Vincenzo Menzella, Componente Direzione Regionale PD Basilicata: “Non si può chiudere la Biblioteca provinciale Tommaso Stigliani di Matera”. Di seguito la nota integrale.
Cos’è la Speranza in Basilicata.… boh.
In uno scenario caratterizzato, da una parte, dagli effetti nefasti della pandemia COVID 19, e dall’altra,dal processo di decomposizione del quadro politico istituzionale (all’attualità ogni riferimento alla mancata elezione del Presidente della Repubblica è puramente casuale) c’è qualcuno ancora che crede che questo Paese ha ancora gli anticorpi per una risalita verso orizzonti più ampi in grado di reggere le sfide contemporanee?
I più temerari e animati dall’ottimismo del fare probabilmente risponderebbero affermativamente (ma temo siano minoritari) mentre il resto del campione in osservazione risulta essere disorientato (quanto va bene), diversamente è in preda allo sconforto e al torpore di una crisi che, avendo attraversato sentieri impervi della Prima, della Seconda e della Terza Repubblica, non vede ancora la luce a fine corsa.
Questa analisi se è drammatica a livello macro è devastante a livello periferico e territoriale.
Detto ciò, cosa è successo e stà succedendo nella nostra Basilicata, terra generosa e laboriosa, ma impreparata e sciupona e,quindi,incapace di cogliere le opportunità che si sono presentate in ragione delle sue risorse e ricchezze sparse. Che avrebbero potuto determinare una radicale inversione di marcia verso un sistema economico produttivo autocentrato in grado di generare – e rigenerare – sviluppo e progresso da dispiegare nell’intero territorio regionale, conchè annullando le disuguaglianze sociali ed eliminando le sacche di povertà, tuttora, drammaticamente presenti nel nostro territorio.
Il riferimento,evidentemente, si correla all’utilizzo delle risorse energetiche e delle sue declinazioni, al bacino di risorse naturalidi cui l’acqua e l’eolico (dentro la filiera delle fonti di energia alternative) ne sono esempi emblematici.
Qualcuno – semmai l’abbia già fatto – si ponga la necessità di presentare dettagliatamente il rendiconto finanziario- ossia la cifra -incamerata dalla Regione Basilicata in ambito estrazione di petrolio in raffronto al delta occupazionale e sociale, al netto del differenziale sugli effetti di ricaduta – di segno opposto – sotto il profilo ambientale e tutela della salute.
E’ il caso di porsi l’interrogativo o anche la curiosità di segnalare, ove esista,qualcuno che osa incunearsi nella verifica del dato (o cubatura) anche approssimativa con la necessaria distinzione tra quello che è stato utilizzato in spese di investimento (opere pubbliche) e quello versato in spesa corrente (spese a fecondità semplice – per certi versi – ritenuta improduttiva).
Quello che è certo è che l’ammontare di quest’ultima, soverchia di gran lunga la prima, con l’effetto ultimo di aver allargato l’area del bisogno sottomesso alle regole del mantenimento perverso del consenso politico.Il tutto in barba e in totale spregio ai principi e alle prescrizioni statuite dai protocolli Istituzionali recepiti e sottoscritti, circa la definizione delle linee guida sull’utilizzo e la ripartizione delle risorse in settori di intervento a sostegno dello sviluppo locale.
Il paradosso è stato ed è che a fronte diuna quantità ingente di risorse finanziarie aggiuntive (si stima di gran lunga oltre il miliardo di euro) in grado di ossigenare le Finanze Regionali, non solo non sono state evidenti le ricadute positive, ma di converso il “percepito” da parte della comunità amministrata è quello di un bilancio a perdere, tanto da accelerare la fase – sin d’ora – di strategy exit verso la data di scadenza delle estrazioni.
Con quali Responsabilità? Le cause non sono mai riconducibili ad una sola variante, ma tra le tante implicazioni ce n’è una che mette tutti d’accordo. La Responsabilità principale è della Politica, in termini di debolezza e qualità della Classe Dirigente in un contesto indolente e privo di coraggio, intriso di relazioni trasversali e dai contorni opachi, poco trasparenti e definiti nel rapporto tra le forze politiche di maggioranza e opposizione, sovente mediate e per intercessionidi corpi intermedi e pezzi della società civile.
Vecchi e nuovi retaggi storico-culturali che non hanno consentito a questo Territorio di riscattarsi dalla povertà non solo economico-sociale ma anche da quella sudditanza (o se si vuole complesso d’inferiorità) di cui il popolo Lucano ne è perennemente succube.
Basti considerare che il livello Istituzionale più significativo, cioè quello della Regione è completamente “Commissariato” da esercito di figure esterne di dubbia professionalità e competenza, le quali sono state chiamate per il tramite dei propri referenti politici ad occupare le postazioni apicali di gran parte della filiera Istituzionale e sub Istituzionale in ogni ordine e grado del Sistema Basilicata, con il sostanziale disinteresse e suicidio della Classe Politica Lucana.
Una Classe Politica colpevolmente responsabile di non aver contribuito a ridurre le tensioni e le distanze all’interno dei territori dei due Capoluoghi di regione, Potenza e Matera e che neanche il riconoscimento internazionale di Matera Capitale della Cultura 2019 e dell’intera Regione è riuscito a dissipare.
Sulle due o tre emergenze, quali il potenziamento delle infrastrutture (viarie e ferroviarie, oltre agli investimenti immateriali e digitali); razionalizzazione e ottimizzazione del sistema sanitario in direzione della valorizzazione dei presidi territoriali; rafforzamento delle politiche di promozione e sostegno dell’impresa culturale e creativa, sfruttando il brand e i diffusi riconoscimenti (ultimo in ordine di data da parte di Booking che assegna a Matera, il titolo di città vincitrice dei Traveller Review Awards 2022 collocandola al primo posto dei luoghi più accoglienti al mondo).
E quale è la conclusione:
che il sistema infrastrutturale oltre ad essere lacunoso e inadeguato non lascia presagire interessanti sviluppi, al netto di una campagna mediatica/informativa fatta solo di annunci e di declinazioni di verbi al futuro;
il sistema sanitario locale è stato smantellato e destrutturato, basti vedere la fine ingloriosa dell’Ospedale di Matera, ridotto a mero pronto soccorso, finanche declassato a mero presidio ambulatoriale;
tutto il lavoro di filiera pubblico-privato portato avanti in questi anni sul versante dei Sistemi turistico-culturali in funzione di Matera Capitale della Cultura 2019 di fatto è oggetto di duro attacco e perciò, in fase di dissolvimento. Basti elencare le difficoltà finanziarie della Fondazione Matera Basilicata 2019 a cui fanno sponda la carenza progettuale e di attività, quest’ultime ridotte al lumicino; l’arrembaggio e le difficolta della Governance della Film Commission Lucana che di fatto stanno determinando un congelamento nelle azioni e nei piani d’intervento; lo smantellamento e declassamento dell’Ufficio Regionale competente nelle politiche Culturali con trasloco verso Potenza; infine l’attacco mortale con la riduzione dei finanziamenti per il funzionamento della Biblioteca Provinciale T. Stigliani, che ne preannuncia la chiusura.
La sgradevole sensazione è che ci si trovi di fronte l’incapacità complessiva di governare i processi, laddove più che in altri tempi c’è necessità di autorevolezza, competenza e responsabilità nell’azione. Che è forse di più di una sensazione, all’interno della quale cova il diffuso “ sentiment” che vi sia una malevole regia tendente a “ riavvolgere il nastro”portando il tutto al periodo ante proclamazione di Capitale Europea della Cultura 2019 da parte di Matera, per mano di un colpo di spugna a cui è stato dato il compito di azzerare tutto quello che faticosamente si è messo in campo per dare dignità e far conoscere tutto il territorio Regionale (e non solo Matera) in un contesto Universale globalizzato.
Ma l’attuale Governance chiaramente non è dello stesso avviso, sebbene i fatti vanno in direzione opposta laddove lo iato tra i due principali territori caratterizzati dalla presenza delle città capoluogo si acuisce, mentre piuttosto che la ricerca di convergenze nella qualità delle idee e delle unità d’intenti, prevale una politica policentrica fondata sull’arroganza del potere dei numeri, certificata dall’assenza sostanziale dei delegati dei territori nei processi decisionali che contano.
Sui rappresentanti istituzionali di governo del materano si registra, al di là di sparuti interventi di facciata (peraltro assolutamente sbiaditi e poco convinti) un colpevole silenzio assordante, mentre per quelli dell’opposizione, al netto di una difficoltà di percezione e diuna faticosa dialettica con l’area di governo, si registra un impegno che purtroppo non produce risultati eloquenti.
L’effetto ultimo è che la situazione precipita drammaticamentein preda allo sconforto collettivo.
Non c’è più tempo da perdere, disinteressarsene sarebbe sciocco.