Anotnio Melfi, consigliere comunale di Tricarico: “L’Open Future di Matera 2019 per Tricarico sono gli anni Quaranta”. Di seguito la nota integrale.
Apprendiamo che in data odierna, nella casa delle associazioni sita in Via Rocco Scotellaro, si terrà il primo laboratorio di preparazione vocale del corteo Trenodía. Così, come è nostro costume prima di esprimere pareri, ci informiamo su cosa sia e scopriamo che questo progetto, ideato dai Capossela, fratello e sorella, inserito nel loro SponzFest, è un progetto co-prodotto da Matera2019 Open Future, e vede come partners i comuni di Matera, Calitri, Lacedonia, S. Angelo dei Lombardi, Villamina e Tricarico.
Allora cerchiamo sull’albo on line del Comune di Tricarico se ci sia traccia di una adesione a tale progetto o almeno di una concessione di patrocinio gratuito all’utilizzo dello Stemma del Comune, ma la ricerca è vana: non esistono atti né della attuale amministrazione, né del commissario, né, tanto meno, della amministrazione Melfi.
Per questo ci riserviamo di rivolgere formale interrogazione al sindaco ed all’assessore alla cultura per essere edotti in tal senso, tanto più che pare questa che manifestazione preveda lo svolgimento di un corteo nelle vie del paese e quindi debba essere sottoposta al vaglio delle forze di pubblica sicurezza ed al rilascio di tutti i permessi previsti.
Per passare poi nel merito prettamente culturale del tutto: in sostanza si tratta di mettere in scena un corteo funebre itinerante che pianga per tutto ciò che si è perduto, per tutto ciò che è morto e morirà,“una lamentazione corale e collettiva si alternerà a singole orazioni civili”, nell’intento di “trasformare la lamentela in pianto rituale, il piagnisteo in altisonante lamentazione collettiva, in forma creatrice ed aggregatrice per, come dice Ernesto De Martino, non morire con ciò che muore.” (il virgolettato è ripresto dal progetto divulgato in rete)
Dunque ripiombiamo indietro di almeno 60 anni, o meglio, l’estro creativo di Capossela &Sister ci vuole sbattere in un passato che la maggioranza dei tricaricesi conosce soltanto per averlo appreso dai libri, grazie al cielo, un passato che si vuole ad ogni costo far rivivere per dimostrare che Cristo non ha mai oltrepassato Eboli, né mai lo oltrepasserà se tutto ciò serve ad implementare i conti correnti di certa intellighenzia artistica, di certi “geni” della cultura meridionalista, pronti come rapaci avvoltoi a fiondarsi su un simbolo, che sia la maschera di Tricarico, il Cuba Cuba, l’opera di Scotellaro, per mero scopo di lucro.
Tanto più che “la realizzazione di Trenodía si basa su un coinvolgimento della popolazione locale e a distanza” cioè Capossela & Co. incassano i soldi, perché hanno avuto questa genialata di idea, e alla popolazione locale buttano fumo negli occhi…il fumo è gratis, naturalmente, e non lascia nulla, neppure la gloria; almeno le prefiche oggetto di studio antropologico da parte di De Martino erano pagate per svolgere la loro attività.
Ma davvero nella proliferazione delle attività inserite in ‘Matera2019 Open Future’ a Tricarico, e solo a Tricarico, di tutti i 131 comuni della Basilicata, doveva essere riservato questo luttuoso evento? E questo sarebbe Open Future, un futuro che chiede ai giovani tricaricesi di vestirsi a lutto (cosa che ormai da anni non accade più, perché il lutto è una sofferenza interiore che non richiede di essere esplicitata pubblicamente) e imparare a piangere? Possibile che a Tricarico non ci sia altro da fare che ridere per il Carnevale (e questa, almeno, è una cosa positiva) e piangere per la crisi dell’universo mondo? Possibile che sia questa la “cultura” che si vuole trasmettere alle nuove generazioni? Possibile che il tratto distintivo dei questo ridente paese debba essere soltanto la tristezza e l’amarezza per una passato di miseria, abbandono e degrado, ormai relegato alla storia, e dal quale i cittadini tricaricesi si sono da tempo emancipati?
Un’ultima cosa: Giambattista Vico sosteneva che l’uscita dallo stato di ferinità dell’uomo avviene, oltre che per la nascita della religione e l’istituzione delle nozze, anche per l’uso della sepoltura come segno di rispetto dei morti. La Capossela & CO, con questa che non esitiamo a definire una laida buffonata (ben consci che si scateneranno critiche su critiche da parte di vestali e protettori della kultura, ma non ci interessa) abbatte uno dei tasselli della società civile: il rispetto dei morti e della sofferenza, ridicolizzando tutto un insieme di pratiche e sentimenti che, in un passato per fortuna remoto, connotavano la cultura meridionale e la elaborazione del lutto.