Venerdì 14 aprile 2023 alle ore 10.30 nella sala stampa del Palazzo del Consiglio Regionale a Potenza è in programma la conferenza stampa indetta dal Coordinamento promotore della mobilitazione contro l’autonomia differenziata in programma a Potenza lunedì 17 aprile.
Lo SPI Cgil di Matera ha aderito e parteciperà alla Mobilitazione “Teniamo unito il paese: autonomia differenziata? no grazie” del 17 aprile che si terrà a Potenza davanti alla sede della Regione Basilicata. Di seguito la nota inviata da Eustachio Nicoletti, Segretario Generale Spi Cgil Matera.
Un’azione democratica contro il tentativo di condizionare e destrutturare i principi costituzionali attraverso il combinato disposto dell’autonomia differenziata e del paventato semipresidenzialismo come approdo nefasto di un patto di ferro fra le componenti politiche nazionaliste e quelle territorialiste.
Nel mentre il paese sta affrontando una difficile emergenza economica e sociale che ha impoverito milioni di persone, si azionano strategie anticostituzionali e antirepubblicane, che, ove passassero, disegnerebbe un’Italia ormai decostituzionalizzata e totalmente altra rispetto a quella per cui si sono battuti i nostri resistenti e i nostri padri costituenti.
L’ennesimo tentativo di stravolgere alcuni presupposti di partecipazione e di ridurre gli spazi di democrazia attraverso la concentrazione dei poteri nelle mani di un presidente direttamente eletto che, di fatto, aggiungerebbe un ulteriore elemento di riduzione del potere dell’elettore, ridotto a un sì e a un no per uno schieramento e per una persona.
La situazione si aggrava con le “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata di cui all’articolo 116, terzo comma, della Costituzione; uno strumento legislativo che comporterà una differenziazione della esigibilità dei diritti e del rispetto dei principi fondamentali, cristallizzerà i divari esistenti, ridistribuirà le risorse non in base alle necessità di un territorio, ma in base alla spesa storica, disarticolerà l’unità del sistema di istruzione” che accrescono la frammentazione dell’unitarietà dei diritti civili e sociali dei cittadini.
un atto contro la coesione sociale mentre sarebbe ormai il tempo di dare piena attuazione ai principi fondamentali della Costituzione per garantire l’uguaglianza sostanziale dei cittadini in ogni regione.
Invece, questa compagine governativa ha caparbiamente riesumatoun progetto divisivo, voluto tra il 2017 e 2018, dai rappresentanti delle Regioni forti del Paese (Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna) è finalizzato ad ottenere risorse pubbliche maggiori mediante trattenute su quote di gettito dei tributi dovuti.
Una nefasta riedizione del sovranismo regionale che, indifferenti al dettato costituzionale della unità e della indivisibilità della Repubblica, hanno rilanciato con ritrovata energia politica il loro progetto di secessione.
Si tratta di una decisione indifendibile che va combattuta e neutralizzata con forza perché non tiene conto che:
1) le Regioni del Mezzogiorno sono state penalizzate da un sistema che ha garantito quote maggiori di risorse al Nord realizzato attraverso i trasferimenti basati essenzialmente sulla spesa storica che ha cristallizzato le differenze tra le due Italie e ridotto lo spazio della perequazione;
2) il Sud, con una popolazione pari al 34,3%, ha usufruito di investimenti ordinari delle amministrazioni pubbliche pari al 28%, mentre al NORD, con una popolazione pari al 65,7% è andato il 71,7% di investimenti. Una differenza di circa il 6% che corrisponde ad una perdita per il Mezzogiorno di 61 miliardi di euro l’anno;
3) un documento della Ragioneria Generale dello Stato ha segnalato le criticità che permangono nell’attuazione del federalismo fiscale in termini di Livelli essenziali delle prestazioni (LEP), di fabbisogni standard e di indicatori di fabbisogno infrastrutturale;
4) i rappresentanti della Corte dei Conti, auditi in commissione parlamentare per l’attuazione del federalismo fiscale, hanno denunciato la mancata attuazione della legge delega del 2009 che è il cuore del federalismo fiscale;
5) la commissione di esperti (commissione Caravita) nominata dalla Ministra agli Affari Regionali, On. Maria Stella Gelmini, ribadendo che l’impianto generale scelto dalla Costituzione per il riconoscimento della autonomia differenziata dovrà essere uguale per tutti, ha giudicato le pretese in atto inaccettabili ed impraticabili;
6) la stessa legge di bilancio ha riconosciuto quale principio insuperabile di garanzia dei diritti di cittadinanza da Nord a Sud e quale precondizione della redistribuzione delle risorse tra Regioni la determinazione dei Livelli essenziali delle prestazioni (LEP);
7) l’autonomia differenziata stride con l’attuale situazione politica che ha affrontato finalmente il tema del superamento delle diseguaglianze tra Nord e Sud e, in attuazione del Next Generation EU, ha cominciato a demolire il muro invisibile che divide il Mezzogiorno dal resto del Paese. Nell’attuale contesto storico, infatti, è principalmente l’Europa a non volere l’autonomia differenziata e a spingere perché si attuino politiche di coesione e di integrazione che mettano al centro il Mezzogiorno, al fine di erodere il pesante divario esistente di reddito pro-capite;
8) lo stesso Governo Draghi, nella premessa al PNRR, nel garantire “il 40% circa delle risorse territorializzabili al Mezzogiorno”, ha affermato che ciò è “la testimonianza dell’attenzione al tema del riequilibrio territoriale”. Infatti, il PNRR vuole accompagnare una nuova stagione di convergenza tra Sud e Centro-Nord della Nazione e costituisce una occasione imperdibile per il rilancio del Mezzogiorno e per la ripresa del suddetto processo di integrazione con le aree più sviluppate del Paese;
9) l’autonomia differenziata, non attua l’auspicato federalismo costituzionale ma il federalismo regionalizzato, non equo e solidale, seminatore di conflittualità e ostile alla necessaria ricomposizione economica e sociale tra i territori della Repubblica. Questo federalismo regionalizzato è una soluzione scellerata perché riproporrebbe con cinismo il sistema squilibrato tra Nord e Sud;
10) l’inserimento del disegno di legge sull’autonomia differenziata tra i collegati alla manovra finanziaria rappresenta la solenne smentita dei buoni propositi “meridionalistici” dell’attuale Governo nazionale e uno spregiudicato furto di democrazia. Infatti, tale “sottile” scelta impedisce, a norma dell’art. 75, comma 2, della Costituzione, l’eventuale ricorso dei cittadini allo strumento del referendum abrogativo e tende a soffocare il dibattito nelle aule parlamentari in quanto la possibilità di emendare in aula un testo collegato alla legge di bilancio risulta fortemente limitata dai Regolamenti di Camera e Senato.
Un raggiro legislativo per legittimare lo storico squilibrio territoriale del nostro Paese e aggredire il principio costituzionale della democrazia partecipata.
Inquietante l’idea che si possa disporre autonomamente della parte maggiore possibile del proprio gettito fiscale generato, mettendo in secondo piano i principi costituzionali di eguaglianza fra tutti i cittadini.
Rapportare il finanziamento dei servizi al gettito fiscale significa stabilire un principio estremamente corrosivo in quanto i diritti di cittadinanza, a cominciare dalla istruzione e dalla salute, possono essere diversi tra i cittadini italiani, maggiori laddove il reddito pro-capite è più alto.
I primi a pagare un altissimo prezzo saranno i lucaniche, a causa dei tagli, si vedrebbero privati di tutti i servizi pubblici essenziali: sanità, istruzione, assistenza e trasporti.
Di tutto questo, sembrerebbe che solo il Presidente della Regione, Vito Bardi,non si sia reso contoche, l’assenso al disegno di legge Calderoli sull’Autonomia differenziata, creerà serie ripercussioni alle già precarie condizione di vita dei lucani.
Un approccio autoreferenziale e autarchico che dimostra la mancanza di rispetto nei confronti dei lucani e fortemente deficitario dei rudimenti della democrazia che una istituzione dovrebbe sempre rispettare, soprattutto quando si tratta di modifiche della Costituzione italiana.