Giovanni Perrino, consigliere regionale Movimento 5 Stelle: “La strana concezione di democrazia del Presidente Lacorazza”.
Si resta basiti leggendo molte delle affermazioni contenute nella lettera “aperta” inviata ai giornali a firma del Presidente del Consiglio Regionale, Lacorazza, in merito alla imbarazzante (per il PD e lo stesso Lacorazza) vicenda dell’emendamento “fantasma” approvato alle 2,30 della notte di domenica 12 gennaio scorso. Un emendamento che, prima che la votazione fosse annullata dal presidente (di turno) Galante, Cifarelli aveva già precipitosamente ritirato. Un emendamento che intendeva sostituire il comma 2-ter dell’art. 3 della L.R. n. 8 del 1998 dando anche al Presidente del Consiglio (lo stesso Lacorazza) la possibilità già attribuita al Presidente della Giunta, Pittella, di assumere – in alternativa al personale interno (dipendenti regionali, disponibili a costo zero) – una unità di personale esterno con contratto di lavoro a tempo determinato oppure con co.co.pro. con trattamento economico uguale a quello previsto nel comparto Regioni-Autonomie Locali e determinato sulla base del titolo di studio posseduto dall’assunto. Che significa? Significa che se il fortunato assunto ha il diploma potrà percepire lo stipendio massimo della categoria C (fino ad almeno 21 mila euro ed oltre all’anno); se, invece, è laureato, fino ad almeno circa 30 mila euro (equiparato al massimo della categoria D).
Nella sua lettera il Presidente Lacorazza, nonostante il suo ruolo di garante dei diritti delle minoranze, non ritiene di far alcun cenno alla grave scorrettezza istituzionale (nei confronti non solo delle opposizioni ma dell’intero consiglio) rappresentata dal voler far approvare, nottetempo e di soppiatto, un emendamento che modifica una legge così importante e, per giunta, nel corso della discussione e approvazione della Legge di Stabilità regionale 2015 (come se si trattasse di un decretone omnibus, di una macedonia nella quale inserire e far approvare di tutto) omettendo in tal modo il passaggio in Commissione consiliare competente e, quindi, “bypassando” le opposizioni.
Ma una replica punto per punto della lettera del Presidente Lacorazza fa emergere altre sue stranezze, amnesie e bizzarre concezioni della democrazia ovvero del rispetto delle prerogative delle minoranze.
1) L’emendamento in questione, contrariamente a quanto dichiarato, produce un evidente aggravio dei costi, favorendo un’assunzione potenzialmente clientelare: utilizzare un “comandato” vuol dire farsi assegnare un dipendente della regione (già pagato, dunque!); mentre assumere una persona dall’esterno, vuol dire “aggiungere” un ulteriore costo a quelli già sostenuti. Per di più, prendere un esterno “di fiducia” equivale a dire che si fa una scelta discrezionale, mentre il “comandato”, essendo un dipendente della PA, è stato, a suo tempo, selezionato mediante un concorso pubblico.
2) Se il Presidente nel 2014 non si è avvalso di un ulteriore comandato (come dallo stesso affermato) vuol dire che, probabilmente, non ne avesse bisogno. Proporre quell’emendamento va, quindi, nella direzione di assecondare logiche di favoritismo, per giunta a carico delle finanze regionali. Difatti, come già detto al punto 1, la spesa del “comandato” (dipendente regionale) è zero, in quanto già contabilizzata nella spesa per il personale. Mentre il personale esterno (addizionale rispetto a quello regionale) grava sulle casse della Regione e il suo costo (di almeno 30 mila euro, se l’assunto è laureato) si aggiunge alla spesa sostenuta nell’anno precedente: il suo stipendio, in altre parole, lo pagano i cittadini ed a loro insaputa!
3) Come è facile desumere dal testo dell’emendamento “fantasma”, l’assunto esterno “di fiducia” (se laureato) sarebbe stato inquadrato in categoria D con la più alta posizione economica D6: questo è un ulteriore e ingiustificato beneficio che si offre alla persona esterna. Si pensi, infatti, che i laureati che partecipano ad un concorso nel settore della pubblica amministrazione locale sanno che gli unici posti messi a concorso sono, per espressa previsione normativa, quelli di categoria D1 e D3. La posizione (economica) D6, quella massima, si raggiunge mediante le c.d. progressioni orizzontali e dopo molti anni di servizio. E, nella maggior parte dei casi, la mancanza di fondi o i “blocchi” previsti dalla normativa nazionale, fanno in modo che molti dipendenti vadano in pensione senza raggiungere la posizione D6. Al personale esterno (amico) di fiducia, invece, viene assegnata subito la massima posizione economica: è esagerato qualificare tale (subitaneo e immeritato) beneficio come favoritismo, iniquità e spreco?
4) e 5) Per giustificare l’emendamento “fantasma” è del tutto inutile tirare in ballo la Presidenza della Giunta Regionale (che ha già questa possibilità di assumere una unità di personale esterno): il M5S chiederà, quanto prima, l’abrogazione del predettoprivilegio anche per la Presidenza della Giunta, mediante la soppressione dell’art. 26 della legge regionale n. 7/2014 e una contestuale revisione delle modalità applicative del medesimo anche per i Gruppi regionali.
6) Utilizzando uno stile che ricorda proprio la Repubblica Popolare Cinese di Mao Tse Tung, Lacorazza, di fatto, scarica sugli uffici le responsabilità dell’emendamento “fantasma” (non preventivamente consegnato alle opposizioni), uffici che erano già in evidente affanno in quanto pesantemente penalizzati dalla deliberata scelta (pittelliana e piddina) di approvare nel cuore della notte, cioè in orari disumani, la legge di stabilità regionale.
7) Lacorazza si vanta di aver “presentato insieme ad altri componenti della Giunta per il regolamento una proposta di modifica del Regolamento del Consiglio regionale che il 18 novembre l’Aula ha deciso di rinviare alla stessa Giunta per il regolamento per ulteriori approfondimenti; decisione da me e da altri, come risulta agli atti, non condivisa”. C’è molto poco di cui vantarsi: la modifica cui fa riferimento Lacorazza intendeva inserire nel regolamento interno del Consiglio una norma che “ammazza – emendamenti” (soprattutto delle minoranze): una norma che intendeva far dipendere l’ammissibilità della presentazione degli emendamenti da un parere positivo di un organo tecnico-amministrativo. Grazie al M5S questo vero e proprio obbrobrio giuridico, antidemocratico e chiaramente incostituzionale, è stato, per ora, sventato e rimandato in Giunta per il regolamento (ove ci batteremo perché venga cassato definitivamente). Insomma, una “norma illegale”, che non esiste in nessun regolamento interno di consiglio di nessun altra regione d’Italia, e che è chiaramente finalizzata a limitare ed ostacolare al massimo soprattutto la possibilità delle minoranze di presentare proposte di legge e di emendare testi proposti dalla maggioranza.
8) Quanto alla presunta riduzione dei costi della politica da parte di Lacorazza, anche in questo caso, le cose, purtroppo, non stanno così. Le tabelle pubblicate dai quotidiani regionali in occasione della conferenza stampa di fine o inizio anno mostrano, per alcune voci di spesa, incrementi dei pagamenti nel 2014 rispetto al 2013. La diminuzione complessiva pare sia esclusivamente da ascrivere alla riduzione del numero dei Consiglieri regionali passati, con l’avvio della X Legislatura nel gennaio 2014, da 30 a 20. Tale riduzione, per di più, era “obbligata” da una norma introdotta da Monti in base alla quale se la Regione non avesse spontaneamente ridotto il proprio numero dei Consiglieri avrebbe subìto la drastica riduzione dei trasferimenti erariali afferenti al trasporto pubblico locale e ad altre funzioni regionali fondamentali.
Alla luce di tutto quanto sopra evidenziato, pare evidente che, soprattutto dopo la lettera di Lacorazza, l’emendamento “fantasma” presentato da Roberto Cifarelli, non fughi alcun dubbio sull’increscioso accaduto ma, anzi, ne faccia sorgere molti altri. L’auspicio è che, nonostante tutto, il Presidente Lacorazza non se ne faccia condizionare e sappia svolgere la sua importante e preziosa funzione anche a tutela delle prerogative e dei diritti delle minoranze. Perché, Presidente Lacorazza, in barba a Mao, finché c’è l’opposizione c’è la democrazia.