Piernicola Pedicini, eurodeputato del Movimento 5 stelle in una nota contesta “gli scontati proclami di Gianni Pittella, tra menzogne sul referendum, titolo V ed estrazioni petrolifere in Basilicata. Di seguito la nota integrale.
Leggiamo tutti i giorni le mielate e scontate esternazioni di Gianni Pittella, sulla sua attività politica e sul suo sostegno al governo Renzi e alla troika di Bruxelles.
Puntualmente emerge dai suoi racconti che, dopo 35 anni di potere politico ed elettoralistico, non ha più argomenti da proporre e la sua credibilità funziona a malapena solo tra gli amici e i supporter e per gli intrecci, sicuramente ad altissimo livello, che ha alimentato grazie ai ruoli pubblici ricoperti durante la ricca e lunga carriera.
Tant’è che, nonostante la sua scaltrezza, fa addirittura tenerezza vedere che si lancia in ripetitive promesse, proclami, proposte, elucubrazioni e critiche alla situazione italiana ed europea, come se fosse un giovane politico alla prima esperienza.
E’ evidente che ogni volta si arrampica sugli specchi e non gli crede più nessuno, ad esclusione di chi, per una ragione o per un’altra, gli deve essere riconoscente e ha bisogno di ossequiarlo per qualche motivo. E’ anche chiaro che recita un ruolo patteggiato con Renzi e con chi da circa venti anni lo ha voluto a Bruxelles.
Per queste ragioni, finora lo abbiamo quasi del tutto ignorato.
Se interveniamo oggi, è perché non possiamo accettare che in vista del referendum del 4 dicembre, si sia lanciato in affermazioni fuorvianti e non vere riferite a vari punti e, tra questi, al tema delle estrazioni del petrolio in Basilicata.
Lo ha fatto il 4 novembre scorso durante una conferenza stampa a Potenza.
“Se passa il sì alla riforma – ha detto Pittella – la Basilicata deve stare tranquilla, perché una cosa è la politica energetica, l’altra cosa è la politica estrattiva che rimarrebbe in capo alla Regione”.
Niente di più falso. Se passa il sì, i cittadini e le istituzioni pubbliche della Basilicata non avranno più nessuno spazio per decidere cosa fare o non fare in materia di estrazioni petrolifere o di altre numerose e delicate questioni come, ad esempio, il deposito di rifiuti nucleari che, anni fa, si voleva collocare nelle grotte di salgemma di Scanzano Jonico.
Inoltre va aggiunto che già ora, con la legge Sblocca Italia, imposta da Renzi e dal Pd e condivisa dai fratelli Pittella, sono stati circoscritti di molto i margini decisionali in mano alle istituzioni locali e quindi ai cittadini. Basti pensare ai permessi che il governo ha dato ultimamente per le ricerche del petrolio nello Jonio e nell’Adriatico.
Con la “de-forma”, che vorrebbero far passare Renzi, Verdini, Boschi e le lobby bancarie, finanziarie e petrolifere, qualsiasi voce in capitolo delle realtà locali verrebbe annullata.
Tutto si deciderebbe a Roma, a Bruxelles o in qualche ufficio di multinazionali in mano ai poteri forti.
Infatti, la revisione del Titolo V, che è inserita nei quesiti del referendum, stravolgerebbe il rapporto tra enti, accentrando i poteri e scavalcando ogni forma di concertazione con i territori in tema di ambiente, infrastrutture ed energia. Anche attraverso la cosiddetta “clausola di supremazia”, tutta nelle mani del governo centrale.
Quindi Pittella, nonché presidente del gruppo S&D a Bruxelles, non dire menzogne.
Potremmo risponderti anche su altre frottole che hai raccontato in conferenza stampa: sul risparmio dei costi, sui nuovi strumenti di democrazia diretta e sui passi avanti dell’Italia che, secondo te, si rafforzerebbe in Europa, ma non lo facciamo perché ancora una volta sono solo slogan e chiacchiere renziste che i cittadini sono stanchi di sentire.
Infine, è allucinante verificare che Gianni e Marcello Pittella, dopo aver occupato le poltrone più alte del Pd al Parlamento europeo e alla Regione Basilicata, ora vogliono anche piazzare un loro delfino, il consigliere regionale Mario Polese, al vertice del partito lucano.
Un’operazione che dimostra come l’ingordigia del potere è talmente ramificata, intrecciata ed elevata che non conosce confini.
In più, oltre alla considerazione che il giovane e rampante consigliere regionale è un loro clone, che hanno creato politicamente e professionalmente all’ombra del proprio potere, c’è la triste verità che anche Polese è un parolaio ambiguo e oscuro che propone solo slogan e annunci da vecchio politicante.
Ancora peggio, è che viene presentato come una novità nel panorama politico della Basilicata.