Gianni Perrino, consigliere regionale Movimento 5 Stelle, in una nota ricostruisce la vicenda per la sistemazione idraulica a difesa delle infrastrutture del Basso Basento: dopo 30 anni, lavori quasi nulli e 41 milioni di euro in fumo! E l’azienda affidataria ha pignorato addirittura le royalty.
Una torbida storia dai contorni sconcertanti e è giunta all’attenzione della seduta di Prima Commissione odierna (poi rinviata): importi e date sono fondamentali per cercare di districare il groviglio degli atti amministrativi e processuali che si sono susseguiti in 28 anni, con esiti disastrosi soprattutto per le finanze regionali, e senza che venissero individuati i responsabili. Un’altra vicenda inquietante da portare, probabilmente, all’attenzione della Corte dei Conti, anche se molti profili di responsabilità saranno sicuramente prescritti.
Ecco la ricostruzione sintetica della lunga e raccapricciante vicenda.
Con la D.G.R. la Regione Basilicata accetta di firmare l’ennesima transazione vergogna: nella tabella evidenzio l’importo in euro dei soldi pubblici che la Regione ha sborsato, man mano, nel corso di un arco di tempo quasi trentennale. Con il saldo finale a carico delle finanze regionali: € 42.154.499,47 per cosa? Nulla o quasi! Lavori (lavori di sistemazione idraulica a difesa delle infrastrutture del Basso Basento) non eseguiti o eseguiti molto parzialmente e frammentariamente. Una montagna di soldi sottratta alla collettività in primis lucana! E che hanno pagato, ovviamente, i lucani!
25 novembre 1988: la Regione Basilicata aggiudica al raggruppamento temporaneo di imprese (RTI) ICLA-Ferrara l’esecuzione dei lavori di sistemazione idraulica a difesa delle infrastrutture del Basso Basento;
26 novembre 1988: consegna dei lavori all’ICLA-Ferara;
6 dicembre 1988: i lavori sono subito sospesi per la mancanza dei permessi previsti dal capitolato e per la diffida del Ministero dei Beni Culturali e Ambientali;
22 luglio 1989: il Ministero dei Beni Culturali e Ambientali fornisce l’autorizzazione alla Regione Basilicata e viene stipulato il contratto di appalto per un importo “chiavi in mano” di lire 76.650.775.240,00 pari a € 39.586.821,69;
24 agosto 1989: ripresa dei lavori e firma relativo verbale;
15 maggio 1990: nuova sospensione dei lavori per il sequestro penale emesso dalla Procura Circondariale presso la Pretura di Matera;
21 marzo 1991: revoca del sequestro con sentenza di Corte di Cassazione e ripresa lavori con firma relativo verbale;
24 giugno 1991: terza sospensione dei lavori per un nuovo decreto di sequestro penale del 18 aprile 1991;
7 ottobre 1994: revoca del provvedimento di sequestro da parte della Corte di Appello di Potenza;
11 giugno 1996: ripresa dei lavori e firma relativo verbale;
12 dicembre 1996: la RTI ICLA-Ferrara presenta alla Regione Basilicata la richiesta di integrare (aumentare) il corrispettivo d’appalto in quanto sostiene di star sostenendo maggiori spese, rispetto a quelle preventivate in sede di gara. In termini tecnici, l’Impresa presenta le c.d. “riserve” ovvero “contestazioni che l’impresa esecutrice di un appalto inserisce sui documenti contabili ed hanno per oggetto ogni fatto che produce una maggiore spesa per la esecuzione delle opere”. Le cause che danno luogo alle riserve sono piuttosto varie potendo concernere: la contestazione del prezzo di riferimento; il ritardo nella consegna dei lavori, una prolungata sospensione dei lavori ovvero la richiesta di equo-compenso in presenza di fatti che rendono più onerosa la prestazione di esecuzione dei lavori. Tutte le circostanze che generano le riserve hanno come denominatore comune il fatto che il contratto di appalto non rientra nei contratti c.d. “aleatori” bensì commutativi e pertanto la c.d. “riserva” assolve il ruolo di strumento di riequilibrio contrattuale laddove il “sinallagma” (il rapporto) contrattuale venga ad essere alterato da circostanze e/o fatti sopravvenuti non previsti né prevedibili al momento della stipula del contratto (si pensi alla sorpresa geologica). Il codice dei contratti pubblici, di cui al D.lgs n.163/2006 all’art. 240 disciplina l’istituto delle “riserve” riproducendo in buona sostanza quanto già normato dall’art. 31/bis della Legge n. 109/94 (Legge Merloni) vigente all’epoca dei fatti;
nel frattempo i lavori sono proseguono (con una variante) ma con andamento fortemente anomalo e frammentario;
4 marzo 1997: fallita la procedura di componimento bonario delle “riserve” la RTI ICLA-Ferrara notifica alla Regione Basilicata una domanda di arbitrato teso anche al riconoscimento dei danni maturati;
12 marzo 1997: quarta sospensione dei lavori
1 luglio 1997: ripresa lavori con verbale sottoscritto con riserva dall’impresa;
27 luglio 1999: il Collegio arbitrale (composto dagli avv. Addobbati, Azzarà e Salvi) condanna la Regione Basilicata, a causa di ripetuti inadempimenti contrattuali, al pagamento di 18 miliardi di lire (9 milioni e quasi 300 mila euro) a titolo di risarcimento dei danni maturati fino alla data del 30/09/1997 (c.d. “Lodo Addobbati”);
25 novembre 1997: quinta sospensione dei lavori a causa delle “avverse condizioni meteorologiche”;
3 marzo 1998: ripresa lavori;
26 marzo 1998: sesta sospensione dei lavori;
29 maggio 1998: ripresa lavori che continuano ad avere un andamento fortemente anomalo e frammentario;
26 gennaio 2000: la Regione Basilicata impugna il “Lodo Addobbati” dinanzi alla Corte di Appello di Potenza;
20 aprile 2000: la RTI ICLA-Ferrara chiede, con atto di citazione innanzi al Tribunale di Potenza, la risoluzione del contratto in danno alla Regione Basilicata e il conseguente ristoro dei danni subiti;
20 settembre 2000: la Giunta Regionale di Basilicata decreta con propria delibera la rescissione del contratto di appalto riconoscendo, di fatto, le pretese della RTI ICLA-Ferrara;
22 gennaio 2001: la RTI ICLA-Ferrara rinuncia all’azione giudiziaria innanzi al Tribunale di Potenza;
23 settembre 2003: la RTI ICLA-Ferrara ricorre una seconda volta al Collegio Arbitrale per ottenere il riconoscimento della colpa della Regione Basilicata e quindi il ristoro dei danni subiti nel periodo successivo al 30/09/1997;
23 ottobre 2006: il Collegio arbitrale (Avv. Linguiti, Cancrini, Salvi), ritenuta la grave responsabilità della Regione Basilicata “in ordine alle vicende che avevano impedito il prosieguo dei lavori dopo il giugno 1996”, la condanna al pagamento in favore di RTI ICLA-Ferrara di € 23.711.643,35 oltre interessi (c.d. “Lodo Linguiti” notificato alla Regione Basilicata il 27 novembre 2006);
22 febbraio 2007: la Regione Basilicata impugna il “Lodo Linguiti” innanzi alla Corte di Appello di Roma;
31 maggio 2007: atteso che il “Lodo Linguiti” costituisce titolo esecutivo, la RTI ICLA-Ferrara procede al pignoramento di 23.719.157,54 euro alla Regione Basilicata;
19 luglio 2007: la Corte di Appello di Roma sospende l’efficacia esecutiva del “Lodo Linguiti” e il maxi-pignoramento va in temporaneo “stand by”;
2 agosto 2007: la RTI ICLA-Ferrara cede i crediti derivanti dal contratto di appalto alla società RESAT S.r.l.;
19 settembre 2007: la RESAT S..r.l., nuova titolare del credito ceduto, lo cede in blocco a sua volta alla S.C.I.P.I. = società di cartolarizzazione investimenti per le Infrastrutture S.r.l. la quale, per effetto degli artt. 1 e 4 della L. 130/1999, ha adesso tutto il portafoglio di crediti (inclusi quelli rivenienti dal contenzioso) nei confronti della Regione Basilicata;
3 ottobre 2008: la S.C.I.P.I. suberntra alla RTI ICLA-Ferrara pignoramento pendente innanzi alla Corte di Appello di Roma relativo al “Lodo Linguiti”;
28 febbraio 2008: la Corte di Appello di Potenza dichiara la nullità del primo lodo, il “Lodo Addobbati” che liquidava i danni fino al 30/09/1997, ritenendo erronea la composizione del Collegio Arbitrale;
21 aprile 2008: la RTI ICLA-Ferrara dà impulso ad un nuovo (terzo) giudizio arbitrale per vedersi riconoscere i danni per il periodo sino al 30/09/1997;
28 giugno 2010: S.C.I.P.I. cede a sua volta tutti i crediti rivenienti dal contratto di appalto alla società Clelia Finance S.r.l.; ricapitolando i passaggi (cessione dei crediti):
RTI ICLA-Ferrara > RESAT S.r.l > S.C.I.P.I. S.r.l. > Clelia Finance S.r.l.
27 dicembre 2010: il terzo Collegio Arbitrale (composto dagli avv. Perluigi Piselli, Giuseppe Tepedino e Salvi, quest’ultimo unico componente “confermato” in tutti e tre i collegi arbitrali) riconosce il diritto dell’impresa a ottenere il ristoro dei danni subiti e condanna la Regione Basilicata a pagare alla RTI ICLA Ferrara € 16.741.380,48 (oltre 7 milioni in più!!) per il periodo fino al 30/09/1997;
15 gennaio 2011: il “Lodo Piselli” viene notificato alla Regione Basilicata che lo impugna;
11 marzo 2011: nel frattempo, la Corte di Appello di Roma accoglie la richiesta di S.C.I.P.I. (ovvero di Clelia Finance S.r.l) e sblocca il pignoramento relativo al “Lodo Linguiti”;
25 marzo 2011: Clelia Finance S.r.l pignora alla Regione Basilicata le somme (“Lodo Linguiti” € 23.719.157,54 + “Lodo Piselli” € 16.741.380,48) presso ENI S.p.A. e il tesoriere Banca Popolare di Bari;
6 aprile 2011: il pignoramento delle somme va parzialmente a segno: da ENI S.p.A. vengono pagati a Clelia Finance S.r.l € 15.769.801,65; sul resto della somma ricade nella competenza del Tribunale di Bari;
18 aprile 2013: il Tribunale di Bari assegna a Clelia Finance S.r.l altri € 23.250.000 rinviando la successiva quantificazione degli interessi che avviene il 17 ottobre 2013 per ulteriori € 7.434.697.82!
11 luglio 2013: la Corte di Appello di Roma rigetta “integralmente” il ricorso proposto dalla Regione Basilicata al “Lodo Piselli”; avverso tale pronuncia la Regione ha proposto ricorso per Cassazione, ricorso tutt’ora pendente che (udite udite) viene ritenuto quasi temerario (INFONDATO) dagli stessi uffici legali della Regione!!
19 dicembre 2014: la Corte di Appello di Roma rigetta anche l’impugnazione proposta dalla Regione Basilicata del “Lodo Linguiti”; la colpevole disfatta della Regione Basilicata è, a questo punto, totale.
Per le vicende innanzi riportate, la Regione Basilicata ha pagato la sontuosa cifra di € 46.454.499,47 (incluso imposte) per un appalto eseguito quasi per nulla!!
Oggi si tira fuori una “Proposta di transazione tra Regione Basilicata e ICLA S.p.A (e Clelia Finance S.r.l.) che, a fronte dei 46 milioni e quasi 500 mila euro incassati ne restituiscono 4.300.000 alla Regione Basilicata per chiudere ogni pendenza e rinunciare “irrevocabilmente” ad ogni ulteriore azione.
Saldo finale a carico delle finanze regionali: € 42.154.499,47 !
E i responsabili? I Dirigenti regionali? Ufficio Legale incluso? Dove sono? Impuniti?