“Per uno sviluppo economico e sociale della Basilicata libero da condizionamenti illegali”, convegno all’Unibas di Potenza: intervento Basilio Gavazzeni. Di seguito la nota integrale.
Solenne giornata di sensibilizzazione regionale contro l’usura e l’estorsione “Per uno sviluppo economico e sociale della Basilicata libero da condizionamenti illegali”, a Potenza, il 10 luglio 2023, concentrata fra le 11.30 e le 13.30, nell’Aula Magna dell’Università degli Studi in Basilicata, Campus di Macchia Romana. È stata voluta dal Ministero dell’Interno e dalla Prefettura di Potenza. Ha coordinato i lavori Gennaro Cosentino, caporedattore di Tgr RAI Basilicata. Dopo i saluti istituzionali del Rettore dell’Università, del Sindaco di Potenza, del Presidente della Regione e del Prefetto di Potenza, si sono succeduti gli interventi di Magda Bianco, capo del dipartimento Tutela della clientela ed educazione finanziaria della Banca d’Italia, di Francesco Curcio, Procuratore della Repubblica di Potenza, di Luigi Ferrucci, presidente della Fai-Federazione delle Associazioni antiracket e antiusura italiane, infine di Donato Masciandaro, professore ordinario del Dipartimento di Economia presso l’Università Bocconi. Alla fine ha preso la parola il Prefetto Maria Grazia Nicolò, Commissario straordinario del Governo per il Coordinamento delle Iniziative antiracket e antiusura. Trent’anni fa, attorno a me, drammaticamente, con una bomba di un chilo di polvere di cava, esplose in Basilicata l’attenzione all’usura che i più ignoravano e non pochi negavano con ostinazione. Come non rallegrarmi di tanta riflessione antiusura e antiracket? Seduto nella parte destra dell’Aula Magna, con alcuni rappresentanti del volontariato applicato al contrasto e alla prevenzione dell’usura e del racket, ho contato che i presenti nella parte sinistra erano circa un’ottantina. Presumo che alle mie spalle ve ne fossero altrettanti. In prevalenza i partecipanti erano uomini e donne delle Forze dell’Ordine, sindaci e direttori di istituti finanziari. Pochi gli studenti. «Fossero davvero tutti antiusura», dicevo fra me e me, censendo i presenti e registrando persone che compaiono dappertutto quando le autorità si agglutinano, ma che, al contrasto dell’usura e del racket, soprattutto al soccorso delle vittime e degli indebitati, non hanno mai dedicato un briciolo di sé. Con una certa acribia ho annotato nel taccuino il meglio di ogni intervento, ovviamente scartando le rimasticature di tematiche cui sono esposto e su cui rifletto da decenni. Fra i relatori solo Luigi Ferrucci si sporca le mani nel concreto contatto con le persone insidiate. Peccato, tuttavia, che la testimonianza che recava non sia uscita dal recinto di un’esperienza che poco o nulla ha a che fare con la realtà lucana. La ricca relazione di Magda Bianco mi ha smosso dentro due domande. Perché dopo tanti anni di Banca d’Italia il livello di competenza finanziaria degli italiani è così basso? Perché le Fondazioni antiusura faticano tanto nei rapporti con le Banche? L’analisi obiettiva delle prevaricazioni malavitose messe a tema è fuor di dubbio resa difficile dalla molteplicità dei loro risvolti, fra forme in estinzione e svolte aggiornate. Francesco Curcio ha provato a lumeggiarne alcune tipologie, in particolare la penetrazione nei servizi e l’accaparramento di monopoli. Non possiamo sottovalutare le mafie usurarie acquattate ai confini del Meridione lucano, tuttavia, forse, a Curcio sfugge che a impestare la Basilicata, soprattutto le aree più interne, non sono i caimani, ma le pulci e i roditori, e qualche iena, e qualche sciacalletto della pratica usuraria. C’è un’usura che non suscita contrapposizioni titaniche e spettacolari e che non propizia grandeggianti retoriche di legalità, ma, cheta cheta, raccoglie buoni proventi. Com’è tradizione nostrana, è l’usura di vicinato, sempre fornita di miserabile liquidità, che prospera sulla carne di poveri e sprovveduti. Il materano Donato Masciandaro ha certamente esaltato l’uditorio, rievocando la storia del Mercante di Venezia, la commedia scritta da W. Shakespeare fra il 1596 e il 1598. Mi ha fatto piacere sentirlo raccontare l’esperienza condivisa con il combattivo procuratore Pier Luigi Vigna nel gelo sociale della nostra terra. Vigna in un baleno fu anche mio amico. Brillante e sottile l’economista ha concluso: «Bisogna giocare d’anticipo». Che è indicazione un po’ criptica, nonostante l’apparente semplicità. Masciandaro, come ai giorni dell’approvazione della Legge 108/96, ne ha contestato l’argine posto ai tassi d’usura. Ha ribadito che «il buon senso della Legge 108/96 è sbagliato». A conclusione del Convegno, Maria Grazia Nicolò, Prefetto Commissario straordinario del Governo, ancor fresca d’incarico, ha confidato che si sta misurando con una problematica che prima le era poco nota, e che sta favorendo ogni iniziativa attinente al contrasto e alla prevenzione, come tutti, infatti, apprezziamo. Fervida la sua perorazione a favore delle denunce d’usura che in Basilicata, più che altrove, sono in calo, per non dire inesistenti. Addirittura “etico” ha definito il dovere di denunciare, appellandosi alle entità antiusura perché, mentre soccorrono, non dimentichino di educare alla giusta denuncia. Ritornando a Matera, il mio accompagnatore, anche lui “engagé”, mormora un po’ deluso: «Siamo tornati indietro di trent’anni». Lo rincuoro: «Non è proprio così. Ricorda la Legge antiusura e antiracket della Regione che sovvenziona Confidi, Fondazioni e Associazioni, intesi alla battaglia. Certo bisogna oltrepassare i “nominalismi dichiarazionisti”, per dirla con papa Francesco. Lo sviluppo, prima sociale, poi economico della Basilicata, non deve tanto essere liberato da condizionamenti illegali, quanto piuttosto deve contare su una risurrezione del protagonismo ordinario e performativo dei lucani, realtà che oggi non è visibile». Il viaggio prosegue in silenzio. Ognuno di noi, col pensiero, corre al travaglio dei sovraindebitati che attendono nelle nostre postazioni.
Basilio Gavazzeni