Morte Giorgio Napolitano, il ricordo di Salvatore Adduce
Salvatore Adduce, già parlamentare, sindaco di Matera e presidente Anci Basilicata, in una nota traccia un ricordo dell’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, scomparso il 22 settembre all’età di 98 anni.
Salvatore Adduce: “Napolitano meridionalista europeista riformista legato alla Basilicata”. Di seguito il testo integrale.
Si scriverà e, lo spero, si dibatterà a lungo di Giorgio Napolitano. Un secolo di storia italiana che si riflette nella longeva esistenza di uno dei più carismatici dirigenti della sinistra. Ci è toccata la fortuna ed il privilegio di conoscerlo e anche di frequentarlo essendo uno dei nostri riferimenti politici prima nel PCI poi nel PDS e infine nei DS. In Basilicata Napolitano aveva coltivato amicizie politiche forti con esponenti importanti come Nino Calice, Angelo Ziccardi, Peppino Pace, solo per citarne alcuni. Delle su posizioni si discuteva molto nelle sezioni del Partito innanzitutto perché non erano motivate da artificiose costruzioni finalizzate, come spesso accade oggi, a realizzare singoli posizionamenti all’interno di quello che a ragione fu definito il più grande partito comunista d’occidente. Al contrario, le posizioni di Napolitano arricchivano, qualche volta anche provocatoriamente, un dibattito sempre vivace a dispetto di chi descriveva un PCI barricato in un monolitismo inespugnabile. Si discuteva e ci si divideva molto nel Partito.
Certo le “regole d’ingaggio”, diremmo oggi, non prevedevano un dissenso organizzato ma a volte proprio per questo le differenze di opinione che pure si manifestavano risultavano ancor più dirompenti. Napolitano ha giocato un ruolo decisivo nella costruzione della politica meridionalista ed europeista non solo nel suo Partito. Legato alla grande cultura risorgimentale volle promuovere e sollecitare le celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia con certosina attenzione attraverso veri e propri inviti alle diverse istituzioni perché il 1861 fosse ricordato in modo adeguato consapevole come era di dover contrastare la recrudescenza di posizioni tendenti ad attribuire i ritardi del Mezzogiorno allo stesso processo di unificazione dell’Italia ed alla edificazione dello Stato nazionale. Di ciò ci consegnò la sua testimonianza da Presidente della Repubblica il 3 ottobre 2009 a Rionero in Vulture in occasione della visita alla casa natale di Giustino Fortunato. Non mancando di richiamare le responsabilità dei gravi ritardi dello sviluppo proprio delle classi dirigenti del Sud. Così scandiva Napolitano: “… una seria riflessione critica della società meridionale, delle forze che la rappresentano, che la guidano… Il bilancio delle istituzioni regionali nel Mezzogiorno non è uniforme, comprende esperienze positive – come quello della Basilicata, e non lo dico perché sono qui tra voi – ma nell’insieme è tale da farci dubitare che le forze dirigenti meridionali abbiano retto alla prova dell’autogoverno… non possiamo permetterci nessuna autoindulgenza”. Un discorso molto rigoroso di cui dovremmo ancora oggi tenere conto.
Il giorno prima era a Matera per partecipare al Convegno “Cultura e Turismo in Basilicata”. Anche qui volle insistere sul tema del Mezzogiorno pronunciando parole nette e chiare: “Senza il Mezzogiorno non ci sarebbe stata l’Italia e non ci sarà sviluppo per l’Italia senza il Mezzogiorno. Per quanto sia duro trarne tutte le conseguenze questa è una verità che deve guidare anche la politica delle istituzioni nazionali”. Concetti ribaditi e sottolineati a Rionero con una lezione dai toni epici.
Napolitano è stato il simbolo della buona politica, pur avendo vissuto tutte le contraddizioni del tempo, a cominciare dalla scelta del PCI di non allentare tempestivamente i rapporti con l’Unione Sovietica e con il PCUS. È stato il simbolo dello sforzo per aprire nuove frontiere, esplorare nuove strade. Il simbolo del dialogo costruttivo. Alla sua lezione hanno attinto più generazioni di riformisti liberali in Basilicata e nel Mezzogiorno.
Particolarmente originale, ma ancora una volta controversa, fu la scelta nel 2013 a seguito del risultato delle elezioni politiche che provocarono uno stallo nelle procedure per la formazione del governo, di incaricare un “comitato di saggi” per la elaborazione di “proposte programmatiche” utili allo sblocco dell’impasse politica. Di quel comitato fu chiamato a far parte anche il nostro Filippo Bubbico.
Mi piace ricordare che proprio in occasione di quella visita a Matera nel 2009 il Sindaco avv. Nicola Buccico, già in procinto di abbandonare la carica per dissidi all’interno della maggioranza, prima di dimettersi, volle attendere l’arrivo del Presidente Napolitano consentendo così alla città di presentarsi con il suo legittimo rappresentante.
Era già avanti con gli anni quando con immutato entusiasmo lo accompagnavamo nei nostri paesi per intere giornate durante le campagne elettorali. È successo le ultime volte nel 1999 e 2004 in occasione delle due tornate europee. In particolare nel 2004, quasi ottantenne, mi confidò (io ero deputato) che era stanco di fare comizi e che avrebbe preferito una conversazione. Lo rassicurai che quella sera nel Cinema Comunale a Matera sarebbe stato intervistato. Ne rimase contento. Non potevo immaginare che solo due anni dopo lo avremmo eletto Presidente della Repubblica.
Salvatore Adduce