Franco Pantone, coordinatore provinciale di Matera di “Cambiamo Basilicata”, in una nota si dichiara contrario alla delocalizzazione della scuola elementare “Nitti” di Matera nel nuovo complesso scolastico individuato nell’area dell’ex centrale del latte di Matera. Di seguito la nota integrale.
“Matera è carente dal punto di vista dell’edilizia scolastica”. È quanto sostiene Francesco Pantone, coordinatore provinciale di Matera di “Cambiamo Basilicata”. L’esponente politico del partito di centro del centro destra, aggiunge inoltre che “non si capisce perché ogni volta che una consigliatura volge al termine, riecheggia il mettere mano al piano regolatore”. Pantone suggerisce che “sarebbe meglio che lo strumento urbanistico venisse modificato ad inizio mandato quando si ha tutto il tempo per armonizzarne gli effetti”.
Pantone fa una disamina attenta e puntuale sulla vicenda complessiva dell’edilizia scolastica nella Città dei Sassi.
“Il Polo Scolastico – aggiunge il dirigente politico – è la soluzione organizzativa preferita a livello europeo per sviluppare il percorso scolastico: asilo nido – scuola dell’infanzia – scuola elementare. L’organismo edilizio si pone quale tessera importante nel sistema urbano moderno coniugando le esigenze e le funzioni legate alla famiglia, al lavoro, al traffico, al tempo libero ecc. La scuola, quindi, deve essere intesa come cerniera attiva tra la società degli ”adulti” e quella dei “figli”, dove le sue strutture fisiche devono poter essere utilizzate e sostenute dalle famiglie in uno scambio osmotico capace di fornire tutti gli strumenti e le esperienze per la formazione della personalità del bambino, un soggetto sempre più cosmopolita ed assai spesso erede di famiglia allargata. Il poli scolastico aggiunge al suo ruolo istituzionale quello di rinascita nel giusto rapporto collaborativo insegnanti-genitori per una sana complementarietà di ruoli finalizzati alla crescita culturale, psicologica, sociale e democratica della società futura. Al suo interno – prosegue – vivono i saperi, l’educazione, le prime amicizie, gli affetti e i sentimenti espressioni di visioni invisibili ma determinanti affinché “l’io” abbracci l’universo e parli con se stesso in un rapporto non più conflittuale, ovvero teso alla ricerca del proprio bene, ma semmai orientato alla cultura del dono.
La città di Matera ha bisogno delle scuole organizzate come “poli scolatici”, ma è doloroso annotare che lo strumento urbanistico in via di approvazione, elaborato e rielaborato per ben 16 anni e forse oltre, ha dimenticato l’esigenza di una “nuova scuola” capace di essere moderna anche nel futuro.
La scuola Bramante è stata dichiarata inagibile e la sua ricostruzione era stata prevista con il bando di gara che scadeva il 22 gennaio 2015. Da allora si è prodotto un cantiere sospeso e fermo da oltre un anno, sul quale probabilmente grava un progetto scelto dalla commissione di appalto che si è rivelato complicato e macchinoso quanto l’impresa scelta. Sono quindi trascorsi cinque anni, tanti quanti il ciclo di istruzione elementare, durante il quale il bimbo formalmente assegnato alla Bramante, non ha potuto esigere il suo diritto e ha dovuto ripiegare su altre strutture o edifici scolastici, dove probabilmente la sua presenza ha richiesto di occupare per svolgere la didattica, quegli spazi vitali per l’educazione, la formazione, la conoscenza, subendo la negazione di una crescita istituzionalmente corretta a cui il Comune deve far fronte.
Stessa sorte per la scuola Nitti, chiusa a dicembre scorso e trasferita in altro sito, che sta vivendo gli stessi problemi della Bramante. A questi disagi non da poco e che incidono sulla formazione delle future generazioni, si aggiunge l’inagibilità del Liceo Classico, edificio di competenza della Provincia e non per questo fuori dalla responsabilità comunale che comunque sovrintende e coordina lo sviluppo e la sicurezza della città.
L’argomento scuola non finisce su questi casi, ma – spiega Pantone – quasi come in un giuoco di poker, si aggiunge al piatto la scuola Torraca di via A. Moro. Si prevede la demolizione e la sua ricostruzione forse sul sito della vecchia ed inutilizzata “centrale del latte”.
Appare veramente inverosimile la superficialità di demolire, delocalizzare, chiudere per inagibilità senza avere uno strumento di pianificazione che assegni le aree più rispondenti urbanisticamente a queste funzioni. La scuola non è una fermata di autobus di quelle fisse o a chiamata. La scuola è innanzi tutto un polo dove sviluppare: un valore simbolico in un “ambiente personale” che si apre a profili di apprendimento informale; un valore funzionale organizzando le proprie attività secondo i tempi e le tecnologie congeniali; spazio esplorativo capace di fornire gli strumenti e le metodiche del “fare facendo”; spazio di gruppo in cui esprimere i propri sentimenti e scoprire i benefici della comunità; spazio per creare, elaborare e presentare favorendo la conoscenza delle procedure; spazio per collaborare e discutere favorendo la comunicazione costruttiva e democratica;
-l’agorà quale luogo di scambio culturale utile ai bambini ed ai genitori, quest’ultimi nel ruolo complementare con l’attiva degli insegnanti; spazio per attività sportiva capace di aprirsi all’uso promiscuo bambini-genitori-inseganti anche in orari extra scolastici; spazio verde esterno dove crescere coltivando e dove le stagioni insegano i profumi ed i colori; spazio parcheggio auto ben articolato con la viabilità urbana dando sicurezza al luogo; nonché applicazioni ambientali all’aperto per una educazione verso il risparmio energetico, idrico, e uso di procedure di riciclo. Per tutto questo è necessario programmare lo strumento urbanistico che deve poter individuare aree che meglio si dispongono all’orientamento bioclimatico, avere aria esterna priva di PM2,5 e PM10, protezione da fonti di inquinamento acustico, facilitare l’evacuazione in caso di calamità naturali, integrarsi con il tessuto residenziale, poter essere raggiunta con piste ciclo pedonali, obbligare la zona 30 Km orari nelle vie carrabili più prossime.
Matera nella sua visione di “città green” – conclude Pantone – deve recuperare il tempo perduto ricomponendo queste ferite, costruendo poli scolastici che si aprono al territorio urbano ed a quello dei comuni della collina materana capaci, quindi, di integrare gli alunni contribuendo così alla conoscenza del mondo con l’ordine, la misura, lo spazio, il tempo e la natura”.