I Pescatori di Pace rispondono alla proposta del Ministro per l’Istruzione Fioramonti che chiede di togliere i crocefissi dalle aule scolastiche. Il leader Lorenzo Damiano spiega: “L’ultima cosa di cui la scuola e gli studenti in genere hanno bisogno è togliere loro uno dei punti di riferimento della nostra vita. Il crocefisso che mi risulta non abbia mai nuociuto a nessuno, se non forse a chi è disturbato da qualche entità negativa, è da sempre uno dei simboli che caratterizzano l’identità della nostra bella Nazione. Gesù Cristo è guida nel nostro cammino, è vittoria del Bene sul Male, è luce. Togliere ai ragazzi la Sua presenza significa privarli di un esempio, di un sostegno e di una cultura che da sempre fa parte di noi. Fare una proposta del genere è quasi incappare nel Villipendio alla Nazione, perché significa non riconoscere uno dei costumi che appartengono alla nostra Italia e al nostro popolo e che è il cristianesimo”.
Nelle sua invettiva i Pescatori di Pace con Gloria Callarelli sollevano una questione più profonda: “Forse il Ministro ha ragione: creare una mentalità diversa, oggi, è fondamentale ma anziché tornare indietro ai tempi della Pietra e delle religioni politeiste forse è il caso di spingere un progetto di evangelizzazione cristiana e cattolica che nei secoli tanto ha dato in termini di arte, valori e sensibilità umana e di cui oggi anche nel nostro Belpaese se ne sente la mancanza. E’ indispensabile a nostro avviso ricreare una forte cultura: prendiamo esempio dai Paesi dell’Est che addirittura basano il loro programma formativo scolastico sulla figura di Cristo, creando una forte unione all’interno della Nazione e un sentimento di forte identità popolare”.
Lorenzo Damiano ragiona sulla questione e chiude proponendo: “Faccio una proposta al Ministro e alle scuole tutte: in virtù di un’identità che ci unisce in tutta Italia, e che deve essere coltivata in nome di quanto i nostri Padri hanno fatto per noi, propongo nell’anno scolastico visite e pellegrinaggi a Medjugorje. Conoscente quanto adori questa terra: l’esperienza di alcune comunità, tra cui quelle di recupero di tossicodipendenti o dell’orfanotrofio, diventano d’insegnamento per i ragazzi. Un’esperienza che sarebbe al 100% formativa oltre che completa per la crescita e la fortificazione delle coscienze dei nostri giovani, troppo legate allo sballo e troppo poco al vero significato della vita. A quel punto, con un’esperienza di fede così forte nel cuore, allora magari si potrà pensare di far votare i giovani. Sono sicuro non sbaglierebbero certo a mettere la croce sul simbolo”.