Michele Morelli, presidente dell’associazione materana “Mutamenti a mezzogiorno” in una nota fa il punto sullo stato dell’arte della sanità e dei servizi socio-assistenziali nel materano alla luce delle criticità segnalate.
Di seguito la nota integrale.
Il futuro della sanità pubblica nel materano. In questo ultimo periodo non sono mancati interventi da parte di politici locali tesi a segnalare le disfunzioni dei servizi e/o lo sperpero di denaro e di beni patrimoniali dell’Azienda Sanitaria di Matera.
Il movimento 5 stelle ha gridato allo scandalo per il depauperamento del Presidio Ospedaliero Madonna delle Grazie dimenticando quel poco di buono che è stato realizzato negli ultimi cinque anni. Per esempio :
– l’ASM ha proceduto al rinnovamento del parco tecnologico per una spesa complessiva di oltre 14 milioni di euro (tavoli operatori, lampade scialitiche, apparecchi per anestesia, sistemi per endoscopia e laparoscopia, barelle, ventilatori polmonari, ecotomografi di ultima generazione, sistemi di monitoraggio multiparametrico, avvio dei lavori di quattro cantieri, la nuova tac, sistemi angiografici per sale operatorie, una SPET-TC per la medicina nucleare e sistemi radiologici polifunzionali,..). Nei mesi estivi sono stati installati circa 325 letti degenza, ed è prossima la consegna di letti per la psichiatria, per la terapia semintensiva e pediatria.
– l’ASM risulta l’unica azienda regionale ad aver rinegoziato i prezzi sui farmaci generici e bio-similari, permettendo un risparmio notevole della spesa pubblica (pari a circa 1 milione di euro). Il San Carlo, di contro, nell’anno appena passato ha registrato un aumento della spesa farmaceutica di circa 9 milioni di euro.
Tuttavia, il dato più sconcertante è che nessun politico oggi presente in regione ha evidenziato che, grazie all’azione oculata dei tanti operatori sanitari , tecnici e amministrativi, che ancora credono nel servizio pubblico, sono stati risparmiati circa 4 milioni di nella gestione ASM, poi finiti nella disponibilità di altre aziende regionali.
Inoltre, preme aggiungere, che nessuna delle formazioni politiche presente in regione ha espresso valutazioni convincenti in merito alla prevista unificazione del nostro ospedale con il San Carlo.
Anche il presidente Bardi ha preso parte a questo gioco dell’incompetenza, dichiarando, nel suo ultimo intervento, che “su Matera, a partire dall’agosto del 2019, la Regione ha impegnato importanti risorse economiche per potenziare le strutture del ‘Madonna delle Grazie’…Abbiamo investito oltre 9 milioni di euro….Ampliamento del pronto soccorso. (2.367.000 euro), nuovo blocco parto (1,6 milioni di euro), realizzazione di un nuovo corpo di fabbrica e relativo bunker per radioterapia (4.188.752 euro), sostituzione centrale frigo (1 milione di euro), sostituzione centrale termica e consolidamento muro di contenimento (1 milione di euro); adeguamento antincendio (1 milione di euro), sostituzione infissi e frangisole (1 milione di euro)… la Regione Basilicata, con delibera del Cipe del 20 gennaio 2020 ha avviato le procedure di assegnazione dei fondi previsti dall’art. 20 della legge 67/88 proprio per gli interventi di riqualificazione, adeguamento strutturale e impiantistico del presidio ospedaliero ‘Madonna delle Grazie’ di Matera per complessivi 12,3 milioni di euro, da impiegare per le seguenti attività: spostamento e adeguamento funzionale nuovo SPDC (1,6 milioni di euro), riqualificazione plesso di Via Gramsci Matera – SERT (1,8 milioni di euro), riqualificazione plesso V. Laura Battista ex dispensario Malattie respiratorie (1,5 milioni di euro), UFA presidio ospedaliero (800 mila euro), riqualificazione scale e rampe di accesso del presidio ospedaliero (600 mila euro), copertura parcheggi con pannelli solari con riscontro di significativo risparmio energetico (1,4 milioni di euro), riqualificazione endoscopia digestiva (300 mila euro), riqualificazione e ampliamento medicina d’urgenza (600 mila euro), riqualificazione area mensa (1 milione di euro), sostituzione di 18 ascensori e monta lettighe (2,7 milioni di euro)”
Come se le drammatiche lista di attesa (aggravate dalla blocco delle attività degli ultimi mesi) fosse riconducibile ad una questione edilizia; alla mancata realizzazione dei pannelli solari nel parcheggio dell’ospedale.
Sul tema sembra peraltro di assistere alle scene del film la macchina del tempo, scambiando passato e futuro per il presente.
Solo alcune considerazioni:
• Gli investimenti di 9 milioni di euro del 2019 risultano in realtà per la maggior parte impegnati nelle annualità 2015-2017. Gli atti di Giunta Regionale lo confermano;
• Nel 2019 la popolazione della provincia materana ha invece potuto constatare la volontà politica del nuovo governo regionale di “approfondire le valutazioni” per la radioterapia a Matera e di bloccare l’iter avviato (ad oggi la gara per la realizzazione del bunker per la radioterapia non è ancora stata indetta);
• Se la delibera del Cipe del 20 gennaio 2020 della Regione Basilicata è da riferirsi alla delibera Cipe n. 51 del 24 luglio 2019, pubblicata in Gazzetta Ufficiale del 20.01.2020, in essa non è contenuto alcun riferimento agli interventi declinati nella dichiarazione del Presidente Bardi, ma alla disponibilità di circa 38.000.000,00 € per la Regione Basilicata, da ripartire tra le Aziende e i relativi presidi;
• Questo iter, ancora all’inizio, prevede diverse fasi: la programmazione regionale, la candidatura dei progetti, la verifica e l’approvazione da parte dei soggetti competenti, la sottoscrizione degli accordi, la progettazione e, infine, l’ammissione a finanziamento. Mediamente è necessario un quinquennio per il completamento dell’iter: sarà probabilmente la prossima giunta ad approvare gli atti di assegnazione delle risorse;
• I programmi regionali di investimento dovranno prioritariamente tenere conto, per quanto compatibile con la programmazione regionale e nazionale, delle seguenti linee di intervento: adeguamento alla normativa di prevenzione degli incendi, adeguamento sismico delle strutture sanitarie, ammodernamento tecnologico. Se il programma regionale dovesse prevedere per l’ASM gli interventi elencati dal governatore chissà se sarebbe ammesso a finanziamento.
I problemi maggiori di questi ultimo decennio sono legati principalmente al mancato investimento sulle risorse umane: mancano medici, infermieri, tecnici, amministrativi e tutte le figure necessarie per garantire l’erogazione dei servizi. L’Azienda sembra non essere più attrattiva e tutti i servizi sono in sofferenza.
Nell’ultimo decennio si sono avvicendati 7 direttori generali e si è in attesa dell’ottavo.
Ci si chiede come è possibile dirigere una azienda così complessa se mediamente ogni anno circa, per ragioni di equilibri politici, (fino ad oggi causati dal partito di maggioranza del centro sinistra), si cambia.
L’attuale precario gruppo dirigente f.f. è in attesa di essere dismesso.
Sono decenni che non si investe più sui servizi territoriali di prevenzione. Gli ambulatori sono centralizzati, i servizi domiciliari sono stati tutti smantellati. L’assistenza domiciliare integrata è di fatto nelle mani del privato. I servizi psichiatria territoriale, così come i consultori, sono scomparsi.
L’assistenza protesica è allo sbando. Da anni si attende l’esito della gara regionale sui dispositivi protesici (di competenza della stazione unica appaltante) e tutto questo rende drammatica la fornitura dei dispositivi a quanti ne hanno diritto (carrozzelle, microinfusori, ricevitori, sistemi di monitoraggio, comunicatori, ecc.).
Il tema oggi non è tanto discutere dell’unificazione del P.O. di Matera con il P.O. San Carlo, quanto piuttosto chiarire quale sarà il futuro della sanità nella nostra regione, il ruolo dei territori e delle due città capoluogo, quali i rapporti di forza (in termini di finanziamenti, potenziamento della capacità tecnologica e capitale umano). Il ruolo del P.O. di Matera nel panorama regionale e, ovviamente, nel contesto murgiano, considerato che molta utenza proviene dalla vicina Puglia (a questo proposito sarebbe opportuno incominciare a parlare di accordi di servizi con la vicina Puglia).
La politica regionale ha il compito e il dovere di garantire a tutti i cittadini della regione le stesse possibilità. Sarebbe interessante analizzare la quota pro capite di finanziamento spettante a ogni cittadino in funzione del comune e della provincia di residenza.
Le priorità non si dissolvono con la salvaguardia e il potenziamento delle prestazione specialistiche all’interno del PO di Matera: questa comunità vuole sapere se davvero si intende investire sulla medicina territoriale, sui servizi socio-sanitari di prossimità (per una integrazione vera tra i servizi sanitari di base e servizi sociali). Da oltre un ventennio gli enti locali hanno smesso di occuparsi di servizi sanitari sul proprio territorio, limitandosi a partecipare alla conferenza dei sindaci senza incidere sugli aspetti programmatici ed operativi.
Eppure, la conferenza dei sindaci ha il compito di deliberare le linee di indirizzo per l’elaborazione del Piano Attuativo Locale; esprime pareri sul bilancio pluriennale di previsione e sul bilancio di esercizio; esprime pareri sull’operato del Direttore Generale dell’Azienda.
A loro volta i direttori generali (di turno) sono convinti che il loro datore di lavoro sia il Presidente e non la comunità di riferimento dell’azienda sanitaria. La responsabilità di questa distanza dalle comunità locali è da addebitare ai partiti che hanno occupato e occupano le aziende sanitarie, imponendo pratiche clientelari ad ogni livello (nella gestione del personale, nelle progressioni, nei concorsi …) in cambio di consenso elettorale.
Le questioni sono abbastanza complesse e ridurre il tutto al tema dell’unificazione delle due aziende ospedaliere, non aiuta a comprendere i problemi né tantomeno a trovare le giuste soluzioni. Il partito democratico ha grandi responsabilità circa il declino della sanità nella nostra regione e, in particolare, sul nostro territorio.
Il centro destra (che governa da oltre un anno e mezzo) così come i 5 Stelle non hanno offerto, nel frattempo, nessun contributo alla comprensione dei problemi sopradetti e, di riflesso, non sono stati in grado di offrire scenari possibili di miglioramento.
Gli Enti locali hanno il dovere di farsi carico della domanda di salute dei propri cittadini, in particolare dei più deboli, al fine di garantire loro il diritto ad avere servizi dignitosi ed efficienti. Ciò significa, ripetiamo, maggiore integrazione tra le politiche sanitarie e quelle socio-assistenziali di stretta competenza comunale.
La politica socio assistenziale del comune di Matera
Proprio in merito alle politiche socio-assistenziali, è necessario precisare che i servizi sono più o meno fermi da oltre un ventennio. Il piano di zona socio assistenziale, approvato nel 2000 dal consiglio comunale, rimane ancora oggi l’unico documento programmatico e di progetto di politiche sociali attive. Un documento che ha visto la partecipazione alla sua stesura di tutta la città e che prevedeva un insieme di azioni innovative ben coordinate e integrate, tutte finalizzate alla promozione umana e allo sviluppo della comunità locale, nonché all’integrazione sociale dei cittadini svantaggiati, ai processi di inclusione sociale, soprattutto attraverso il sostegno alla capacità auto-organizzativa dei cittadini.
I punti fondamentali a base delle strategie del Piano:
•Equità: assicurare uguale accesso a servizi di qualità elevata e superare gli squilibri territoriali.
•Accettabilità: assicurarsi che la strategia sia compresa ed accettata dalla popolazione
•Integrazione: coinvolgere le diverse organizzazione, le diverse istituzioni, in strategie integrate e collaborative di intervento
•Sistemi informativi: sviluppare sistemi che siano in grado di identificare i bisogni di assistenza sociale della popolazione, di reinterpretarli in funzione di politiche attive di sviluppo civile e culturale del territorio; sviluppare sistemi in grado di misurare l’impatto dei servizi erogati
•Investimenti: concepire, e tradurre in azioni concrete, le risorse erogate per servizi socio-assistenziali, come investimento in politiche e azioni di sviluppo più complessive.
•Formazione a tutti i livelli: assicurare che il personale e le competenze corrispondano ai compiti che devono essere eseguiti.
•Cittadinanza sociale attiva: mettere in campo azioni che promuovono e favoriscono la nascita di iniziative autonome in ambito sociale da parte dei cittadini singoli e associati.”
Il Piano Sociale di zona prendeva in considerazione cinque aree tematiche/ problematiche:
•AREA ANZIANI
•AREA MINORI
•AREA TOSSICODIPENDENTI
•AREA SLAUTE MENTALE
•AREA HANDICAP
Oltre a queste aree problematiche il piano individuava ulteriori aree necessitanti di adeguata valutazione:
•Progetto obiettivo detenuti •Progetto obiettivo extracomunitari
Il Piano prevedeva inoltre azioni programmatiche trasversali, quali:
1. Il Servizio sociale di zona;
2. L’Unità Operativa di Zona;
3. L’inserimento lavorativo;
4. Centro sportello a sostegno delle famiglie;
5. L’inclusione sociale;
6. L’asse casa;
7. L’assistenza domiciliare;
8. La rete telematica dei servizi;
9. Attività di sensibilizzazione – promozione – informazione
Come si può notare moltissime azioni sono rimaste sulla carta.
La prossima amministrazione non può che partire dall’aggiornamento del Piano sociale, per cercare di fare emergere ciò che di buono si è realizzato in questi anni e ciò che non si è fatto e che rimane ancora prioritario realizzare; segnalare nuovi bisogni e nuove emergenze sociali (violenza di genere, gioco d’azzardo patologico *, ecc.); verificare lo stato di salute dei servizi di propria competenza (asili nido, assistenza domiciliare, assistenza ai minori, inserimento lavorativo, fabbisogno abitativo, ecc.); riscrivere un nuovo patto sociale partecipato con la città ed i suoi cittadini e con le diverse istituzioni presenti sul territorio (in particolare con l’ASM, le associazioni di volontariato, con gli operatori e le imprese del terzo settore …); inoltre, la prossima amministrazione dovrà puntare sempre di più al superamento della residualità dell’intervento sociale, ad una maggiore razionalizzazione della spesa, nuovi investimenti e riqualificazione delle risorse. E non ultimo il potenziamento degli uffici comunale, puntando sul capitale umano e professionale delle nuove generazioni.
Mai più tagli ai servizi così come è successo negli ultimi anni.
Negli ultimi anni è cresciuta la domanda di assistenza nella popolazione anziana e la città ha visto la nascita di strutture di ricovero per lungodegenza (oltre lo storico “Brancaccio”). È in fase di realizzazione una residenza sanitaria assistita per lungodegenti persino nella zona industriale di La Martella.
Il ricorso alle grandi residenze per anziati mette in evidenza due questioni. Una legata al nuovo filone di affari e l’altra segnala l’insufficienza dei servizi territoriali socio-sanitari in grado di garantire una adeguata assistenza domiciliare. Come si può immaginare, le RSA rischiano di diventare, se già non lo sono, le nuove “istituzioni totali” (M. Foucault), dunque luoghi chiusi, fuori dai contesti di vicinato e dove la persona viene prima allontanata ed esclusa dal proprio ambiente quotidiano e poi reclusa, perdendo, pian piano, il diritto di cittadinanza. L’unica strada per combattere questa tendenza è quella di puntare sull’innovazione e investire su politiche proattive, quindi sulla domiciliarità e su una maggiore integrazione dei servizi socio – sanitari, per una presa in carico unitaria dei bisogni. Occorre favorire e sostenere, quanto più possibile e, se necessario, la nascita di piccole strutture aperte (in parte già presenti sul territorio: gruppi appartamento e case famiglie, case della salute, ecc.), ben integrate nel tessuto sociale della citta.
I Servizi integrati sul territorio sono l’unica arma possibile per combattere l’isolamento e la solitudine, e persino le pandemie (vedi modello Veneto gestione COVID19).