Sulla visita di Matteo Renzi a Matera per la firma del Patto di Stabilità si registra la nota del politologo materano Franco Vespe. Di seguito la nota integrale inviata alla nostra redazione.
Ormai gli echi del referendum sul petrolio si stanno estinguendo. Era chiaro che il quesito che ci ha impegnato in se aveva davvero una importanza marginale. Al contrario è stato un meraviglioso pretesto per discutere finalmente di politiche energetiche per il nostro paese; soprattutto dopo l’esplosione del caso petrol-gate di Tempa Rossa. Di fatto in Italia negli ultimi 50 anni non si è mai avviata una discussione seria e limpida sulle strategie energetiche. Almeno nel corso della contesa referendaria il dibattito si è un po’ acceso. Un dibattito che ha registrato un contributo assolutamente sconcertante da parte del governo dei “figli di papà”. Non mi riferisco solo al caso legato a Tempa Rossa che ha travolto la “sprovveduta” MadamButterflyGuidi ma alle sprovvedute, primitive giustificazioni che ha dato alle estrazioni petrolifere che stanno devastando la nostra regione. Sconcertante venire a sapere per bocca di Flynn-Renzi e della incantevole Rapunzel-Boschi, che le estrazioni petrolifere a Tempa Rossa sono strategiche per il paese. Nessuno si è soffermato a sufficienza a chiosare la gravità ed il grave deficit culturale e politico manifestato dai rampolli viziati al governo con questa affermazione. Ma come si fa a dire che il petrolio e la sua estrazione è strategico per un paese sedicente moderno ed industrializzato come l’Italia? Ma come non sanno che il nostro Paese ha fatto del suo genio manifatturiero e della sua industria di trasformazione la sua forza economica ? Ma nemmeno più la Nigeria si azzarderebbe di dire che il petrolio è risorsa strategica. Non sanno i figli di papà che gli stessi produttori di petrolio stanno cercando di diversificare la loro economia investendo su innovazione, turismo, perfino agricoltura come sta accadendo negli Emirati Arabi Uniti (davvero superbo il loro stand allestito all’Expo 2015 di Milano), o in Norvegia. Il problema che affligge il nostro paese -morbo che l’affligge in verità dai tempi di Mattei o di Felice Ippolito- è quello di non aver saputo più imbastire politiche strategiche nel settore energetico. Poi la sindrome Chernobil ha fatto il resto! Qualcuno potrebbe obiettare che in verità negli ultimi anni lo stato italiano ha concesso incentivi per cambiare le abitudini energetiche degli italiani in favore delle rinnovabili. Ma la sola leva degli incentivi non basta per tracciare delle strategie di sviluppo di un paese come erroneamente in questi ultimi anni si è fatto e creduto! Una strategia è qualcosa di più complesso ed articolato da concepire. Per costruirla occorre definire degli obiettivi a lunga scadenza, delle rotte da seguire, delle azioni politiche per promuovere investimenti lungo la filiera dell’innovazione, dei trasferimenti al sistema industriale fino e degli incentiviai consumi. Definire strategie quindi significa anche e soprattutto prevedere investimenti nel settore dell’innovazione tecnologica ed industriale. In Italia gli incentivi energetici hanno di fatto incentivato solo i consumi, ignorando completamente le fasi precedenti. Il risultato netto è stato quello di aver consentito a prodotti e tecnologie altrui (soprattutto Cinese e Tedesche) di pervadere il mercato nazionale senza creare alcun vantaggio per il nostro sistema industriale.
Un caso davvero istruttivo per capire la stupida miopia delle politiche degli incentivi ai consumi riguarda i protocolli internazionali che vengono proposti per abbassare i livelli di gas serra. Fino ad un paio di anni fa il blocco Cina-India rendeva fallimentare ed improduttive le varie conferenze internazionali. Paesi che si reggevano sulle tecnologie energetiche basate sul fossile. Ma oggi i Cinesi dopo ingenti investimenti industriali fatti nel settore delle rinnovabili, ora che sono in procinto di invadere i mercati mondiali con i suoi prodotti, hanno finalmente firmato il protocollo!
Questo rende ancora più melanconico e deprimente ascoltare da rampolli viziati che, per difendere gli interessi dei papà che li etero-dirigono, sparano la gigantesca castroneria che le estrazioni del petrolio a Tempa Rossa sono strategiche per il nostro paese!
Fra l’altro potrebbe avere senso aprire nuovi pozzi sul nostro territorio solo nelle fasi in cui il costo dei barili è alle stelle e potrebbero alleggerire così la bilancia dei pagamenti del nostro paese. Ma siamo al minimo storico del prezzo del greggio oggi!
Francesco Vespe
Comunque, Caro Francesco VESPE, la maggior parte del Petrolio, ad oggi, lo importiamo ! ! e con un Debito Pubblico alle STELLE, prezzo basso o alto, ha la sua influenza notevole sull’Economia Italiana, MAL AMMINISTRATA e, vittima del MALAFFARE POLITICI_PARTITI_MULTINAZIONALI ! ! e e quindi, il Premier Renzi ha ancora una volta ragione, ma attenzione, mi riferisco al Petrolio e non ad altro !
Quella fatta da Franco Vespe è una riflessione lucida sulla situazione complessiva del petrolio in Basilicata. Quando Franco vespe afferma che è assurdo pensare a un incremento della produzione di petrolio quando tutti gli stati del mondo stanno orientandosi verso politiche energetiche diversificate ha ragione ed è opportuno riflettere lungamente e attentamente sulla questione.