“Il 29 marzo gli italiani saranno chiamati ad accettare o meno la diminuzione di un terzo della propria rappresentanza parlamentare. È una modifica della Costituzione che è nata da un diffuso disprezzo verso i partiti, anche se (strano a dirsi) tutti i partiti rappresentati in Parlamento sono favorevoli. Per questo il governo e la RAI fanno di tutto per non parlarne, al punto che l’AGCOM ha dovuto multare la RAI perché sinora non ha garantito uno spazio adeguato al referendum del 29 marzo. Tutti i fornitori di servizi di media audiovisivi e radiofonici sono tenuti a trattare la tematica referendaria in maniera adeguata, al fine di garantire a tutti i cittadini un’informazione completa e obiettiva”.
Per affrontare il tema del referendum questo pomeriggio il senatore lucano Saverio De Bonis ha organizzato un incontro nella sala conferenze dell’hotel Nazionale che ha coinvolto anche il senatore Gregorio De Falco, anche lui firmatario e aderente alla Rete del NO, la professoressa Marina Calamo Specchia, che insegna diritto costituzionale comparato all’Università Aldo Moro di Bari, e Guglielmo Rosato, coordinatore del circolo di Bari dell’associazione nazionale “Libertà e giustizia”
Senatore Saverio de Bonis, , tra i firmatari del referendum del 29 marzo sulla riforma costituzionale per la riduzione del numero dei parlamentari e promotore della Rete del No: “Vi è un cambio di passo rispetto ai passati tentativi di cambiare la Costituzione. Oggi si adotta la strategia dello ‘spezzatino’, ossia aggredire la carta costituzionale un po’ alla volta, nella disinformazione generale. Una carta costituzionale per la quale i nostri padri costituenti hanno dato l’anima. Ci siamo attivati perché i cittadini hanno il diritto di sapere quali rischi corre la rappresentanza democratica nel nostro paese con questo taglio dei parlamentari. Quando siamo stati eletti il programma elettorale non prevedeva la riduzione della rappresentanza democratica. Restiamo coerenti con quel programma; ecco perché ci stiamo muovendo per informare la popolazione sulla truffa politica in atto e sulle vere ragioni di questa riforma. Il primo motivo addotto per giustificarla, quello del taglio dei costi, è falso: è stato calcolato che il risparmio sarebbe di poco più di un caffè all’anno per ogni cittadino. Un vero risparmio dei costi si potrebbe conseguire chiudendo centinaia di enti inutili, togliendo privilegi e vitalizi, eliminando molti sottosegretari superflui. Di Maio, ad esempio, ha aumentato i costi del Ministero degli Esteri. Dunque, deve esserci un disegno più generale e mascherato, che prende spunto dal piano di Licio Gelli e seguendo un filo antidemocratico e populista passa per l’autonomia differenziata, a danno dell’equità territoriale, fa tappa verso il referendum propositivo fino ad arrivare addirittura alle elezioni dirette del presidente della Repubblica o del Consiglio”.
L’intervento della professoressa Calamo Specchia è partito con un excursus storico sul percorso costituente, illustrando i criteri adottati per garantire un rapporto proporzionato tra “territori, popolazione, partiti politici e Parlamento”. La professoressa ha poi evidenziato come “dagli anni Novanta si sia rinunciato a questo spirito pluralista. Tutte le forze politiche si sono lasciate sedurre dalla tentazione del maggioritario. Ma in questo modo si toglie voce alle forze di opposizione per far prevalere la ragione della maggioranza, alla ricerca di una ‘governabilità’ che, come ha dichiarato la stessa Corte costituzionale, non è un valore fondamentale sancito dalla Costituzione, come è invece quello della rappresentatività. E la Corte costituzionale ha anche stabilito che non si può riformare la seconda parte della Costituzione in un modo per cui vengono lesi i diritti intangibili sanciti nella prima parte”. Il taglio dei parlamentari, ha evidenziato Calamo Specchia, soprattutto se di concerto con una legge elettorale non ancora modificata, “avrà ricadute pesantissime non soltanto sulla rappresentanza dei territori, in primis della Basilicata, ma anche su altri aspetti fondamentali delle nostre istituzioni. Con questa riduzione l’elezione del Capo dello Stato, per esempio, finirà per essere nelle mani di una maggioranza contingente. Lo stesso dicasi per la messa in stato d’accusa del Presidente della Repubblica, per la Corte Costituzionale, per il procedimento di revisione costituzionale e altri gangli vitali della nostra vita democratica. Questo è frutto di una volontà di presidenzializzazione che vuole emarginare il Parlamento e la sua funzione di luogo supremo della decisione. Ma, come già diceva il presidente dell’Assemblea costituente Terracini, la questione dei costi è ‘un argomento risibile’ perché bisogna investire nella democrazia e nella libertà”.
A farle eco il senatore De Falco, il quale ha parlato di un “annichilimento del parlamentarismo”. Per questa ragione, ha spiegato il senatore, “abbiamo ipotizzato di presentare un ricorso per incostituzionalità. Questo taglio è di per sé incostituzionale perché annulla la funzione parlamentare di rappresentanza. Così tagliamo direttamente il Parlamento. Senza parlare poi della decisione, studiata a tavolino, di concedere tempi ristrettissimi per il referendum, ossia senza dare il tempo ai cittadini di formarsi un’opinione informata su qualcosa che incide direttamente sulla loro vita. Che cosa rimane a un politico se non ha più la possibilità di rappresentare i cittadini? Allontanarsi dalla società e chiudersi a chiave nel palazzo, e in quel palazzo si crea una autocrazia”. “ll Movimento Cinque Stelle – dichiara De Falco – non aveva mai parlato in origine di taglio dei parlamentari, ma di taglio dei costi e dei privilegi della politica. Dunque, si tratta di una riforma voluta per demagogia purissima. Ma se questa legge dovesse malauguratamente passare, uno degli effetti sarà un senatore ogni 350mila abitanti, e quindi si dovranno formare circoscrizioni sovraregionali. Le ricadute sugli interessi di alcuni territori a scapito di altri sono evidenti”.
A chiudere l’incontro Guglielmo Rosato, il quale ha raccontato la sua esperienza all’interno di “Libertà e giustizia” per invitare tutti a diventare “partigiani della Costituzione”. Ciò significa che “bisogna farsi carico di educare, informare e mobilitare i cittadini su questa e altre riforme che, nel modificare alcune parti della Costituzione, ne intaccano di fatto i principi fondamentali che ci accompagnano nella nostra vita quotidiana, come quello della rappresentanza, della solidarietà, dell’uguaglianza. È una responsabilità di cui tutti noi dobbiamo farci carico, studiando, divulgando e creando raccordo tra tutte le associazioni e i comitati impegnati su questo fronte in tutti i territori, non soltanto in Puglia e Basilicata, ma adesso anche in Veneto, in Piemonte, in Lombardia”.
Michele Capolupo
La fotogallery dell’incontro per il No al taglio dei parlamentari (foto www.SassiLive.it)
Caro senatore De Bonis non mi sembra che la sua presenza sul territorio sia stata attiva.in questi anni di mandato. Un saggio proverbio dice “meglio pochi ma buoni”.