Onorata la memoria di Eugenio Colorni a Melfi. Di seguito la nota inviata da Peppino Brescia, ex parlamentare e già sindaco di Melfi.
Domenica 23 marzo 2025 in tanti a Melfi di fronte alla lapide apposta nel 2014 per ricordare il confino politico del martire della libertà Eugenio Colorni e la sua famiglia, assassinato a Roma nel maggio 1944 dalle squadracce fasciste.
È stata la risposta alla Meloni e al suo attacco al sogno politico di Ventotene.
Da capo del suo partito, che ha radici non tagliate nel MSI di Giorgio Almirante, Meloni può rimanere nostalgica del ventennio.
Ha solo gettato la maschera del moderatismo inesistente.
Da Presidente del Consiglio dei Ministri non può riscrivere la Storia, tentando di far passare i martiri della libertà e della Liberazione per carnefici e i nazifascisti per eroi.
La Meloni con il suo studiato e voluto intervento provocatorio alla Camera dei Deputati, ha semplicemente tirato fuori la sua natura politica, ricordando che al governo c’è la Destra Destra, che sta occupando ogni spazio del sistema democratico, economico e di informazione e della comunicazione.
A mio parere, le forze progressiste e moderate, profondamente legate alla Costituzione Italiana, non possono far finta di nulla e sottovalutare l’azione di discesa pericolosa verso un nazionalismo antidemocratico ed antieuropeo impresso all’Italia.
Nessuno può sentirsi protetto.
Nessuno resti indifferente.
Nel nome dell’Europa Unita e di pace, sognata da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni, nel nome della Libertà e della democrazia, del pluralismo e dell’antifascismo costituzionale, nasca un nuovo “Comitato nazionale ed europeo di libertà, partecipazione e democrazia”.
Ciò è possibile, se a prevalere ritorna la Politica nobile del Manifesto di Ventotene e dei Padri e delle Madri Costituenti della nostra repubblica.
Ogni forza politica, ogni cittadino, ogni sindacato, ogni associazione, lasci da parte il proprio “orticello” per ritornare a coltivare il terreno enorme del bene generale e prioritario dell’Italia e dell’Europa.
Continuare a sottovalutare è un errore gravissimo ed imperdonabile.