperienze, saperi e proposte per arrivare alla realizzazione puntuale dei progetti ed alla costruzione di un programma di qualità per la “città che sale” di domani.
Oggi le città ed i territori stanno vivendo una forte trasformazione da un punto di vista sociale e della rete di relazioni, con una modifica sostanziale delle attese e dei bisogni dei cittadini e con una spinta maggiore di questi ultimi ad essere protagonisti del cambiamento, in termini di responsabilità, consapevolezza, motivazione e volontà di partecipazione e coinvolgimento attivo. Si tratta di un motore dalle forti potenzialità che va accompagnato e canalizzato affinché generi risultati di valore.
Creare comunità forti, sane, connesse, in linea con l’orientamento che vede le città sempre più proiettate ad una economia della conoscenza e della collaborazione diffusa, necessita di un forte sforzo sul piano della informazione, del coinvolgimento e della sensibilizzazione orientata al fine.
Tutti gli attori del sistema sul territorio sono chiamati ad essere coinvolti protagonisti e non spettatori in questa nuova prospettiva di collaborazione e condivisione nella progettazione ed erogazione di nuovi servizi: singoli cittadini, associazioni, aziende. I cittadini si sentono comunità in movimento, si riuniscono, condividono esperienze, risorse, competenze, creano spontaneamente nuovi modelli di servizio (collaborativi) e nuove forme di reciprocità e di gestione, intervenendo anche in ambiti prima di stretta competenza pubblica.
Una cittadinanza attiva e motivata, che promuove dal basso iniziative, proposte, servizi ed idee in risposta a bisogni e attese comuni, va accompagnata al cambiamento e supportata sul piano della generazione di opportunità, mettendo a punto strumenti e canali che agevolino tale processi, e li rendano sempre più fluidi ed accessibili.
La provocazione di “Matera 2020” in tal senso è quella che parte dal momento delle primarie aperte per poi continuare ad essere modello di ascolto partecipato lungo tutto il successivo impegnativo ma entusiasmante cammino.
mi piace molto la dott. Venanzia Rizzi, speriamo per una Matera che desidera crescere