“L’AGEA ha indetto una gara d’appalto da quasi otto milioni di euro per acquistare olio evo a prezzi ribassati che non ne garantiscono la provenienza, né la qualità e la salubrità. Per questo motivo ho presentato un’interrogazione alla Ministra Bellanova per sapere quali iniziative intende intraprendere per tutelare il Made in Italy olivicolo e se è sua intenzione promuovere esami specifici, come la Risonanza magnetica nucleare (RMN), per analizzare l’olio che sarà acquistato dall’Agenzia”.
Lo ha detto il senatore Saverio De Bonis, segretario della IX Commissione Agricoltura del Senato, nell’annunciare l’interrogazione presentata alla Ministra delle politiche agricole alimentari e forestali Teresa Bellanova in merito alla gara di appalto dell’Agenzia per le erogazioni in agricoltura per l’acquisto, da parte dello Stato italiano, di olio extravergine di oliva in bottiglie da litro, da assegnare agli indigenti per un totale di 7 milioni 980 mila euro.
“L’AGEA – spiega il senatore – ha acquistato parmigiano, prosciutto e grana padano DOP per sostenere, giustamente, queste filiere colpite dal COVID, mentre la stessa accortezza non ha avuto per l’olio extravergine d’oliva. La gara d’appalto del 3 luglio prevede sì l’acquisto di evo, ma con una base d’asta di 3,2 euro al litro, quando è risaputo che un buon olio non costa meno di cinque euro al litro. Ciò significa che certamente non sarà olio italiano e potrebbe quindi anche contenere residui contaminanti. Si tratta in sostanza di un regalo agli imbottigliatori, la cui prassi è mescolare oli italiani con altri importati. Ricordo alla Ministra che uno strumento efficace per analizzare nel dettaglio gli alimenti e caratterizzare i prodotti in base alla provenienza geografica e alla cultivar è la spettroscopia di Risonanza magnetica nucleare che, nel caso dell’olio in questione, rivelerebbe sia le componenti minoritarie (aldeidi, terpeni, steroli), sia quelle maggioritarie (acidi grassi)”.
“La Ministra Bellanova – conclude De Bonis – ha il dovere di adottare misure affinché nell’agricoltura italiana non vi siano figli e figliastri, certamente non da parte di enti pubblici come AGEA, e affinché tutti i prodotti della ricca biodiversità italiana, che sono garanzia di qualità e salubrità, siano ugualmente tutelati e promossi”.