Giovanni Caserta in una nota esprime alcune riflessioni sulla scelta del Governo Meloni di istituire il Ministero delll’Istruzione e del Merito, affidato a Giuseppe Valditara. Di seguito la nota integrale.
E’ sconfortante il bilancio della presentazione del programma alla Camera da parte di Giorgia Meloni. Non meno sconfortante è la reazione che si è avuta dalla opposizione. Non un cenno si è potuto cogliere alla povertà incalzante, al problema del Sud, tranne che nel discorso di “Cinquestelle”, che, grazie a Conte,sta raddrizzando la barra del movimento, facendosi partito. Il merito di questa benefica trasformazione va tutto a Letta che la sua rivoluzione, invece, la fa consistere nel nominare donne come capigruppo e, magari, alla segreteria del partito. Continua il suicidio e la chiusura a sinistra. Quando poi è intervenuta la capogruppo Serracchiani, del PD, ha, ancora una volta, sollevato il problema della donna che rimarrebbe dietro di un passo rispetto all’uomo. Una fissazione, che ha meritato la caustica risposta della Meloni.Nulla dal PD si è sentito del Sud, dei licenziamenti già in corso, della folla, in aumento, alla porta della Caritas
Altro oggetto di critica e di discussione, per una intera nottata anche in televisione, è stata la questione del merito a scuola. Tutti oves et boves et universa pecora in Parlamento; tutti oves etboves et universa pecora per televisione, su tutti i canali. Non si è vista l’ombra di un professore, di un preside, di un pedagogista, purché serio e non dell’ultima generazione, piuttosto svagata. Se ne avessero chiamato uno che si è occupato di Pestalozzi, Ferrière, Claparède, Dewey, Bruner, Foerster, Codignola, Piaget, Binet, Profit, Watson, Giovanni Modugno, Gabelli, Lurija, Wygotskij, Melanie Klein ecc. ecc., forse -come dice il ruvido Bozzi – si sarebbe trovata la ”quadra”.
La prima cosa, che forse anche un maestro elementare avrebbe detto, la più elementare, è che la scuola non è una e non è unica. Comincia dalla nascita. Già il buon Virgilio diceva che, a differenza del vitellino e dell’agnellino, il bambino, senza “apprendimento”, morirebbe.Non saprebbe nutrirsi. La scuola dei nostri padri, che seguiva lo sviluppo dell’individuo da 0 a 21 anni, in successione elencava l’asilo nido, la scuola materna, la scuola di base (elementare e media inferiore), la scuola superiore e l’Università. Per ogni grado c’erano un metodo o sistema educativo e un obiettivo. Insomma, nulla da cambiare ancora oggi. L’asilo nido e la scuola materna vanno assicurati innanzitutto nei paesi e per le famiglie e gli ambienti più poveri. Va realizzato un ambiente sano, salubre, sereno, che, con l’aiuto di un medico e di un personale altamente specializzato (persino nutrizionisti), garantisca la crescita armoniosa del bambino, secondo le indicazioni che magistralmente diede Piaget, seguito ancora da non pochi altri psicologi. A questo livello di “scuola” si opera per il decondizionamento ambientale e la crescita armoniosa del bambino sotto il profilo affettivo, cognitivo, sociale, sessuale e motorio. O la “povertà” si recupera in quegli anni o la disparità dei destini individuali si accentua. E’ il motivo per cui il bambino di San Costantino Albanese ha bisogno del migliore asilo nido e della migliore scuola materna che si possano immaginare.A Reggio Emilia non ne hanno bisogno. Invece succede il contrario.
La scuola di base,elementare e media inferiore, che va dai 7 ai 16 anni (andava bene anche per i 14), obbligatoria, dev’essere orientativa, nel senso che il ragazzo, che entra nella scuola già con un buon bagaglio culturale e con una personalità già armonicamente sviluppata,avendo imparato l’importanza di certi valori, viene condotto nella vita con sue attitudini e particolari capacità, anche manuali, pronto ad una scelta di vita, che può essere di lavoro o di studio.
Di qui il sogno di una scuola superiore unica con materie fondamentali uguali per tutti(area comune), buone a formare il cittadino italiano, cui si affianchino materie elettive e materie opzionali.Ma questo, ormai, è un sogno di riforma solo sognato. Si può anche scegliere una pluralità di istituti a indirizzo differente. E’ quanto è accaduto. Qui però, la scuola deve diventa rigorosamente selettiva, con promozioni e bocciature.Se si ha da formare il ragioniere,questi deve saper …ragionare; se si ha da formare il geometra, questi deve saper tenere in mano la matita e la squadra; se si ha da formare il perito elettrotecnico, questi deve saper trattare il filo elettrico e avvitare una lampadina. E via dicendo.
Analogo è il caso della Università che, statale, deve prevedere libero accesso per tutti, secondo la libera scelta di ognuno. I test per medicina e altre facoltà, ma non per tutte, sono odiosi e cattivi, perché sono stroncamento di molte sincere aspirazioni di giovani. La selezione, rigorosa, va fatta in corso di studi. Ricordo che i miei amici e colleghi universitari, studenti in medicina, mi fecero conoscere un verbo che non conoscevo. Parlavano della necessità di “sbiennare”, cioè superare il primo biennio. Se non si “sbiennava”, non si potevano fare gli esami del terzo anno. Ma uscivano medici seri, non frutto della fortuna o della raccomandazione e del denaro di papà, come spesso oggi. Bocciati ai test,oggi i ricchi si servono di università private o straniere.E vincono lo stesso.
E’ inutile dire che, dato un ambiente sereno e luminoso, dato il rispetto delle attitudini e dei desideri dei ragazzi, data la paura della selezione e del mancato “sbiennamento”, si aveva garanzia di disciplina e di impegno. Oggi, con la promozione assicurata, con l’appoggio di papà e mamma e delle stesse autorità scolastiche (che non vogliono “rogne”), ci si può permettere il lusso di insultare e picchiare un professore. Se non lo fa l’alunno, lo fa il padre dell’alunno. Le cronache sono piene.Nel migliore dei casi, c’è il ricorso al TAR, che terrorizza professori e professoresse sia sotto il profilo delle spese sia sotto il profilo della condanna che ne può derivare.Il che è molto facile che accada, considerato che il Tar, tribunale tutto politico e politicizzato, mostro da eliminare, nel clima di lassismo generale finisce col dare sempre ragione al “povero” ragazzo e alla sua ricca o violenta famiglia.
Se il professore giudica e punisce, è come il poliziotto e il giudice. E’ odiato; diventa l’avversario da piegare. Una volta la famiglia collaborava e si rimetteva alla scuola; oggi la considera nemica da piegare alla propria volontà. Chi l’ha voluto? E perché? Non mi spingo oltre. Piuttosto mi domando:Chi riporterà la barca in posizione diritta? Chi ristabilirà gli esami di riparazione a settembre? Non lo farà e non potrà farlo nessuno, nemmeno la Meloni. Aveva ragione Umberto Bobbio: con le rivoluzioni sociali, che hanno elargito facilitazioni e concessioni a tutti, ma a danno della comunità, non si torna indietro. Non mi si chieda che cosa si possa fare, perché non lo so. Ah, don Milani! So solo che non ci si può rassegnare.