Matera Civica in una nota ripercorre le tappe che hanno impedito fino ad oggi la realizzazione dell’aula consiliare del Comune di Matera: “Alla ricerca dell’aula perduta”. Di seguito la nota integrale.
Abbiamo le idee per far crescere la città, manca però la memoria. L’emblematica vicenda dell’aula consiliare del Comune di Matera.
L’aula consiliare che non c’è, ma che è stata progettata già tre volte. Uno dei tre elaborati, inserito in un preliminare di piano, un progetto di grande qualità, pubblicato e recensito in Italia e all’estero, giace da qualche parte negli uffici comunali dal 2000. La vicenda che intende evidenziare il movimento politico Matera Civica mette in luce una vicenda di memoria debole, che rema contro gli interessi della comunità. Non vuole essere un dito puntato, di protesta e orfano di proposte.
Più che accusare l’intenzione è quella di aiutare a ritrovare idee e progetti migliori per guardare avanti, perché l’alternativa c’è già. Per anni, a partire dal 1960, il refettorio dell’ex convento di Santa Lucia, poi trasformato in palestra, ha ospitato provvisoriamente le adunanze del Consiglio comunale, in via La Vista. Un problema irrisolto che si è trascinato a lungo.
Anche ben oltre il 1978, quando gli uffici municipali si trasferirono nella moderna sede di via Aldo Moro. Bandito dal Comune nel 1964, ci fu un concorso che vide protagonisti, tra gli altri, l’architetto Vincenzo Baldoni e l’ing. Piergiorgio Corazza. Arrivarono primi. Era il 1972 e, dopo una serie di vicissitudini – tra consistenti varianti progettuali e impedimenti di ogni tipo – con una spesa di 2 e miliardi e mezzo di lire, si giunse a realizzare un edificio di sei piani del volume complessivo di 35 mila metri cubi.
Ma sulla superficie utile totale, 8.500 metri quadrati, non fu utilizzata l’area destinata all’aula consiliare e altri servizi ancora, ai piedi della collina di Macamarda. La parete verticale prospiciente, ancora oggi su via Aldo Moro, è la testimonianza di un progetto mai completato, che contemplava, tra gli altri, la presenza degli ambienti dedicati al sindaco e alla Giunta, poi sistemati al sesto piano. E non è un caso se sulla facciata di via Moro non c’è la scritta Municipio, che campeggia ovunque, sui palazzi comunali di centri grandi e piccoli, come si evince dai immagini d’epoca di piazza Sedile.
Non è tutto. Memori che l’area era già stata destinata dal piano di Luigi Piccinato del 1956 al nuovo centro della vita politica e amministrativa della città, nel 1993 fu indetto un concorso nazionale che prevedeva la sistemazione dell’intera area – aula consiliare compresa – un tempo dedicata alla memoria di Giacomo Matteotti. L’esito della gara è noto fin dal 1994.
E’ disponibile pure un’interessante documentazione raccolta in un volume intitolato “Progetti italiani per Matera”. C’è stato addirittura un ricorso al Tar, vinto dai professionisti guidati dall’urbanista Carlo Aymonino, purtroppo scomparso già da qualche anno e quindi non più in grado di far valere i suoi diritti. In ogni caso, sull’autorevolezza di questo nome non dovrebbe essere necessario spendere chissà quali parole. Ma nei giorni scorsi è stato presentato un terzo progetto nell’ambito del programma delle opere pubbliche che, immemore del passato, intende realizzare l’Amministrazione comunale.
Eppure, lo stesso ente parteciperà alla prestigiosa Triennale Milano che ha in programma di presentare un’ampia mostra dedicata alla figura dell’architetto Carlo Aymonino, nel periodo che va da maggio a settembre 2021. Una sezione particolare sarà dedicata a Matera quale protagonista della buona pianificazione meridiana e saranno esposti i seguenti progetti a firma di Aymonino: Quartiere “A” Spine Bianche (Concorso 1954, nuovo progetto e realizzazione 1955-1959), Piazza Mulino (Progettazione e realizzazione 1988 -1991), Progetto del Parco della Gravina di Timmari alle “Monacelle” in agro di Matera (Progettazione 1988, non realizzato), Concorso nazionale di idee per piazza Matteotti. Il nuovo centro civico della città, quello del concorso del 1993, giunto primo e mai realizzato.
Secondo il movimento politico Matera Civica, con l’umiltà e il realismo che il caso richiede, non sarebbe sbagliato affidarsi a una delle figure cardine dell’urbanistica del Novecento europeo. Ma se proprio si vuol fare finta che questo patrimonio non sia mai esistito, perché non bandire un concorso di idee con un tetto spesa all’altezza della storia di una città laboratorio di urbanistica che Matera, caso raro nel Mezzogiorno e a buon diritto, può tornare a vantare?