Sabato 16 novembre a Matera si è tenuta la prima assemblea dell’associazione “Progetto Comune”.
Il sodalizio, presieduto dall’avvocato Vincenzo Santochirico e attualmente composto da 250 soci, nasce con l’intento di promuovere ed alimentare un nuovo protagonismo civico, facendo propria l’esigenza dei materani di essere ascoltati, delle competenze di essere valorizzate ne delle intelligenze di essere coinvolte, attraverso incontri, dibattiti e confronti, nei quali coinvolgere i cittadini e raccoglierne proposte e punti di vista su questioni importanti per la città.
Un compito già svolto in passato dai partiti, insomma, che tuttavia oggi appaiono sempre più avulsi dal contesto sociale e rinchiusi in vecchi riti.
Di qui l’avvio concreto di questo percorso, iniziato a luglio 2024, che coinvolge forze vive della società, determinate nel voler dare un nuovo slancio a Matera, che le faccia riprendere il cammino interrotto, anche esplorando anche nuovi percorsi.
Un intento evidente già dal logo dell’associazione, realizzato dal grafico Antonio Andrisani che, dopo i saluti della socia fondatrice Marilena Antonicelli, ne ha raccontato il processo creativo. Si tratta di un’antica presa d’aria in tufo, applicata sui palazzi storici della città, ovvero un elemento indennitario ulteriore rispetto ai Sassi, che si caratterizza per la forma intrecciata, metafora di incontro di persone e pensieri, che nella sua funzione è utile al ricambio d’aria, ovvero della necessità di attivare un cambiamento.
Nell’assemblea, poi, si sono susseguiti gli interventi di Claudio Rubino e Michele Vivilecchia, entrambi studenti universitari e quest’ultimo studente lavoratore rientrato a Matera dopo esperienze professionali al nord; di Aboubakre Kane, senegalese che vive in città dal 2015; dell’imprenditrice Giusy Cavicchini; della gastroenterologa Marina Rizzi, in servizio all’ospedale “Madonna delle Grazie”, e della commerciante Palma Nitti. Tutti, di fronte alla folta platea, hanno messo in evidenza la volontà di rendersi protagonisti attivi della vita della città, condividendo esperienze ed esigenze troppo spesso ignorate dalla politica: un maggiore coinvolgimento dei giovani, l’attenzione nel conciliare i ritmi lavoro-famiglia, la sanità e il welfare, il sentirsi partecipi di un progetto comune per Matera.
«Avevamo in mente di seguire questo percorso in modo più lento – ha esordito poi Vincenzo Santochirico – ma il precipitare degli eventi politici in città ci ha imposto un’accelerazione dei tempi che tuttavia non ci ha trovati impreparati, avendo costituito questa associazione già nella scorsa estate. La fine di questa amministrazione, che pure ho inizialmente sostenuto – ha aggiunto – la dice lunga su quanto oggi Matera richieda confronti aperti e non incontri chiusi negli studi notarili. Matera è come se abbia smarrito la via, come se non abbia più una destinazione chiara e una piena fiducia in sé: il 2019 sembra più un ricordo che la matrice generatrice di un’ulteriore fase di crescita. Già allora – ha proseguito – si sarebbe potuto e dovuto investire e programmare meglio in turismo e cultura, ma anche creare servizi qualificati, in primis sanitari, capaci di rispondere alle esigenze della comunità e dei visitatori, sviluppare rapporti e collaborazioni con istituzioni, territori, realtà economiche e culturali per sfruttare le potenzialità che il riconoscimento europeo aveva creato, consolidando e accrescendo il ruolo e la collocazione della città sullo scenario nazionale e internazionale».
Questa agenda era valida ieri, lo è a maggior ragione oggi e in futuro.
Ed é l’unica su cui confrontarsi, aprendo un dialogo con tutte le forze vive della società, soprattutto quelle che che che operano attivamente ma sono lontane dalla politica, con altri movimenti civici, con le organizzazioni politiche e sociali, cercando e trovando “compagni di viaggio”, interessati e impegnati in un nuovo progetto che metta al centro la città e non stanchi rituali e giochi politicisti ed elettorali.
Santochirico ha concluso con un messaggio chiaro: «il nostro Progetto Comune si basa su due pilastri: partecipazione e decisione. Perché se è vero che la comunità deve essere resa protagonista delle scelte strategiche, lo è altrettanto che poi le amministrazioni debbano decidere, senza lasciare che la città vada avanti da sola, spesso senza una precisa direzione e col pericolo di pregiudicare il progresso e la crescita che la città ha vissuto negli ultimi trent’anni».