“Cambiare l’attuale disciplinare per l’esercizio del prelievo controllato del cinghiale sull’autorizzazione all’uso dei cani limiere al nel prelievo controllato del cinghiale per girata, con l’istituzione di una regolare procedura di affidamento tramite gara d’appalto”.
Perché solo l’Enci (Ente Nazionale Cinofilia Italiana) può “abilitare” un cane, e dunque il suo conduttore armato, al prelievo controllato del cinghiale per girata?
Questo è quanto discende dalla recente modifica all’articolo 5 del Disciplinare per l’esercizio del prelievo dei cinghiali; infatti con la Delibera di Giunta Regionale n.148, il 24 febbraio 2017, la Regione Basilicata ha annullato il novero dei soggetti legittimati ad abilitare i cani limiere, lasciando tale diritto solamente all’ENCI. Ovviamente la scelta ci lascia perplessi.
Ripercorriamo la storia di questa norma: il contesto è il prelievo controllato del cinghiale; chiaramente si tratta di un’attività regolamentata, e l’obiettivo primario della normativa, oltre alla salvaguardia della specie, è la tutela dell’interesse degli agricoltori e dei cittadini a limitare la proliferazione dei cinghiali, che negli ultimi tempi è aumentata a dismisura causando non pochi problemi a colture, veicoli e persone.
La disciplina determina dunque i periodi, i luoghi e i modi in cui è consentito prelevare i cinghiali; in più prevede tre modalità di “caccia”: per appostamento, per cattura e per girata. A creare dubbi è la scelta legislativa rispetto al rilascio dell’autorizzazione richiesta al conduttore ed al cane per l’ultimo tipo di pratica venatoria (la girata).
Originariamente l’art. 5 del Disciplinare consentiva il rilascio delle abilitazioni oltre che all’Enci anche a ogni altro Ente riconosciuto; però da subito le abilitazioni rilasciate dagli altri enti non sono state riconosciute dagli Ambiti Territoriali di Caccia della Regione Basilicata, che hanno respinto le istanze in quanto “i diplomi indicati non riportano indicazioni relative a prove di abilitazioni effettuate alla presenza di giudice ENCI”.
Dunque di fatto la norma è stata immediatamente aggirata escludendo enti diversi dall’ENCI; nemmeno un sollecito del Difensore Civico ad un impegno attivo della Regione per correggere queste storture è riuscito a sbloccare una situazione contraria non solo al vecchio disposto dell’art. 5 ma anche, e soprattutto, al sano principio di trasparenza.
Di fatto dietro una norma legislativa veniva così a crearsi l’affidamento diretto, ed esclusivo, di un potere d’imperio ad un Ente privato, cioè l’ENCI; in più, naturalmente, per poter partecipare alle prove di addestramento per cani da seguita con successiva abilitazione è necessario un versamento, di 25 € a cane, per la copertura delle spese del giudice membro dell’ENCI.
Perché a questo punto la Regione non ha pensato di rimediare ad eventuali errori?
Perché anzi, al contrario, il 24 febbraio, su proposta dell’assessore Luca Braia, la Regione ha approvato la delibera che modifica l’articolo 5 del Disciplinare, conferendo solamente all’ENCI l’autorizzazione al rilascio delle abilitazioni per i limiere (cani) ed i loro conduttori, escludendo tutti gli altri soggetti legalmente riconosciuti?
A sostegno della modifica sono state portate alcune note dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) e del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali secondo cui “le abilitazioni dei cani … debbono essere rilasciate esclusivamente dall’ENCI”.
In realtà così non è: l’Ispra, nella nota trasmessa a chiarimento per l’abilitazione cani limiere, dice che “le verifiche cinotecniche possono essere organizzate dall’ENCI considerato l’organismo di riferimento per la valutazione delle qualità sia naturali sia acquisite dal cane”; l’abilitazione ENCI certifica la qualità e la capacità per svolgere adeguatamente una determinata tecnica di lavoro.
L’Ispra aggiunge che se il programma della prova lavoro presentato da “altro Ente” è coerente con i programmi Enci e pertanto tecnicamente condivisibile, gli aspetti di tipo strettamente giuridico inerenti la natura degli Enti idonei a concedere l’abilitazione “esulano” dalle competenze tecniche di questo Istituto: quindi le valutazioni nel merito spettano ai competenti Uffici Regionali.
Il Ministero delle Politiche Agricole inoltre, con nota del settembre 2016, ha sottolineato la non poca chiarezza della formulazione del testo Regionale nella parte in cui non è comprensibile “chi debba procedere al riconoscimento (Regione, Atc,Enci) né se la procedura debba riferirsi ai soli cani iscritti nel libro genealogico detenuto dall’Enci o anche altri soggetti non iscritti”, aggiungendo che, pur ritenendo che le qualifiche rilasciate dall’Enci risultano di particolare pregio, spetta alla Regione fornire una interpretazione chiara.
Nonostante le motivazioni addotte nel preambolo della delibera, quindi, permane forte il dubbio che, con questa norma, sia stata affidata in modo anomalo solo all’ENCI la competenza a valutare, e decidere, chi sia idoneo o meno ad esercitare questo tipo di caccia.
Va ricordato che l’ENCI è, e resta, un soggetto privato, e che in quanto tale è privo di potestà d’imperio; non ci pare quindi del tutto limpida la scelta di percorrere questa strada, e pertanto ci chiediamo se non si sia derogato in modo evidente a principi basilari del nostro ordinamento, quali quello di legalità, imparzialità, trasparenza e buon andamento dell’azione amministrativa.
La recente modifica preclude, in modo a dir poco sospetto, ad ogni altro soggetto privato la possibilità di rilasciare tali abilitazioni, determinando un evidente vantaggio economico per l’ENCI, in danno degli altri enti privati.
Perché si è scelto di preferire soltanto un soggetto privato – l’ENCI – a discapito di altri?
Al fine di fugare oggi dubbio sulla limpidezza di tali decisioni, consiglio all’Ente Regione di Basilicata l’istituzione di una opportuna procedura di affidamento, per la selezione del soggetto o dei soggetti legittimati il cui programma di lavoro sia coerente con i programmi Enci, tramite regolare avviso pubblico.
Giuseppe Moles, Commissario “Forza Italia” Regione Basilicata