Il 3 gennaio 2020 il giornalista Camillo Langone pubblicava sul quotidiano “Il foglio” un articolo con un titolo provocatorio che ha ovviamente scatenato la reazione dei cittadini materani dal titolo “Matera è per le masse. Preferisco Altamura”. Di seguito il testo integrale e la replica dell’ex parlamentare, consigliere regionale e assessore regionale della città di Matera, Vincenzo Viti, oggi consigliere Svimez.
Camillo Langone: “Matera è per le masse. Preferisco Altamura”.
Le masse sono andate a Matera, io vado ad Altamura. Ad ammirare il presepe di pietra della Cattedrale, col Bambino ma pure col lupo che divora l’agnello, per far capire che il Natale non cancella la Pasqua. A incontrare Domenico Ventura, un po’ Balthus e molto John Currin, formatosi in convento ad Assisi prima che in accademia a Napoli, solitario esponente del gotico-erotico murgiano, pittore che diventerà leggenda e intanto dipinge nello studio-grotta al cui interno svolazza un passero francescano e crescono, in sacchetti di terriccio, funghi cardoncelli strepitosamente dark. A mangiare nel fuligginoso forno Santa Chiara, attivo dal 1423, il pasticcio di sponzale e baccalà, come se ad Altamura esistessero ancora cattolici rispettosi del venerdì di magro (credevo di essere rimasto l’unico in Italia). A decifrare sul portale di San Nicola dei Greci gli episodi vetero e neo-testamentari: “Il più bel Diluvio della storia dell’arte” (Cesare Brandi) e un altro presepe, molto piccolo e tanto commovente, con l’asino, il bue, gli zampognari e i magi che si stringono intorno a Gesù. Betlemme in ebraico significa “casa del pane”, Altamura è la città del pane e il posto dove, per chi ha occhi e cuore, Dio nasce tutto l’anno
Di seguito la replica all’articolo di Langone da parte del materano Vincenzo Viti inviata al direttore del quotidiano “Il foglio”, Claudio Cerasa
Caro Direttore,
Camillo Langone oltre che un intelligente osservatore della natura umana è anche un raffinatissimo “odiatore” delle nature che considera immeritate quando non usurpate.
Intellettuale di ascendenze e umori potentini credo abbia salutato come una liberazione il congedo di Matera dai fasti e nefasti delle celebrazioni da Capitale Europea della Cultura.
Come antico “fogliante”, ebbi modo di scriverne non più tardi di quale mese fa, replicando ad una sua incursione ( immagino spiritosa) sulla versione cavernicolante dei costumi del “luogo”.
Il 3 di gennaio invece,e ne sono felice, mi sono imbattuto in un suo felice esercizio di prosa in forma di rosa dedicato ad Altamura città murgiana di elevati titoli gentilizi nella quale egli riscopre tracce di alfabeti , sapori e stupori che non esita giustamente a celebrare . Finanche il pane sembrerebbe essere attribuito esclusivamente al genius loci, mentre è patrimonio comune di un’ antica e civiltà cerealicola e a manifatture mutue e condivise
Vedo che Langone preferisce evitare il passaggio cruciale da una Matera abusata dalle masse per immergersi in percorsi più interiori e canonici.. Ma credo gli sfugga che Altamura ha saputo capitalizzare gli effetti di un costume cooperativo e di una naturale contiguità con Matera, ponendosi come anticamera del fenomeno massivo che pare disturbare le rarefatte atmosfere che egli respira.
Il confine regionale
che separa le due comunità è una mera convenzione amministrativa giacche molto stretta è la integrazione fra le due diverse economie : l’una che si avvale di spiriti vitali e di versatilità levantine,l’altra ruminante perché carica di arcaica souplesse padronale .
Matera è stata città “contadina” illuminata da una straordinaria epopea l’altra una città pastorale e artigiana iscritta in un altro suggestivo ciclo della storia del Sud. Non è perciò un caso che le due società si esprimano attraverso due diversi e complementari fotogrammi , l’uno del “fare”, l’altro dell’ “essere”.
Ritorni perciò Camillo Langone a Matera. Superi la sua naturale, forse nativa obiezione. E misuri quanto è grande e diffusa la ricchezza di cui disponiamo. Solo che la si voglia apprezzare. Superando il confine, anche quando esso costituisce un “limen”.
Vincenzo Viti
Diciamo le cose come stanno, questo tal Langone è nativo di Potenza è per sua natale sfortuna non ama Matera. Non è la prima volta che sputa veleno con le sue Caz…te su Matera, Come tutti i potentini veraci è ossessionato dalla nostra bella città. Vada pure ad Altamura, anzi provi a farlo via Gravina e neanche ci sfiori, siamo felici di questo, non abbiamo bisogno del suo maleodorante genio intellettuale.
Gli rode al potentino!!! E comunque sia uno che scrive ” cattiverie” su Papa Francesco definendolo cattivo e tignoso fa capire la dimensione di questo “giornalista”.