Antonio Melfi, già consigliere regionale, interviene sullo “scadimento della politica in Regione basilicata”: “Bardi non è Bubbico, Leone non è Straziuso”
È una banale legge della fisica, quella per la quale ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria. Ma applicarla alla politica lucana, questa legge si trasforma nella amara constatazione di una desertificazione dell’etica politica e del rispetto delle istituzioni, e dunque in una ondata di umiliazione, per non dire di vergogna, che ha investito, suo malgrado, il laborioso, umile, spesso fin troppo remissivo popolo lucano. La seduta del consiglio regionale del 14 marzo è una pagina che definire poco edificante è un eufemismo: un consigliere che si rivolge al presidente della giunta regionale, passando dal “lei” al “tu”, facendo nomi di terze persone che comunque rivestono un ruolo significativo nella Basilicata (Bochicchio, Esposito, Spera), pretendendo il “rispetto della dignità”, proclamandosi “uomo libero”, ed in ciò lasciando intendere che, forse, nei due anni e mezzo passati, quando rivestiva la carica di assessore alla sanità – due anni e mezzo di pandemia, giusto per ricordarlo – tanto libero non lo sia stato. Di rimando il presidente della Regione Basilicata che dapprima scalpita all’indirizzo del consigliere e gli chiede di rivolgersi a lui mentre parla, poi chiede l’intervento del presidente del Consiglio perché interrompa il consigliere, infine abbandona la seduta: non era mai accaduto che una seduta del consiglio regionale della Basilicata (e forse di nessun’altra regione d’Italia) venisse sospesa, e mai più ripresa, per l’abbandono del Presidente della giunta. E se poi si considera che nella fattispecie il presidente è un generale in pensione, l’abbandono assume i caratteri di una vera e propria defezione. La seduta del consiglio regionale del 15 marzo è il resoconto, miserevole per gli attori in campo, di un fallimentare biennio di gestione della cosa pubblica nella nostra Regione. Da rimanere sconvolti nel sentire come si è gestita in questi anni la sanità lucana, in particolare come si è gestita una pandemia che ha distrutto un modo di vivere e ha portato sconvolgimento disastro e lutto in tante famiglie.
È il caso di dire: Bardi non è Bubbico e Leone non è Straziuso. Il ricordo va a quegli anni, agli anni della consilatura del Presidente Bubbico, un politico, non un generale: sempre alto il senso della istituzione,q incessante il dialogo, il confronto, seppur in più di un’occasione, acceso a dismisura, ma sempre alla ricerca delle giuste coordinate per uno sviluppo socio-economico della Basilicata che fosse corrispondente alle esigenze del tempo. Dobbiamo a questo punto augurarci che ci sia nel governatore Bardi un atto politico responsabile: l’abbandono dell’aula consiliare di martedì sia un definitivo riconoscimento del fallimento della sua presidenza. Si dia quindi ai lucani la possibilità democratica di tornare alle urne per scegliere una classe dirigente che sia capace di affrontare e risolvere i tanti problemi che quotidianamente affliggono la Basilicata, e di presentarsi agli appuntamenti stringenti del PNRR con una compagine governativa all’altezza della situazione.