Sabato 13 gennaio la comunità lucana ha dato l’ultimo saluto a Carlo Petrone, giornalista, musicista e politico lucano. Di seguito il ricordo di Domenico Roberto Rizzi, componente assemblea regionale PD Basilicata.
Nella splendida chiesa di San Michele nel centro storico di Potenza, nella giornata di sabato 13 gennaio 2024 si è dato l’ultimo saluto a Carlo Petrone, giornalista, musicista e politico lucano.
Persona dalle virtù ormai rare, quali la gentilezza , la sua bontà d’animo e la sua spiccata e intrigante ironia.
Amava il Jazz e la sua chitarra, quello stesso jazz che in qualche modo lo rappresentava artisticamente, perché è uno stile di musica contemporaneo che intende esprimere in un nuovo modo i problemi dell’uomo moderno, caratterizzato da una grande carica ritmica, da una forte energia, quella stessa energia che Carlo ci metteva nel manifestare tutte le sue passioni.
Ho avuto modo di leggere alcune sue poesie, apprezzandone lo stile, l’intensità e la profondità, di carattere intimista ed essenziale, in sintonia con la sua profonda natura umanitaria e solidale che ha caratterizzato la sua attività politica e sociale.
Politicamente Carlo non ricopriva ruoli ne istituzionali e ne politici da diverso tempo , ma rimaneva pur sempre il mio segretario, e mi piaceva scherzarci su, chiamandolo cosi “segretario” .
Dopo la nascita del PD a cui non aderì (precedentemente Segretario regionale dei DS e sempre con i democratici di sinistra ricoprì il ruolo di Vice Presidente della Provincia di Potenza) ricoprì il ruolo di coordinatore regionale di Sinistra Democratica e poi di Sinistra Ecologia e Libertà per poi lasciare dopo qualche anno per motivi personali.
Ma la politica era parte della sua vita, io amo definirlo un romantico della politica, nei suoi racconti rivivevano i tempi del PCI e non mancavano mai aneddoti divertenti rimarcando con forza il valore della politica come elemento aggregante di una comunità unita da valori e intenti collettivi.
Una comunità in qualche modo smarrita, se si pensa alla crisi dei partiti che hanno prodotto forti ricadute in termini di rappresentanza.
Una persona per bene l’hanno definito in tanti, io non lo definirei cosi, diversamente mi piace ricordarlo come una persona coerente e che amava la sua comunità, infatti di fronte a compagni e compagne in difficoltà non si voltava dall’altra parte, non coltivava in se il germe dell’indifferenza, bensì provava ad esaminare il caso, a confrontarsi con altri amici e compagni per provare ad essere di supporto e sostegno a chi vedeva nella politica e nei partiti un forte senso di appartenenza e di una comunità che si aiuta e si sostiene anche nel rispetto della pluralità e delle differenze di idee.
Della sua passione per la politica conservava ed esercitava quotidianamente la ricerca di un analisi e amava fortemente confrontarsi con amici e compagni per elaborare insieme un ragionamento.
Era gentile e garbato, ma anche molto deciso e fermo nelle sue posizioni, preoccupato per la tenuta degli equilibri mondiali, ma ancora manifestando preoccupazioni per la nostra regione, per il nostro paese e prima ancora per un centro sinistra che in più occasioni si è mostrato perseverante in errori di visione culturale e strategica.
In questo periodo seguiva con attenzione le vicende legate alla costruzione delle alleanze regionali, in vista delle prossime elezioni amministrative, sollevando perplessità su qualche scelta di metodo e manifestando quella necessità non avvertita da altri, di porre una questione dirimente al centro del dibattito interno al principale azionista del centro sinistra e cioè il PD, la necessità di porre un quesito e cioè come mai un PD da anni in un centro sinistra variabile al governo del paese nonché di importanti città e regioni non sia stato in grado di imprimere una svolta sul terreno economico, dei diritti sociali, del mondo del lavoro? Bene la sua ricerca era nell’interrogarsi del perché non si ricerchino quelle responsabilità che dovranno pur esserci provando ad avviare una discussione vera e franca su questo tesa ad un vero e marcato cambio di passo.
Seguiva con interesse la vicenda del candidato governatore e non mancava di manifestare preoccupazioni sulle schizofrenie politiche di certo ceto politico lucano incapace di avere una visione ma intrappolato in vecchie logiche di potere e di una cultura politica obsoleta e divisiva.
Carlo avrebbe con forza ribadito la necessità di agire e ridare agibilità alla parola futuro, provando a dare risposte concrete alle nuove generazioni e alla nostra terra, recuperandone i valori sottostimati e riprendersi l’identità e il passato “persi”, ripartendo dai valori del centro sinistra agendo in maniera nuova e contribuendo ad un processo virtuoso capace di restituire protagonismo ad una nuova classe dirigente, capace di contrastare chi in qualche modo cerca da fare il deserto per emergere e distinguersi.muovendosi nel solco della questione morale, intesa, come il paradigma attraverso il quale ci proponiamo di affrontare tutte le questioni politiche e amministrative .
Carlo aveva fortemente a cuore la nostra comunità ed era consapevole della necessità di agire per non correre il rischio di dover essere costretti a mettere in “saldo” la nostra regione, rendendo nei fatti necessario l’accorpamento ad altre regioni per poter garantire ai cittadini i servizi essenziali.
La visione politica e culturale di Carlo Petrone rimarranno eredità culturale e politica importante per tutti noi e bisogna agire fin da subito nel solco di questo insegnamento per restituire dignità e futuro alla politica e alla nostra amata terra.