“L’essere stata scelta come città per la sperimentazione della tecnologia 5G è insieme, per Matera, Capitale Europea della Cultura 2019, una opportunità e un riconoscimento delle sue potenzialità”. Lo dichiara Maria Antezza, deputata del Partito democratico.
“Il fatto che – spiega – il Mise, nella persona del sottosegretario Giacomelli, abbia incluso Matera tra le 5 città che apriranno la strada dell’innovazione in Italia, è per noi un motivo di grande soddisfazione. Per Matera rappresenta una doppia, importante occasione. Permetterà, infatti, da un lato, di avvantaggiarsi sul piano tecnologico, realizzando già da subito un decisivo avanzamento sul piano infrastrutturale”.
“Allo stesso tempo, la trasversalità del 5G, che porta con sé la necessaria creazione di nuovi servizi e prodotti, non potrà non essere un efficace traino per l’economia della città”, conclude.
Area metropolitana di Milano, Prato, L’Aquila, Bari e Matera. Sono queste le cinque città che faranno da battistrada in Italia per la sperimentazione sul 5G. Sarà una sperimentazione pre-commerciale e nell’ultimo anno (2020) sarà possibile fornire il servizio a utenti solo fino all’1% della popolazione residente sull’area interessata con l’obbligo di comunicare la natura sperimentale del servizio agli utenti, previa informativa al Ministero dello Sviluppo economico. È quanto si legge, sul sito del Mise, all’interno dell’avviso pubblico relativo ai progetti per la sperimentazione del 5G.
La svolta tecnologica. Da qui quindi inizia il cammino di quella che rappresenterà ben più di un upgrade del 4G, la telefonia mobile di ultima generazione la cui copertura in Italia, stando all’ultimo report della Commissione europea “Digital Scoreboard”, raggiunge l’86% delle abitazioni in media.
futuri utilizzi. Il 4G rappresenta ancora un passaggio in fieri. Il 5G è però riconosciuto unanimemente un punto di svolta per la trasmissione “superveloce” di dati in mobilità. Si parla infatti di una tecnologia che dovrebbe consentire una velocità di 20 Gigabit al secondo in download e tempi di latenza di 4 millisecondi. Dall’Internet delle cose (IoT) con i suoi oggetti connessi alla sanità, all’energia (contatori e lampioni intelligenti), all’automotive (in futuro le auto senza guidatore e in un primo momento sensori per il traffico), fino a Industry 4.0 (automazione industriale high tech al massimo livello), gli ambiti di utilizzo sono molteplici.
La tempistica nella Ue. Nel suo Action Plan per il 5G la Commissione europea ha invitato gli Stati membri ad individuare entro il 2018 almeno una città dove avviare la sperimentazione del 5G. «Vogliamo essere nel gruppo di testa. L’Italia – spiega il sottosegretario allo Sviluppo economico Antonello Giacomelli – accetta la sfida europea ed anzi rilancia. In queste 5 città italiane mettiamo a disposizione le frequenze e chiediamo agli operatori interessati e a quanti vogliono con noi scommettere sul futuro di presentare i loro progetti. Il pubblico fa per intero la sua parte e chiediamo ai protagonisti del mercato di fare la loro creando business e opportunità che concorrano a far crescere l’Italia».
Le zone scelte dal Mise. Le città, come si legge in una nota del Mise, sono state selezionate sulla base dei criteri relativi alla distribuzione geografica, alla capillarità di connessione ultraveloce, alla disponibilità di frequenze nella banda 3.700-3.800 MHz. Questo per quanto riguarda Milano, Prato (con il suo distretto industriale) e Bari. In aggiunta ci sono L’Aquila (in fase di ricostruzione, con un grado di cablatura ovviamente notevole) e Matera (che sarà capitale europea della cultura nel 2019) . Possono partecipare al bando operatori tlc, ma anche Università, enti e centri ricerca, imprese e pubblica amministrazione.
Tempi e frequenze. Le domande potranno essere presentate entro il 15 maggio e i progetti saranno selezionati entro fine luglio per questa sperimentazione che durerà fino al 2020, anno in cui con la liberazione delle frequenze a 700 MHz prenderà il via concretamente il 5G in Europa. Al di là dell’uso delle frequenze 3.700-3.800 MHz, le frequenze “madre” per il 5G saranno proprio quelle appartenenti alla banda 700 MHz che i broadcaster televisivi dovranno abbandonare entro il 2020. Proprio ieri il Parlamento europeo e la Commissione Ue con una decisione comune hanno definito i criteri di liberazione della banda 700 MHz. Gli stati membri dovranno presentare i loro piani nazionali di attuazione entro il 30 giugno 2018 e potranno far slittare la scadenza di realizzazione al 2022 solo per “motivi debitamente giustificati”.
L’impegno dell’Italia. L’Italia è in questo senso a rischio, soprattutto per i problemi di interferenze con i paesi confinanti cui comunque il Mise ha posto rimedio con un piano di switch off completato alla fine del 2016. Con la sperimentazione del 5G nelle 5 città italiane il governo punta ora a riportare l’Italia nel gruppo di testa dei Paesi europei e «si prepara a creare nuove opportunità nella tecnologia per reti mobili», commenta Patrizia Toia europarlamentare del Pd, vicepresidente della commissione Industria al Parlamento europeo e relatrice della decisione comune di Commissione Ue e Parlamento europeo. «Un miglior coordinamento dello spettro nella Ue – aggiunge – ci permetterà di far fronte alla crescita di richieste di connessione. Vogliamo criteri uniformi in modo che la connessione universale ad alta velocità sia possibile per tutti gli operatori di telecomunicazioni e per tutte le emittenti televisive».
I piani autonomi delle telco sul 5G. In Italia Tim ha oltre il 96% di copertura nazionale 4G (circa 6.850 Comuni), offrendo connessioni 4G Plus anche fino a 300 Mbps in 20 città (tra queste Napoli, Bologna, Genova, Milano, Torino, Bari, Firenze, Prato, Verona, Aosta, Potenza e Matera) e connessioni 4.5G fino a 500 Mbps a Roma, Palermo e Sanremo. Nei giorni scorsi Tim e il Comune di Torino hanno firmato un MoU (Memorandum of understanding) in base al quale la telco entro il 2018 realizzerà nell’area urbana del capoluogo piemontese la prima rete 5G in Italia. Questo grazie alla sperimentazione su frequenze già in dotazione e all’installazione di oltre 100 small cell nelle principali vie e piazze della città.
Vodafone dal canto suo ha recentemente annunciato la copertura di 3 grandi città italiane entro il 2020 e ha già chiesto al Mise di poter sperimentare la tecnologia 5G. Vodafone ha una copertura 4G pari al 97,2% della popolazione (oltre 6.800 comuni, di cui 1050 con rete 4G+ a 225 Mbps) e già da marzo 2016 ha sperimentato, prima in Italia, in Italia le potenzialità della rete mobile 4G a 1,2 Gigabit al secondo. La telco guidata in Italia da Aldo Bisio e a nel mondo da Vittorio Colao, ha di recente comunicato di essere il primo operatore globale di Internet of Things a superare 50 milioni di oggetti connessi.
Fastweb si dice molto interessata al bando del Mise come la nuova Wind Tre, appena nata dalla fusione del terzo e quarto operatore mobile italiano dando vita alla compagnia leader per numero di clienti. Alla fine del 2016 la copertura in 4G della popolazione era del 72%. Sul 4,5G, a quanto segnalato dall’azienda da inizio anno la compagnia ha iniziato il rollout – targato Zte, che è l’azienda che ha vinto l’appalto per realizzare e gestire la nuova rete – che dovrebbe portare a una copertura dell’88% della popolazione entro fine anno
Urrà! Grazie Maria! Questo è futuro …
Ripristinare il percorso di porta pistola….